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Torino – La tensione che si respira nei Provveditorati italiani alle convocazioni di settembre è sempre stata pesante: in quelle sedi l”esasperazione dei precari – che dovrebbero far funzionare a pieno regime la scuola italiana – è fortemente palpabile. Chi è presente a quei tristi appuntamenti sa che si tratta di veri e propri gironi infernali. Luoghi dove, oltre ai rappresentanti sindacali, più volte sono dovute intervenire le forze dell”ordine. Motivo? Perchè qualcuno, arrabbiatissimo e precario, magari a 55 anni e dopo 15-20 anni di supplenze annuali, non risultava negli elenchi. Ergo: aveva perso il posto di lavoro.
E magari a casa teneva famiglia, legata all”unica risorsa economica di quello stipendio da professore. E l”incazzatura ci sta tutta, perché a quell”età è difficile ricollocarsi “inventandosi” su due piedi un altro lavoro.
È il caso di un professore di cui omettiamo il nome per rispettare la sua privacy, un “over 50” con una laurea di filosofia in tasca, ma supplente annuale da sempre, uno di quelli considerati “precari storici”, single ma con una madre invalida da mantenere con il suo unico stipendio.
Ebbene per un anno, non avendo la cattedra di filosofia e storia nei licei, si è adattato a fare sostegno all”handicap, mentre l”anno dopo invece non ha avuto nessuna cattedra. E si è adattato: il primo concorso del suo paesino in provincia di Torino l”ha fatto e l”ha vinto. Peccato che non era per laureati in filosofia e non era nell”ambito scolastico ed educativo: si trattava di fare il cantoniere, cioè quel semplice operaio “factotum” dei piccoli paesi, cioè a disposizione dell”amministrazione comunale sia per “tacconare” le strade che per mettere il sale in inverno ed altro.
Oppure succede anche di essere una professoressa precaria della scuola media superiore, avere 57 anni suonati, 30 anni di docenza fatta di supplenze annuali. Magari avendo un figlio che fa un master in America e una sua folgorante carriera universitaria avviata, mentre mamma gira da sempre Torino e provincia come una trottola: un anno qua, uno là , sempre con il sedere sull”automobile, alla soglia della pensione dopo una “vita da precario”. Storie reali ma amare, molto amare.
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I TAGLI NELLA SCUOLA FOMENTANO UNA GUERRA TRA PRECARI ALL”ULTIMO SANGUE?
Ciò che raccontiamo è un fatto realmente accaduto in provincia di Torino. Ricostruiamo un dialogo al telefono avvenuto pochi giorni fa tra due insegnanti precari nella scuola media superiore, raccontatoci da uno dei due interessati. Entrambi insegnano la stessa materia e sono inseriti nella stessa graduatoria interna dello stesso liceo con chiamata del dirigente scolastico: forse per un disguido tecnico i due si devono “giocare” la stessa cattedra di 18 ore, cioè lo stesso, unico, posto di lavoro. All”ultimo sangue.
– “Pronto, ah ciao sono il prof…, ho visto che sei nella stessa mia classe di concorso, ma con il punteggio di poco inferiore al mio. E quindi quella cattedra spettava a me e non a te!! Dovresti farmi la cortesia di ridare indietro la nomina: quel posto è mio!!!
– “Scusa? Non ho capito, io dovrei ridarti il posto di lavoro lì, in quel liceo? Ma neanche per idea, sono stata chiamata dal preside ed ho accettato. Punto. Se c”è stato un disguido non è certo colpa mia: io sono davanti a te nella graduatoria!”
– “No, guarda quel posto spettava a me per svariati motivi (il docente sciorina un lungo elenco di anzianità precaria sia per la materia per cui si è laureato, sia come insegnante di sostegno ndr). E quindi dovresti per forza di cose ridare indietro la nomina perché spetta a me!”
– “Forse non hai ben capito: quel posto di lavoro è mio perché anche io, oltre ad avere i titoli accademici per insegnare quelle materie e le varie abilitazioni, ho fatto sostegno all”handicap ed ho anche la scuola di specializzazione per HC”
– “Ma non ci penso proprio!! Mi rivolgerò ad un sindacato e vedremo chi ha ragione! Clic!”
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Non sappiamo se quelle che abbiamo scritto sono le stesse precise parole. E non sappiamo neanche come andrà a finire questo contenzioso e se i sindacati potranno rimettere a posto le cose.
Ciò che conta è il tenore di questo discorso lo si potrebbe cogliere in migliaia di altri dialoghi in giro per l”Italia: nel mondo della scuola si sta scatenando una “guerra tra poveri” di gente laureata, di mezza età , che si strappa a vicenda un posto di lavoro in campo scolastico ed educativo, per poter mantenere famiglia e figli. Altrimenti si apre un baratro, molto concreto, di indigenza, e per molti.
Se il frutto del più grande e dissennato licenziamento epocale nella scuola italiana voluto dall”attuale ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini e del ministro dell”economia Giulio Tremonti ci porterà a questo imbarbarimento.povera Italia!
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