La Scuola Pubblica non educa, Silvio sì...

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27 Febbraio 2011 - 17.29


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di Gesualdo La Porta

Poche ore fa La Visione. L”immarcescibile Silvio su YouTube, parlava dal palco dello strepitoso congresso dei Cristiani Riformisti. Le nostre orecchie si sono concentrate su quelle parole superbamente sincere e concrete, magicamente eterne, da grande statista:

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cӏ bisogno di potere educare liberamente i propri figli e liberamente vuol dire non essere costretti a mandare i figli in una scuola di stato in cui ci sono insegnanti che vogliono inculcare.

Come sempre, Lui ha capito tutto. La Scuola Pubblica non educa, Silvio sì.

Qui si tratta di comprendere il grave danno – anche biologico, e persino radioattivo – che la Scuola Pubblica Italiana ha prodotto e continua a produrre nella nostra (onorata) società. Non è bastato licenziare 150.000 fannulloni, aumentare il numero di alunni per aula, azzerare le risorse a queste sanguisughe: i professori, questi banditeschi e ridicoli insegnanti statali, continuano a rovinare i nostri figli inculcando loro terribili ideologie e pericolosissimi modelli di vita. Ci chiediamo: quale esempio può dare un insegnante della scuola pubblica ad un minorenne? E se il minorenne in questione non è nipote di nessuno, come farà a difendersi? Meglio non pensarci, l”orrore sarebbe insopportabile.

Non c”è bisogno di analisi dettagliate o bizantine investigazioni: milioni di analfabeti rischiano l”estinzione per colpa di una banda di sapientoni sfigati, di maestri gay comunisti, di maestre racchie, di nerd in perenne caccia di scandali e perversione. Ha ragione Silvio, lo scriveva anche Giovanni Papini: “Chiudiamo le scuole“. Ovviamente si riferiva a quelle statali, mangiatoie per migliaia di soggetti antigovernativi, che rubano stipendi da favola all”erario nazionale.

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Se le scuole statali dovessero continuare a esistere, l”Italia potrebbe perdere ogni identità, diventando una Repubblica come tante altre, addirittura simile alla Francia o alla Germania. Un fatto sicuramente intollerabile, che farebbe tornare in piazza milioni di persone, uomini e donne, tronisti e veline, cubiste e yesmen indignati contro questi ratti da biblioteca. Italiani, state attenti. Il 20% dei nostri connazionali non scrive correttamente e non capisce cosa legge. Immaginate quale pericolo per la democrazia sarebbe ridurre questa percentuale? Una follia che solo i professori e i soliti comunisti vogliono realizzare.

Abbiamo eliminato le preferenze dalle schede elettorali proprio per annientare questo squilibrio: tutti devono essere liberi di mettere una grande X sul simbolo politico che preferiscono. E un domani arriveremo certamente, con l”aiuto di Silvio e delle sue scuole pubiche, a mettere una grande X anche al posto del nostro nome.

Fonte: I Docenti Scapigliati.

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