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Emerge una nuova alleanza nel Medio Oriente allargato

Per gli USA di Trump, Iran, Siria e Hezbollah sono ancora nemici da sconfiggere, ma in pratica sono partner. Gli Stati della regione possono respingere le multinazionali dalla sfera politica [T. Meyssan]

Emerge una nuova alleanza nel Medio Oriente allargato
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26 Luglio 2017 - 15.46


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°249
di Thierry Meyssan.
 
La politica del Presidente Trump nel Medio Oriente allargato comincia a materializzarsi. Mentre fino ad ora gli Stati Uniti ei loro alleati hanno tentato di distruggere gli Stati e imporre il caos, ora legittimano le alleanze contro i jihadisti. Anche se in teoria l’Iran, la Siria e l’Hezbollah sono ancora nemici da sconfiggere, in pratica sono diventati partner. Alla fine, questo nuovo accordo potrebbe consentire agli Stati della regione di respingere le multinazionali dalla sfera politica e ristabilire la pace.
 
NELL’IMMAGINE IN APERTURA:
Da destra a sinistra (metodo per la lettura delle immagini nella lingua araba) – Il presidente Bashar al-Assad (Siria) il Segretario generale Sayyed Hassan Nasrallah (Hezbollah), il generale Mohammed Ali Jafari (comandante in capo dei Guardiani della Rivoluzione), il presidente Michel Aoun (Repubblica del Libano), il primo ministro Haider al-Abadi (Repubblica dell’Iraq). Fratelli in armi contro i jihadisti.
 
DAMASCO (Siria)   –  A poco a poco, la politica estera del Presidente Trump sta prendendo forma. Per quanto riguarda il Medio Oriente allargato, egli è giunto, con l’aiuto del suo consulente per la sicurezza nazionale, il generale H.R. McMaster, e il suo direttore della CIA, Mike Pompeo, a porre fine ai programmi segreti che offrono aiuto ai jihadisti.
Contrariamente ai sottintesi del Washington Post, se questa decisione è stata presa poco prima dell’incontro Trump-Putin al G20, in realtà lo era stata poco più di due settimane prima, durante la preparazione del vertice di metà maggio a Riad. Il suo obiettivo non era certo quello di inginocchiarsi davanti allo Zar di Russia, come pretende la classe politica di Washington, bensì quello di porre fine all’uso del terrorismo, così come Donald Trump aveva dichiarato durante la sua campagna elettorale.
Le insinuazioni menzognere del Washington Post sono state riprese da tutta la stampa occidentale. Forse questo fatto è imputabile allo spirito gregario dei giornalisti occidentali, ma forse – più probabilmente – dimostra che i maggiori media sono di proprietà dei partigiani della guerra in Medio Oriente e contro la Russia.
Le rivelazioni bulgare sull’esistenza di un vasto traffico di armi istituito dal generale David Petraeus quando era ancora direttore della CIA, nel 2012, e da lui continuato a partire dai suoi uffici presso il fondo di investimento finanziario KKR, lasciano sbalorditi rispetto alla potenza dei guerrafondai.
Almeno 17 Stati hanno partecipato all’operazione «Legno di Sicomoro», per la quale l’Azerbaigian ha assicurato il trasporto di 28.000 tonnellate di armi mentre Israele ha fornito documenti falsi relativi alla loro destinazione finale. In ogni caso, David Petraeus e KKR sono stati aiutati dall’Assistente Segretario Generale dell’ONU, Jeffrey Feltman. Naturalmente, questo traffico gigantesco, senza precedenti nella storia in termini di volume, non porterà ad alcuna azione legale, né negli Stati interessati, né sul piano internazionale.
Chiaramente, negli ultimi quattro anni, i popoli del Levante si battono non solo contro degli Stati, ma soprattutto contro un consorzio di società multinazionali private, che include i media internazionali e delle medie potenze statali, che impartiscono insieme degli ordini all’indirizzo di piccoli Stati incaricati di fare il lavoro sporco.
In ogni caso, le difficoltà incontrate da Donald Trump nell’imporre la sua volontà alla CIA e al Pentagono, così come l’esistenza di questa rete parallela, metà pubblica e metà privata, ci permettono di intravedere la complessità del suo compito in un ordine mondiale sovvertito dagli interessi privati.
Finora, l’offensiva degli eserciti iracheno e siriano volta a riaprire la Via della seta non è stata fermata dalle forze statunitensi, nonostante diversi incidenti.
L’offensiva lanciata nel Jurd d’Arsal dall’Esercito arabosiriano, con Hezbollah e in coordinamento con l’esercito libanese, è il primo frutto visibile della nuova politica di Washington. Per quanto critichi duramente la presenza di Hezbollah, il primo ministro libanese Saad Hariri, su richiesta dell’Arabia Saudita, ha autorizzato il suo esercito a partecipare all’operazione. Questa è la prima volta che i due eserciti – libanese e siriano – e la Resistenza, hanno ufficialmente agito insieme. Riad, senza disarmare di fronte al Partito di Dio e all’Iran, ha deciso che convenisse di più lavorare con Hezbollah e farla finita prioritariamente con i jihadisti.
In definitiva, questa guerra, destinata a distruggere gli Stati della regione, sta ora assumendo la direzione opposta: l’unità delle forze dell’Iran, dell’Iraq, della Siria e del Libano.
 
 
Fonte:
Al Watan (Siria)
 
Traduzione a cura di Matzu Yagi
 

 

 
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