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A Gioia Tauro il 20 febbraio per una “ripartenza” del Mezzogiorno

Il lavoro intellettuale di poche personalità libere ha rotto il muro di gomma informativo perfidamente predisposto dalle cosiddette élite, quelle che impongono il pensiero unico. Ora, un appuntamento

A Gioia Tauro il 20 febbraio per una “ripartenza” del Mezzogiorno
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1 Febbraio 2019 - 00.08


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di Francesco Toscano.
 
Dopo decenni trascorsi intrappolati dentro una vuota retorica “europeista” e “rigorista”, finalmente qualcosa è cambiato. Lo sfiancante, avanguardistico e coraggioso lavoro intellettuale di poche personalità libere ha rotto il muro di gomma informativo perfidamente predisposto dalle cosiddette élite, quelle che impongono il pensiero unico e, in omaggio a Orwell, lo chiamano “pluralismo”.
Molti tabù- dall’intangibilità dell’euro al sadismo insito nelle politiche di austerità, dal servilismo ostentato nei confronti di Paesi come la Francia alla venerazione sul modello bizantino del “corpo mistico” del Presidente della Repubblica (rito consolidatosi ai tempi di Napolitano)- sono definitivamente crollati, mentre il nuovo direttore di Raidue Freccero osa mandare in onda perfino una lodevole trasmissione- “Povera Patria”- dove si accenna al tema della sovranità monetaria in termini finalmente corretti, demistificando cioè in radice la madre di tutte le menzogne, quella del “debito pubblico che grava come un macigno sulle future generazioni per colpa della spese allegre sostenute in passato dalla classe politica desiderosa di comprare consenso elettorale”.
Questo cambiamento culturale, alimentato soprattutto sul web, si è poi naturalmente trasformato in cambiamento politico, determinando cioè il crollo di partiti tradizionali come il Pd e Forza Italia- strumenti nelle mani dei globalisti e dei neoliberisti- a beneficio dell’impetuosa crescita di forze “populiste” come la Lega di Salvini e il Movimento 5 Stelle di Di Maio.
Le elezioni del 4 marzo e la successiva formazione del governo “gialloverde” vanno vissute però come un punto di partenza e non di arrivo per una serie di ragioni che intendo rapidamente accennare.
In primo luogo bisogna fin da subito consolidare questo processo di trasformazione degli equilibri politici, evitando cioè che i “tentacoli della reazione” possano riuscire a restaurare il vecchio modello sotto le insegne di personaggi fintamente nuovi alla Calenda; bisogna poi impedire l’eccessiva “normalizzazione” degli attuali partiti di governo, scansare cioè il pericolo che tanto la Lega quanto il Movimento 5 Stelle finiscano per coprire, con la retorica urlata, la scelta miope di imporre nei fatti un indirizzo politico “felpato”, “timido” e “moderato”.
La presenza dentro l’esecutivo di “tecnici” quirinalizi come Tria e Moavero alimenta in questo senso i peggiori sospetti. Simili obiettivi possono essere raggiunti solo se le migliori intelligenze di cui il panorama nazionale dispone, quelle cioè che sono già riuscite con la forza del pensiero e della parola a modificare in termini più veritieri e nobili il “racconto prevalente” non abbasseranno la guardia.
Al fine di riflettere insieme sullo stato dell’arte e di fare il punto della situazione ho deciso perciò di organizzare un importante incontro che si terrà a Gioia Tauro il 20 febbraio alla presenza di intellettuali di assoluto valore come Giulietto Chiesa, Diego Fusaro e Antonino Galloni (che hanno già confermato la presenza), in attesa di sapere se altre personalità del calibro di Ilaria Bifarini, Enrica Perucchietti e Antonio Maria Rinaldi potranno partecipare o verranno in una data successiva.
Il senatore Bagnai invece non ci sarà perché ci ha fatto sapere che è “molto impegnato” (lavorare ora per il cambiamento dell’Europa “dall’interno” deve essere per lui effettivamente opera stressante). Anche la scelta di tenere l’incontro nella Calabria profonda, e in special modo in una realtà difficile e sofferente come Gioia Tauro non è casuale, ma testimonia il desiderio di rendere per una volta la Calabria protagonista positiva. Far ripartire il sud significa far ripartire l’Italia intera. E Gioia Tauro, con il suo Porto ora tenuto in ostaggio, può diventare in prospettiva simbolo di riscatto e di liberazione per l’intero Mezzogiorno. Provarci è in ogni caso un imperativo morale.
 
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