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Bollettino di guerra. Della serie : come spendiamo i soldi che “non abbiamo”.
 Il nemico afferra due nuovi colpi. 
La prima notizia
La  fantomatica Libera scuola dei popoli padani, guidata dalla moglie di  Umberto Bossi è stata finanziata con 800mila euro provenienti dal Fondo  aree sottoutilizzate. Questa Lega ladrona  pretende di dare lezioni sulla  scuola, ma ancora una volta si mette in  cattedra con i soldi del Sud.
 
 La scuola Bosina, o Libera Scuola dei Popoli Padani, fondata nel 1998 da Manuela Marrone, moglie di Umberto Bossi. 
C”e”   solo da rilevare ancora una volta la faccia tosta di chi, come gli   esponenti della Lega, da sempre condanna i furbi solo a parole, facendo   parte della categoria a pieno titolo.
La seconda notizia
Nella notte (cioè da ieri a oggi), sono stati aumentati i finanziamenti alle scuole paritarie:  la  decisione è contenuta nel maxiemendamento al ddl di stabilità,   attraverso cui è stato deciso di portare il finanziamento dagli ormai   ”canonici” 130 a 245 milioni di euro.
Confrontiamo queste notizie sull”articolo sotto e ditemi se non è il caso di armarsi di biro e combattere.
Vi  chiedo a tutti di copiare e incollare questa mail e inoltrarla ad  almeno 20 vostri contatti, sperando che la catena dell”informazione non  si fermi.
Scegliendo  accuratamente i 20 contatti tra professionisti, i  peggiori nemici  inconsapevoli della scuola italiana, quelli de “il  professore di mio  figlio è un privilegiato” esattamente quelli,  esattamente quelli che  non stanno muovendo un dito per cambiare le  proprie incontrovertibili  certezze sbagliate.
Scusate la franchezza: io sono in guerra. Non so voi
Perchè per loro, per questi qua sotto, i soldi invece non li trovano.
(dalla home page de Il fatto quotidiano)
Alunni disabili senza diritti
I  genitori portano la Gelmini  in tribunale. A settembre il ministro  prometteva 2700 insegnanti di  sostegno in più. “Non è vero, la riforma  riduce drasticamente i fondi”.  Così parte a Milano la prima azione  collettiva contro il ministero  dell”Istruzione, accusato di discriminare  gli studenti con disabilità  “Abbiamo incrementato gli insegnanti di  sostegno di 2700 unità“. Solo  due mesi fa, il 2 settembre 2010, il  ministro dell”Istruzione  Mariastella Gelmini rassicurava le famiglie con  i figli disabili in  vista dell”avvio dell”anno scolastico. Ma le cose  non sono andate come  promesso.
“Siamo costretti a  tenere i nostri  figli a casa, perché la riforma Gelmini ha ridotto  drasticamente le ore  di sostegno alla disabilità“. Parte da un disagio  profondo la protesta  di 30 genitori di alunni disabili che hanno deciso  di intentare la prima  azione collettiva (intrapresa con la  collaborazione di Ledha, la Lega  per i diritti delle persone con  disabilità, e il sostegno  dell”associazione Avvocati per niente) contro  il ministero  dell”Istruzione e gli Uffici scolastici locali, accusati  di discriminare  gli alunni disabili. “La scarsità delle risorse non può  giustificare  una lesione del diritto all”istruzione. Lo dice il  diritto  internazionale, ma anche la nostra Corte Costituzionale”.
L”iniziativa  è stata illustrata  nella sede del Comune di Milano, in occasione di un  incontro pubblico  sul diritto all”istruzione dei minori con disabilità  al quale erano  presenti alcune delle famiglie in causa. “Un Paese non  può negare il  diritto all”istruzione dicendo che non ci sono risorse”,  dichiara Livio  Neri di Avvocati per niente. “La Convenzione ONU del 2006  sui diritti  dei disabili”, spiega l”avvocato, “afferma che il sostegno  va garantito  nella misura in cui è necessario”. E ancora: “Il tetto al  numero di  insegnanti di sostegno previsto dalla Finanziaria del 2007 è  stato  dichiarato incostituzionale perché – stabilisce la Consulta –  lesivo di  un diritto fondamentale”.
In  Lombardia c”è un  insegnante di sostegno ogni 2,34 alunni. Il dato,  peggiorato rispetto  all”anno scorso, mette la regione agli ultimi posti  della classifica  nazionale, seguita solo dal Lazio. La falce della  riforma Gelmini ha  messo in ginocchio moltissime famiglie,  costringendole a tenere i figli a  casa nelle ore di scuola non coperte  dal sostegno. “La socialità in  classe e l”affetto dei compagni è  fondamentale”, assicura la pedagogista  Sonia Mazzitelli, che avverte:  “Emarginare il disabile nell”età scolare  significa emarginarlo nel suo  futuro di lavoratore e di cittadino”.
Nonostante   le gravi difficoltà, c”è ancora scarsa consapevolezza dei propri   diritti. Fino ad ora i ricorsi hanno riguardato singoli casi, che troppo   spesso venivano risolti assegnando ore di sostegno sottratte ad altri.   “Ecco il perché di un”azione collettiva”, spiega Marco Rasconi,  disabile  e presidente di Ledha Milano, “per impedire che una coperta  troppo  corta venga semplicemente tirata da una parte all”altra”. Tra i  più  restii a intraprendere vie legali sono gli stranieri, che  preferiscono  non aggiungere problemi a quelli già esistenti. “Un  genitore straniero  che aveva sottoscritto il ricorso”, racconta ancora  l”avvocato Neri, “ha  preferito fare marcia indietro”. In tal senso i  ricorrenti si augurano  che l”iniziativa contribuisca a una maggiore  informazione, soprattutto  per le famiglie che non possono difendersi o  non sanno di poterlo fare.  “Certo, nelle nostre condizioni”, sostiene  Maria Spalloni, uno dei  genitori che hanno fatto ricorso, “dovremmo  essere invitati a un tavolo.  Invece siamo costretti a rivolgerci a un  tribunale”.
“Le risorse  ci  sono”, protesta Patrizia Quartieri, consigliere comunale e  promotrice  dell”incontro di ieri. “Il Comune di Milano”, racconta la  Quartieri,  “concede indistintamente a tutti gli studenti un bonus libri  che costa 5  milioni di euro l”anno, mentre la spesa per il sostegno alla   disabilità è di 3,7 milioni”. E rilancia: “Senza ledere alcun diritto”,   propone, “basterebbe ripensare l”allocazione di queste risorse”. La   questione riguarda anche i fondi regionali, che per il novanta per cento   finiscono alle scuole private, e soprattutto quelli stanziati a  livello  nazionale, dove, ricorda la Quartieri, “si preferisce spendere  quaranta  miliardi in armamenti”. Ne fa una questione di civiltà anche  il  costituzionalista Valerio Onida, candidato alle primarie del   centrosinistra per le prossime comunali di Milano, che ha assistito   all”incontro. “Il fatto che non si possa o non si voglia soddisfare i   diritti fondamentali delle persone più deboli fa di questa una società   non civile”. E precisa: “Siamo di fronte a uno di quei diritti che   possono definirsi assoluti, e in quanto tali devono essere soddisfatti.   Non può essere una questione di risorse: non ci sono scuse”.
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I Docenti Scapigliati
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Fonte: http://www.idocentiscapigliati.com/2010/11/scuola-bollettino-di-guerra-di-mila.html.
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