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Tempo fa, ho messo in rete un brano – in realtà un semplice articolo di giornale con una mia nota – sullo psicoterapeuta romano, Massimo Fagioli.
Massimo Fagioli è diventato brevemente famoso quando è emerso il suo ruolo di consigliere di Fausto Bertinotti, nonché di ispiratore di varie improbabili svolte e del fumoso linguaggio “non violento” dell”allora capo di Rifondazione Comunista.
“insegna a discepoli del calibro di:Fausto Bertinotti,Pietro Ingrao,Franco Giordano, Gennaro Migliore, Piero Sansonetti,Giuliano Pisapia, Sandro Curzi, R.Gagliardi…in breve, annovera tra i suoi estimatori tutto il gruppo dirigente che conta nel partito di Rifondazione Comunista.”
Il rapporto con Rifondazione Comunista è mutato quando l”elettorato ha giustiziato Bertinotti; e Fagioli è passato con Pannella, addirittura presiedendo il convegno dei radicali a Chianciano Terme lo scorso 29 giugno.
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Massimo Fagioli mi interessa invece perché il suo movimento rappresenta un ottimo esempio di ciò che la gente chiama, piuttosto impropriamente, una “setta”. Si tratta infatti di un gruppo a guida autoritaria, che rivendica poteri straordinari – Fagioli rivendica quello, unico nel mondo, di “guarire dalla follia“.
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Grandi folle di “fagiolini” frequentano le sue oceaniche “analisi collettive” e generano un flusso non indifferente di denaro.
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La setta psicoterapeutica è tutt”altro che una rarità : qui abbiamo parlato anche del caso dell”Ontopsicologia di Antonio Meneghetti, ad esempio.
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Il tema mi interessa per una vecchia questione in cui mi sono scontrato con i monopolisti della ricerca italiana sulle “sette“, come Massimo Introvigne del CESNUR. Per costoro, non esistono sette ma “nuovi movimenti religiosi” di cui la società diffida perché sono ancora poco conosciuti.
Mentre – per farla breve – per me esiste un modello sociologico di gruppo totalizzante, che può assumere tanto un aspetto religioso quanto un aspetto commerciale, psicoterapeutico o politico.
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Né io né Introvigne apprezziamo il termine “setta”, ma il suo approccio nega l”esistenza dell”oggetto stesso che il termine dovrebbe descrivere; quando io preferisco parlare di “imprese dell”immaginario“, un termine che ci permette anche di inserire tali gruppi nella piena modernità .
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Il mio post su Massimo Fagioli ha suscitato diversi commenti molto intensi, nonché vari messaggi in privato: si tratta di un tema che interessa davvero molti.
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Ogni ricerca sulle cosiddette psicosette deve affrontare un problema. Infatti, la psicoterapia è per sua stessa natura discorso e discorso a proposito di un oggetto evanescente.
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Questo fatto strutturale si presta facilmente a ogni sorta di gioco linguistico e manipolazione, dove brillanti rimandi e luccicanti simboli o al contrario estreme semplificazioni e banalità possono facilmente mascherare il vuoto.
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Ecco perché vi segnalo un testo critico su Massimo Fagioli di eccezionale chiarezza. Si tratta di Tramonto di una illusione. Dalla ”fantasia” al potere, di Nicola Lalli, uno psichiatra morto alcuni mesi fa, che in passato aveva sostenuto Fagioli.
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Credo che il testo di Nicola Lalli, che si può leggere in rete, andrebbe letto anche da chi non sa nulla di Massimo Fagioli, ma si interessa alle tematiche delle cosiddette “sette”.
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P.S. Il lettore attento noterà che ho già rubato per il mio sito una frase che ho trovato nello scritto di Nicola Lalli.
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Articolo originale: Massimo Fagioli, una critica chiara.
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