Verso la fine della propaganda statunitense.

Ci dicono che gli USA sono "il Paese della libertà", e fanno guerra solo per difendere i loro ideali. Ma dopo la crisi ucraina non sono più gli unici a parlare [T. Meyssan]

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20 Aprile 2014 - 23.58


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«Sotto
i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°78

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di
Thierry Meyssan

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L”impero
anglosassone si basa su un secolo di propaganda. È riuscito a
convincerci che gli Stati Uniti sono “il Paese della libertà“,
e che si dedicano alle guerre solo per difendere i loro ideali. Ma la
crisi attuale in Ucraina ha appena cambiato le regole del gioco:
ormai Washington e i suoi alleati non sono più gli unici a parlare.
Le loro menzogne sono apertamente contestate dal governo e dai mezzi
di comunicazione di un altro grande Stato, la Russia. Nell”era dei
satelliti e di internet, la propaganda anglosassone non funziona più.

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Barack
Obama parla bene. In realtà, il presidente Obama non scrive i suoi
testi e passa le sue giornate a leggere sui suggeritori elettronici i
discorsi scritti per lui. Nel frattempo, altri governano al suo
posto.

Da
sempre i governanti tentano di persuaderci circa la correttezza delle
loro azioni, perché le folle non seguono gli uomini di cui si
conosca appieno la cattiveria. Il XX secolo ha visto comparire nuove
modalità di diffusione delle idee che non si fanno intralciare dalla
verità. Gli Occidentali fanno risalire la propaganda moderna al
ministro nazista Joseph Goebbels. È un modo per far dimenticare che
l”arte di distorcere la percezione delle cose è stata
precedentemente sviluppata dagli Anglosassoni.

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Nel
1916, il Regno Unito creò la
Wellington
House

a Londra, seguita da
Crewe
House
.
Contemporaneamente, gli Stati Uniti crearono il
Committee
on Public Information
(CPI).
Considerando che la Prima Guerra Mondiale contrapponeva le masse e
non più solo le forze armate, queste organizzazioni hanno tentato di
intossicare la propria popolazione altrettanto quanto quelle dei loro
alleati e dei loro nemici.

La
propaganda moderna inizia con la pubblicazione a Londra del Rapporto
Bryce sui crimini di guerra tedeschi, che fu tradotto in trenta
lingue. Secondo questo documento, l”esercito tedesco aveva violentato
migliaia di donne in Belgio, e pertanto l” armata britannica lottava
contro la barbarie. È stato scoperto alla fine della prima guerra
mondiale che l”intera relazione era una bufala, composta di false
testimonianze con l”aiuto di giornalisti.

Da
parte sua, negli Stati Uniti, George Creel inventò un mito secondo
il quale la seconda guerra mondiale era una crociata delle democrazie
per una pace volta a realizzare i diritti dell”umanità.

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Gli
storici hanno dimostrato che la guerra mondiale rispondeva sia a
cause immediate sia a cause profonde, delle quali la più importante
era la competizione tra le grandi potenze per espandere i loro imperi
coloniali.

Gli
uffici britannici e statunitensi erano organizzazioni segrete che
lavoravano per conto dei loro Stati. A differenza della propaganda
leninista, che aspirava a “rivelare la verità” alle masse
ignoranti, gli anglosassoni cercavano di ingannarle per manipolarle.
E per questo le agenzie statali anglosassoni dovevano nascondersi e
usurpare delle false identità.

Dopo
il crollo dell”Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno trascurato la
propaganda e le hanno preferito le Pubbliche Relazioni. Non si
trattava più di mentire, ma accompagnare per mano i giornalisti
affinché vedessero solo ciò che gli veniva mostrato. Durante la
guerra del Kosovo, la NATO ricorse a Alastair Campbell, consigliere
del primo ministro britannico, affinché raccontasse alla stampa una
storia edificante al giorno. Mentre i giornalisti la riproducevano,
l”Alleanza poteva bombardare “in pace”. Lo
story
telling

puntava meno a mentire quanto semmai a distrarre.

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Tuttavia,
lo

story
telling

è
tornato in forze con i fatti dell”11 settembre 2001: si trattava di
focalizzare l”attenzione del pubblico sugli attentati contro New York
e Washington affinché non percepisse il colpo di Stato militare
organizzato in quel giorno: il trasferimento dei poteri esecutivi del
presidente Bush a un”unità militare segreta e gli arresti
domiciliari di tutti i parlamentari. Questo avvelenamento avveniva
particolarmente ad opera di Benjamin Rhodes, oggi consigliere di
Barack Obama.

Nel
corso degli anni successivi, la Casa Bianca ha installato un sistema
di intossicazione con i suoi alleati chiave (Regno Unito, Canada,
Australia e naturalmente Israele). Ogni giorno questi quattro governi
hanno ricevuto istruzioni o discorsi pre-scritti dall”Ufficio dei
media globali per giustificare la guerra in Iraq o diffamare l”Iran.
[1]

Per
la rapida diffusione delle sue bugie, Washington si è appoggiata,
sin dal dal 1989, alla CNN. Nel corso del tempo, gli Stati Uniti
hanno creato un cartello di catene d”informazione satellitari
(Al-Arabiya, Al-Jazeera, BBC, CNN, France 24, Sky). Nel 2011, durante
il bombardamento di Tripoli, la NATO giunse a sorpresa a convincere i
libici che avevano perso la guerra e che era inutile resistere
ancora. Ma nel 2012, la NATO non è riuscita a replicare questo
modello e a convincere i siriani che il loro governo sarebbe
inevitabilmente caduto. Questa tattica è fallita perché i siriani
erano a conoscenza della manipolazione effettuata dalle televisioni
internazionali in Libia e hanno potuto prepararsi [2]. E questo
fallimento segna la fine dell”egemonia di questo cartello
dell”
«informazione».

