Avviso di tempesta in Iran

'Rohani vorrebbe allontanate l''Iran dalla linea anti-imperialista di Khomeini. Ma la Guida Suprema romperà i piani. Ci saranno forti contraccolpi dagli USA [T. Meyssan]'

Avviso di tempesta in Iran
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6 Ottobre 2014 - 05.33


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«Sotto i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°99

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di Thierry
Meyssan
.

Le iniziative del nuovo presidente iraniano, lo sceicco
Hassan Rohani, si sono in gran parte allontanate dalla linea anti-imperialista
dell”Imam Khomeini. Pare che la Guida Suprema, l”ayatollah Ali Khamenei, che
aveva favorito l”elezione di Rohani, abbia deciso oggi di sabotare l”accordo da
lui segretamente negoziato con gli Stati Uniti e l”Unione Europea. Washington
non ci sente da quest”orecchio e prepara il suo “Piano B”.

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Per Ali Shariati, il pensatore della rivoluzione iraniana, ogni musulmano
deve essere rivoluzionario e ogni autentico rivoluzionario deve essere
considerato come musulmano, indipendentemente dalla sua religione. Pertanto, il
termine “Repubblica Islamica dell”Iran” può essere inteso come
“Repubblica Rivoluzionaria dell”Iran”; un”interpretazione contro la
quale lotta il rappresentante della fazione filo-USA del clero sciita, sceicco
Hassan Rohani.

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Il progetto dello
sceicco Hassan Rohani

Dopo la rivoluzione khomeinista, l”Iran sostiene tutti i movimenti
anti-imperialisti del Vicino Oriente, a prescindere dalla religione dei loro
membri. Tuttavia, questa politica è stata fortemente contestata dalla
“rivoluzione verde” del 2009. All”epoca, il candidato
“modernista” Mirhossein Moussaoui, dichiarò durante la sua campagna
elettorale che, pur accogliendo con favore la resistenza di Hamas e Hezbollah,
non spettava agli iraniani pagare per i loro armamenti né per la ricostruzione
della Palestina e del Libano. Una volta eletto, nel 2013, il nuovo presidente
sceicco Hassan Rohani ha incuriosito i commentatori brandendo una chiave e
lasciando intendere che avrebbe messo il Tesoro iraniano a servizio del suo
popolo, piuttosto che dedicarlo a finanziare rischiosi movimenti di Resistenza
dei quali alcuni non sono nemmeno sciiti. Tuttavia, il popolo iraniano prestava
poca attenzione a questa controversia, che ha erroneamente considerato come
roba da politicanti.

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Dopo la sua elezione, lo sceicco Rohani ha sollevato una vasta speranza nel
suo paese, poiché i suoi elettori erano convinti che avrebbe raggiunto un
accordo con gli Stati Uniti e l”Unione Europea che avrebbe messo fine alle
“sanzioni” e avrebbe così migliorato il loro potere d”acquisto. Oggi,
l”Iran ha riacquistato la capacità di vendere il suo petrolio sul mercato
internazionale e dispone quindi di valuta estera. La valuta nazionale, il rial,
si è ormai stabilizzata.

Veniamo ora alla conclusione: lo sheikh Rohani ha segretamente negoziato un
accordo con Washington e Bruxelles che dovrebbe rendere presto di pubblico
dominio [1]. E questo accordo va ben oltre i propositi di Hossein Moussaoui di
cinque anni fa. Si tratta, né più né meno, di far ribaltare la posizione
dell”Iran verso il campo occidentale, nonostante il suo recente ingresso nella
Organizzazione di Cooperazione di Shanghai.

Secondo l”accordo, l”Iran consegnerebbe il suo gas all”Unione europea. In
questo modo, essa potrebbe liberarsi dalla sua dipendenza nei confronti della
Russia e lanciare una nuova Guerra fredda. Inoltre, questo gas verrebbe a
mancare alla Cina e al suo sviluppo [2].

