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l”incertezza delle famiglie che non sanno a quale santo votarsi se i loro figli non saranno ammessi al tempo pieno; l”incertezza dei precari che non sanno se avranno il posto di lavoro; l”incertezza dei docenti di ruolo sull”orario; l”incertezza dei dirigenti a organizzare le classi, visto che aumentano gli alunni ma diminuiscono i posti; l”incertezza dei direttori amministrativi che non sanno in base a quale budget finanzieranno i piani dell”offerta formativa; l”incertezza degli studenti delle superiori appena “riformate” che faranno più latino e meno laboratorio se sono ai tecnici e meno italiano e più informatica se sono al classico…
In tanta incertezza, però, una cosa è certa: i tagli finanziari e di personale. In 3 anni sono stati infatti tagliati ben 8 miliardi di euro di finanziamenti alle scuole pubbliche e oltre 120 mila posti di lavoro.
I tagli aggravano il problema annoso del sovraffollamento. Gli effetti del Dpr 81/2009, che ha innalzato il numero minimo e massimo di alunni per classe, uniti ai tagli d”organico, hanno determinato la formazione di meno sezioni, sempre più affollate. E, stando ai dati, i tagli imposti dalla cosiddetta ”riforma Gelmini” alla scuola pubblica incidono anche sulla incolumità degli alunni. Secondo i sindacati, infatti, 7 licei scientifici su 10 supererebbero il limite massimo imposto dalla legge di 25 alunni per classe, arrivando, nei casi più estremi, a formazioni da 35 ragazzi. Il risultato è ancora più drammatico per le prime classi, composte da un minimo di 27 alunni e da un massimo di 30-31. Un tetto che può essere superato quando la somma dei “resti” non basti a giustificare una nuova sezione di almeno 27 unità .
Gli istituti si difendono come possono.
Per limitare l”affollamento delle aule, la dirigente dell”Itis Fermi di Roma, Monica Nanetti, ha inviato all”Ufficio scolastico la documentazione dell”Asl sull”agibilità delle aule, sottolineando che i limiti fissati dal ministero non tengono conto della situazione degli edifici e sono in contrasto anche con le norme di sicurezza, in particolare con il decreto ministeriale del 1992 sulla prevenzione degli incendi per l”edilizia scolastica, che stabilisce un tetto massimo di 26 persone per aula, insegnante compreso.
Ebbene sì. Nella giungla della recente riforma, le classi fuorilegge spiccano il volo. Come se non bastasse, queste classi verrebbero spesso collocate in strutture altrettanto fuorilegge. Secondo una denuncia del Codacons, quasi un istituto scolastico italiano su tre non è a norma.
Di questi rischi sarebbe ben cosciente il Ministero dell”Istruzione che, secondo l”associazione dei consumatori, avrebbe sotto mano un “documento segreto” contenente l”elenco di tutti gli istituti con seri problemi. Quelli con “gravi criticità ” sarebbero ben 12mila, a volte talmente gravi da mettere a repentaglio la salute di studenti, insegnanti e personale scolastico. Ma in caso di incidente, sono i presidi a risponderne in sede penale e civile senza avere però i fondi necessari a mettere in sicurezza le aule.
In fondo non c”è molto da sorprendersi, in un paese dove tra il 1995 e il 2005 la spesa per studente nella primaria e nella secondaria è cresciuta al massimo del 5% contro il 35% dei paesi OCSE. Professori precari, strutture precarie, sistema precario. La politica dell”attuale governo sembra davvero coerente.
Tratto da: radiocittaperta.it
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