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L”attuale
crisi tra Washington e Mosca sull”Ucraina ha costretto
l”amministrazione Obama a rivedere il proprio sistema. Infatti,
Washington ora non è più la sola a parlare, deve contraddire il
governo e i media russi, accessibili ovunque nel mondo via satellite
e via internet. Il Segretario di Stato John Kerry ha perciò nominato
un nuovo vice per la propaganda, nella persona dell”ex direttore di
Time
Magazine
,
Richard Stengel [3]. Ancor prima di prestare giuramento, il 15
aprile, stava già occupando il suo ufficio e, dal 5 marzo, ha
inviato ai principali mezzi di comunicazione atlantisti una “Scheda
documentata” sulle
«10
contro verità
»
che Putin avrebbe enunciato sull”Ucraina [4]. Si ripeteva il 13
aprile con una seconda scheda che presentava
«10
altre contro-verità
»
[5].

Ciò
che colpisce nel leggere questa prosa è la sua inettitudine. Punta a
convalidare la storia ufficiale di una rivoluzione a Kiev e
screditare il discorso russo sulla presenza di nazisti nel nuovo
governo. Tuttavia, ora sappiamo che in realtà più che di una
rivoluzione, si trattava casomai di un colpo di Stato organizzato
dalla NATO e attuato dalla Polonia e da Israele mescolando le ricette
delle “rivoluzioni colorate” e delle “primavere
arabe”. [6].

I
giornalisti che hanno ricevuto queste schede e le hanno ritrasmesse
conoscevano perfettamente le registrazioni delle conversazioni
telefoniche dell”Assistente del Segretario di Stato Victoria Nuland,
sulla maniera in cui Washington avrebbe cambiato il regime a spese
dell”Unione europea, e il ministro affari esteri estone Urmas Paets
sulla vera identità dei cecchini di Maidan.

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Inoltre,
hanno poi appreso le rivelazioni del settimanale polacco
Nie
sulla formazione – due mesi prima degli eventi – dei rivoltosi
nazisti presso l”Accademia di polizia polacca. Quanto a negare la
presenza di nazisti nel nuovo governo ucraino, equivale ad affermare
che la notte è luminosa. Non è nemmeno necessario andare a Kiev,
basta leggere gli scritti degli attuali ministri o ascoltare i loro
propositi per constatarlo [7].

In
definitiva, se questi argomenti contribuiscono a dare l”illusione di
un ampio consenso dei media atlantisti, non hanno alcuna possibilità
di convincere i cittadini curiosi. Al contrario, è così facile con
internet scoprire l”inganno che questo tipo di manipolazione non
potrà che intaccare ancora un po” di più la credibilità di
Washington.

L”unanimità
dei media atlantisti in occasione dell”11 settembre ha consentito di
convincere l”opinione pubblica internazionale, ma il lavoro svolto da
molti giornalisti e cittadini, di cui sono stato il precursore, ha
dimostrato l”impossibilità materiale della versione ufficiale.
Tredici anni dopo, centinaia di milioni di persone sono diventate
consapevoli di queste menzogne. Questo processo potrà solo crescere
dato il nuovo dispositivo di propaganda statunitense. In definitiva,
tutti coloro che riamplificano gli argomenti della Casa Bianca,
specie i governi e i media della NATO, distruggono da soli la propria
credibilità.

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Barack
Obama e Benjamin Rhodes, John Kerry e Richard Stengel hanno effetto
solo a breve termine. La loro propaganda convince le masse solo per
poche settimane e fa sì che si ribellino quando capiscono la
manipolazione. Involontariamente, minano la credibilità delle
istituzioni degli Stati della NATO che le ritrasmettono
consapevolmente. Hanno dimenticato che la propaganda del XX secolo
poteva avere successo solo perché il mondo era diviso in blocchi che
non comunicavano tra loro, e che il suo principio monolitico è
incompatibile con i nuovi mezzi di comunicazione.

La
crisi ucraina non è finita, ma ha già profondamente cambiato il
mondo: nel contraddire in pubblico il Presidente degli Stati Uniti,
Vladimir Putin ha compiuto un passo che ormai impedisce il successo
della propaganda statunitense.

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NOTE:

[1]
«
Un
réseau militaire d’intoxication
»,
Réseau Voltaire, 8 dicembre 2003.

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[2]
«
La
NATO sta preparando una grande operazione di disinformazione
»,
di Thierry Meyssan,
Komsomolskaija
Pravda
,
Rete Voltaire, 10 giugno 2012.

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[6]
«
Ucraina:
la Polonia ha addestrato i golpisti due mesi prima
»
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 17 aprile 2014.

[7]
«
Chi
sono i nazisti nel governo ucraino?
»,
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 2 marzo 2014.

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__________

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”
(Siria),
in versione tedesca sulla
“Neue
Reinische Zeitung”
,
in lingua russa sulla
“Komsomolskaja
Pravda”
,
in inglese su
“Information
Clearing House”
,
in francese sul
“Réseau
Voltaire”
.

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Thierry
Meyssan, 19 aprile 2014.

Traduzione
a cura di
Matzu Yagi.

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