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Governo: cosa rischia Salvini

Ma può sbloccare la crisi di governo spianando la strada ad un governo Lega-M5s? Ragioniamoci su. [Aldo Giannuli]

Governo: cosa rischia Salvini
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23 Aprile 2018 - 05.57


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di Aldo Giannuli

 

La sentenza di Palermo non è affatto la fine della seconda repubblica (che è già morta il 4 dicembre 2016 mentre non è ancora nata la terza), e non è nemmeno la “lapide” su Berlusconi che era già in decadenza irreversibile da tempo, come le votazioni del 4 marzo hanno certificato. Ma può sbloccare la crisi di governo spianando la strada ad un governo Lega-M5s? Ragioniamoci su. 

Sicuramente l’alleanza Lega-Fi, sin dall’inizio, non era un matrimonio d’amore ma solo di interessi, permettendo la formazione di un polo competitivo. Detto questo, il Cavaliere (Ops! l’ex Cavaliere) ha fatto cose di pazzi per rendersi il più sgradevole possibile ai suoi alleati (e si pensi alla scenetta in cui contava sulle dita i punti del programma letto da Salvini). Per cui la sentenza offre un ottimo pretesto a Matteo per mandare Silvio al diavolo. Ma sarebbe una scelta assennata?

Ovviamente una rottura difficilmente sarebbe ricomponibile, soprattutto a breve periodo, e questo avrebbe una serie di conseguenze. In primo luogo, la pretesa di avere la presidenza del Consiglio, avendo dietro solo un partito del 17 % non starebbe in piedi e cederla al M5s sarebbe solo questione di ore, acconciandosi nella parte del secondo (e non sarebbe neppure il caso di parlare di un terzo candidato: il M5s era indisponibile prima, figurati ora!).

Se così fosse, uno dei due vincitori del 4 marzo diventerebbe ipso facto il grande sconfitto del 4 marzo. Va bene che sin qui è possibile parlare di una inutile vittoria, ma fra una vittoria inutile ed una sconfitta piena con sberleffo mi pare che sia meglio la prima. Alle europee la Lega ci arriverebbe a pezzi.

Ma c’è di più: rompendo con l’abominevole uomo delle reti, Salvini metterebbe la sua vita nelle mani di Di Maio, perché il M5s, se lui chiedesse troppo sulla linea e sui ministri, potrebbe decidere di sbarcarlo e, magari, chiedere elezioni anticipate che, a quel punto sarebbero inevitabili. Morale: la Lega ci andrebbe da sola, perché ricucire con Fi sarebbe quasi impossibile e non avrebbe alcuna credibile competitività con i 5 stelle. Infatti, lui potrebbe incrementare il suo 17% ai danni di Fi e Fdi, ma, realisticamente, non potrebbe assorbirne l’intero elettorato; al massimo si può pensare che ne assorba il 60%, per cui guadagnerebbe un altro 9-10% che, mettendoci dentro anche casa Pound e Forza nuova, potrebbe diventare un 11-12 totalizzando un 28-30%, cioè da 2 a4 punti in meno della quota attuale dei 5 stelle che, invece, potrebbero crescere ancora assorbendo voti da Pd, Leu e Pap.

Se i 5 stelle superassero il 36% (cosa possibilissima in uno scenario del genere) potrebbero conquistare alche una sessantina di seggi, considerando una serie di collegi uninominali, ed arrivare ad un pelo dai 316 seggi.

Una simile prospettiva potrebbe ingolosire molto Di Maio ed i suoi che, magari, potrebbero cercare il pretesto per andare ad elezioni così favorevoli, sarebbe come giocare contro una squadra che gioca in 9, non ha il portiere ed ha il centravanti infortunato. Ed anche gli altri contendenti non sarebbero messi meglio: Fi sarebbe del tutto fuori gioco ed anche una alleanza con Fdi non basterebbe allo scopo. Il Pd è il caduta libera ed anche se mantenesse il suo 18, alleandosi con Leu e con i quattro gatti della Bonino ecc, difficilmente supererebbe il 25%. Infine, i nuovi partiti che potrebbero dare fastidio al M5s alle europee (Pizzarotti, De Magistris) difficilmente sarebbero pronti per ottobre. Meglio di così, cosa potrebbe desiderare il M5s?

Rompere con l’ex Cavaliere? Una mossa molto azzardata che al posto di Salvini io non farei.

(23 aprile 2018)

 

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