I trucchi sulla scuola

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8 Gennaio 2011 - 14.25


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di Gemma Gentile.

Per poter far passare soluzioni dannose agli interessi delle masse, spesso il sistema usa mezzi e formule ingannevoli, per depistarle dal vero fine dei progetti proposti, puntando ad una lenta assuefazione dei danneggiati.

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Quando, appena messi in prova i nuovi programmi nazionali con il lancio del tempo pieno e di quello prolungato e con l”inaugurazione della bellissima nuova scuola elementare, fu annunciata la riforma Berlinguer, diversi insegnanti più consapevoli reagirono con rabbia perché avevano capito l”inganno nascosto. Ma molti altri si mostrarono più prudenti non comprendendone la pericolosità: la percepirono più che altro come una nuova seccatura piombata sulla testa, dovendo aggiornare di nuovo la didattica. Rifiutarono, per fortuna, con forza soltanto la gerarchizzazione, proposta attraverso il “concorsone“. L”esaltazione del termine “autonomia“, attribuito alla nuova scuola, cooperò alla riuscita dell”inganno, occultando la sostanza del disegno privatistico, confermato poi da numerose leggi e perfino da modifiche costituzionali. “Autonomia” infatti nella storia aveva sempre avuto il significato di separatezza e di opposizione al potere, dai Comuni medioevali rispetto al signore feudale al pensiero di Marx e di quanti leggevano gli avvenimenti del XIX e XX secolo come conflitto contro il dominio. Essa veniva invocata da quei movimenti che rivendicavano per il proletariato una sua alterità nel conflitto di classe. Le cose nei progetti di attacco alla scuola pubblica non stavano così. Con il consueto metodo dell”inganno, si contrabbandava un termine per conferirgli il significato opposto. Altro che autonomia dal potere! Si voleva invece far passare l”aziendalizzazione della scuola e ben lo confermava la struttura proposta per gli istituti scolastici dal disegno Berlinguer. Il Dirigente scolastico veniva ad avere (come putroppo ha) funzione di manager in ogni singola scuola. Gli insegnanti venivano invece abbassati di livello come personale sottoposto, anche se formalmente potevano ancora sbraitare nei Collegi dei Docenti, ridotti ad una funzione sempre più formale. E” l”azienda, bellezza! Era stato arato il terreno per fare entrare l”impresa nella scuola. Gli insegnanti, da educatori coscienti, avrebbero dovuto sollevarsi tutti insieme contro lo scempio della scuola della Costituzione e chiedere aiuto alla società civile e agli altri settori in lotta. Ciò non avvenne e ci fu una risposta parziale e ciscoscritta. La maggior parte si adoperò per limitare i danni.

Così stiamo assistendo al triste spettacolo dello smantellamento della scuola pubblica e dei diritti dei suoi lavoratori. Al mutare dei ministri, da Berlinguer, a Moratti, a Fioroni, a Gelmini, non abbiamo assistito a cambiamenti reali, ma solo al progredire più o meno veloce dell”attuazione del disegno liberista sulla scuola. Esso prevede naturalmente la massima precarizzazione del personale docente. Così le assunzioni sono state ridotte al lumicino e praticamente bloccate, nonostante la messa in pensione di tanto personale. Il dramma purtroppo sembra avviarsi verso un triste epilogo, se non cambia qualcosa a livello di lotta. I docenti sono sempre più sottomessi da regole e circolari spesso illegali e anticostituzionali e dal disegno meritocratico che vuole metterli in carriera, l”uno contro l”altro, a beccarsi per qualche mollica. I docenti di ruolo sono sempre pù precarizzati, mentre i precari vengono praticamente licenziati e minacciati di essere buttati fuori dalle graduatorie ad esaurimento dalla nuova legge sul reclutamento e dal ddl Aprea modificato, che introduce l”assunzione diretta da parte delle scuole locali e l”entrata dell”impresa negli organi gestionali delle scuole, i tecnocratici Consigli di Indirizzo, ed elimina il Collegio dei Docenti e le rappresentanze e le RSU, scippando agli insegnanti perfino il piano di offerta formativa, che sarebbe elaborato dal Consiglio di indirizzo.
Naturalmente la scuola privata, in tutto questo, gioca un ruolo da leone, visto che, in barba alla Costituzione, è l”unica a ricevere finanziamenti pubblici invece dei tagli di fondi destinati alla scuola statale. Gli insegnanti percepiscono di essere stati proletarizzati? Non credo, penso che solo una minima parte ne abbia coscienza. Gli altri provano comunque una sensazione di forte scontentezza.
In compenso, negli ulimi due anni, si sono formati due grossi movimenti: quello degli studenti (liceali e universitari) e dei ricercatori e quello del personale precario della scuola, che hanno riempito le strade delle loro proteste, adottando fantasiose manifestazioni. Nelle città si sono incontrati sempre più spesso con altri settori in lotta, in primo luogo i lavoratori delle fabbriche sotto attacco, ma anche immigrati, abitanti dell”Aquila, reti ambientaliste in difesa dei territori, ecc.

 

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Fonte: http://www.foruminsegnanti.it/vociresistenti/?p=333.

 

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