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M5s attenti! Considerazioni post elezioni

Contrariamente a quel che si crede, in politica gestire i successi è molto più difficile che gestire le sconfitte. Le vittorie spesso ingenerano sicurezze malfide. [Aldo Giannuli]

M5s attenti! Considerazioni post elezioni
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16 Marzo 2018 - 12.58


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di Aldo Giannuli

Può sembrare un paradosso, ma il M5s è quello che sta messo peggio di tutti. Sicuramente molti penseranno: “il prof. Giannuli è impazzito! Il M5s ha appena vinto le elezioni!”.

Appunto: perché, contrariamente a quel che si crede, in politica gestire i successi è molto più difficile che gestire le sconfitte. Le vittorie spesso ingenerano sicurezze malfide.

Il successo dice al suo beneficiato: “bene, adesso fammi vedere quel che sai fare” e questo richiede un gruppo dirigente con un surplus di competenze e chiarezza di visioni. Quel che mi lascia molto inquieto nel caso del M5s.

In campagna elettorale sono stato molto morbido sia con il M5s che con Leu su cui non ho detto tutto quel che penso, adesso le elezioni (almeno per ora) sono passate e posso parlare senza peli sulla lingua (peli che, peraltro, sono sempre stati molto pochi).

Il programma era molto poco tranquillizzante, sia perché era una accozzaglia di luoghi comuni e proposte da bar dello sport, sia perché era debolissimo su punti decisivi come la politica estera, le politiche sul lavoro (inesistenti, tanto… siamo alla fine del lavoro), la questione del debito pubblico, ma soprattutto, perché aleggiava un certo odore neo liberista che poi Di Maio provvedeva ad amplificare con dichiarazioni del tipo “dobbiamo metterci in testa che i governi devono accettare l’andamento dei mercati finanziari senza pretendere di influenzarli” o giù di lì. Il che mi fa pensare che se il Pd (riposi in pace) fu la “socialdemocrazia neo liberista|” il M5s si candida ad essere il “populismo neo liberista”.

E la scelta dei ministri mi conferma questa impressione. I tre ministri dell’economia vengono dipinti come keynesiani o neo keynesiani e si invocano le ombre di Krugman e di Stigliz, ma sia l’uno che l’altro sono sostanzialmente dei neo liberisti che cercano di innestare quote di keynesismo nel neo liberismo, e non sono affatto fautori del superamento di questo sistema. Staremo a vedere (se il governo Di Maio ci sarà) come Fioravanti pensa di abbattere del 40% il debito pubblico in 10 anni, di dare il reddito minimo di cittadinanza (che peraltro è una ricetta neoliberista), e abbattere la pressione fiscale. Non è che le promesse son state troppe? E poi, in caso di vittoria, come si mette con l’Europa e con gli apparati interni? Ci avete pensato?

Quanto alla squadra di governo, temo ci siano troppi “tecnici” (e di dubbia competenza) che lo fanno somigliare tremendamente ad un governo Monti in carta 5stelle. Vediamo come va.

Ma, al di là degli aspetti di linea, vorrei ricordare che il M5s ha una serie di punti deboli nel suo modello organizzativo: il debolissimo radicamento territoriale, il carattere di movimento di opinione assai volatile, il forte rischio di essere scalato con i suoi meccanismi di selezione (se il “controllo di qualità” è quello che abbiamo visto, la prossima volta nelle liste ci troviamo Dracula e Jack lo squartatore!), tutte cose che minacciano la statica del Movimento, anzi del partito, che tale è al di là dei nominalismi.

Tutto sommato, la cosa migliore per il M5s sarebbe davvero un governo di centro destra appoggiato dal Pd: alle Europee supererebbe il 40%.

(14 marzo 2018)

 

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