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Il 24 settembre, lo sceicco Rohani era in trattative con il suo omologo
austriaco, Hans Fischer, a margine dell”Assemblea generale dell”Onu con l”Austria
che assicurava la gestione del gasdotto Nabucco. I due uomini hanno discusso
del finanziamento del collegameneto con i giacimenti di gas e di petrolio
iraniani, il cui costo dovrebbe raggiungere gli 8,5 miliardi dollari. Un
mega-progetto che dovrebbe generare parecchia corruzione.

L”accordo dovrebbe concludere la controversia sulla presunta bomba atomica
che, dal momento dell”elezione di Mahmoud Ahmadinejad nel 2005, l”Iran avrebbe
disposto nel giro di “qualche settimana”. [3]

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Il conflitto tra
filo-USA e anti-imperialisti

Contrariamente a un”idea semplicistica diffusa dalla propaganda atlantista,
la Rivoluzione Islamica non è stata fatta con il clero sciita, ma sia contro lo
Scià che contro di esso. Il clero qualificava perfino l”Ayatollah Khomeini come
“scismatico” prima di seguire il movimento popolare e, infine, unirsi
all”imam. I rapporti tra i rivoluzionari e il clero si inasprirono ancora
durante la guerra imposta da parte dell”Iraq: all”epoca, i Guardiani della
Rivoluzione, tra cui Mahmoud Ahmadinejad- constatarono che i figli degli
esponenti del clero erano assenti dal fronte.

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Per secoli, il clero sciita ha fatto uso e abuso del suo potere in Iran. La
rivoluzione dell”Ayatollah Ruhollah Khomeini era tanto una riforma dello
sciismo quanto una lotta di liberazione nazionale. Prima di lui, gli sciiti
iraniani piangevano molto la morte dell”Imam Ali; con lui, hanno cercato invece
di imitarlo per combattere l”ingiustizia.

In termini di costumi, se tutti difendono gli stessi principi, non lo fanno
nello stesso modo: sia il clero (di cui lo sceicco Hassan Rohani è ora il
rappresentante) sia le “Forze della Rivoluzione” (rappresentate in
particolare dai fratelli Larijani) sono a favore della coercizione, mentre gli
anti-imperialisti (di cui Mahmoud Ahmadinejad è il leader) sostengono il valore
dell”esempio. Così, il presidente Ahmadinejad entrò in conflitto con la polizia
del buocostume durante i suoi mandati presidenziali, e prese pubblicamente
posizione contro l”uso obbligatorio del velo per le donne e la forte
raccomandazione di avere la barba per gli uomini. Il conflitto divenne così
acuto che i dipendenti dell”ufficio del presidente furono arrestati e
imprigionati per diversi mesi per “stregoneria” (sic).

La Guida Suprema, l”Ayatollah Ali Khamenei, che è un discepolo prediletto
dell”Ayatollah Ruhollah Khomeini, dispone di poteri superiori a quelli del
presidente della Repubblica, ma può intervenire solo di rado. Negli ultimi
anni, ha cercato di limitare le iniziative del turbolento Mahmoud Ahmadinejad e
di costringerlo a mantenere la sua alleanza con i fratelli Larijani. Il
presidente Ahmadinejad si è poi scontrato con lui, in particolare a proposito
della scelta del suo vicepresidente Esfandiar Rahim Mashaei, finalmente assurto
al rango di capo di gabinetto del presidente. In definitiva, l”alleanza tra i
Larijani e Ahmadinejad si è rotta in un clima deleterio di accuse pubbliche di
corruzione [4].

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La Guida Suprema ha favorito l”elezione dello sceicco Hassan Rohani
sperando così di segnare una pausa nel confronto con Washington. Ormai ritiene
che il nuovo presidente abbia attraversato la linea gialla e minacci l”ideale
rivoluzionario.

Reazioni al
progetto dello sceicco Hassan Rohani

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Più di un anno dopo la sua elezione, la popolarità dello sceicco Rohani sta
precipitando, essendo l”opinione pubblica divisa tra chi lo accusa di non aver
cambiato granché e chi lo accusa di promuovere una classe sociale a spese della
maggioranza. Ovviamente, se Mahmoud Ahmadinejad fosse autorizzato a presentarsi
alle prossime elezioni presidenziali, verrebbe eletto al primo turno. Tuttavia,
è dubbio che l”occasione si presenti. Nel 2013, al suo candidato, Esfandiar
Rahim Mashaei, è stato vietato di competere, mentre i sondaggi lo davano
vincitore al secondo turno. Tutto sarà fatto dunque per impedire ad Ahmadinejad
di partecipare alle elezioni del 2017.

In ogni caso, l”ex presidente non è mai stato così attivo come oggi.
Mobilita il suo campo e sembra certo di poter prevenire il ribaltamento
dell”Iran verso il campo atlantista. Segno della sua probabile vittoria, la
Guida Suprema ha consentito ai suoi sostenitori di organizzare una conferenza
internazionale anti-imperialista alla quale si era opposto lo scorso anno [5].
L”Ayatollah Ali Khamenei si è anche fatto rappresentare. Dovrebbe dunque porre
il suo veto al progetto Rohani.

Per i discepoli di Khomeini, il progetto equivarrebbe ad annichilire la
Rivoluzione e tornare all”epoca dello Scià. L”Iran rinuncerebbe alla sua
influenza politica e si dedicherebbe al commercio internazionale. Sul piano
interno, questo significherebbe ancora opulenza per i leader, ma non
necessariamente per la popolazione. Per inciso, i popoli del Vicino Oriente che
accumulano vittorie su Washington, Londra e Tel Aviv, soprattutto in Libano,
Gaza, Siria e Yemen, saranno di nuovo progressivamente orfani e indigenti.

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Il “Piano
B” degli Stati Uniti

Nel probabile caso – salvo il caso di una morte prematura della Guida
suprema – di una sconfitta del piano Rohani, Washington continua a preparare il
suo “Piano B”: una vasta destabilizzazione del paese, molto più
potente di quella del 2009. All”epoca, si trattava di far credere a brogli
delle elezioni presidenziali che sarebbero state vinte dai filo-USA. [6]

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Questa volta dovrebbe trattarsi di un remake della pseudo-rivoluzione
siriana del 2011.

Da cinque anni in qua Washington ha creato e sta creando più di 70 canali
televisivi satellitari in lingua farsi, sebbene questa lingua non abbia più di
circa 100 milioni di parlanti in tutto il mondo, di cui 80 milioni in Iran.
Ogni alleato degli Stati Uniti è stato sollecitato dall”Unione Europea alla
Corea del Sud, affinché trasmettesse programmi destinati agli iraniani. Se
tutti questi media arrivassero a trasmettere nello stesso tempo una falsa notizia,
questa sembrerebbe certa agli iraniani, molti dei quali si sono allontanati
dalle televisioni nazionali, che giudicano troppo militanti o troppo puritane.

Inoltre, nessuno sa chi sia il responsabile in Iran della censura di
Internet. Per prevenire la diffusione della pornografia, tutti i video sono
inaccessibili e così anche una gran quantità di siti. Tuttavia, ogni iraniano
si è dotato di un proxy che gli permette di aggirare la censura. L”unico
risultato di questa pratica è quello di screditare lo Stato; una situazione che
non mancherà di essere utilizzata dagli Stati Uniti.

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Pertanto, si può prevedere che in caso di sconfitta dello sceicco Hassan
Rohani, Washington lancerà false notizie alle quali il pubblico crederà. Con le
tecniche digitali, è possibile dare a vedere eventi di attualità fittizi, come
è stato sperimentato in Libia (con la caduta della
Jamahiriya diffusa con quattro giorni di anticipo per demoralizzare
la popolazione) e in Siria (con le numerose manifestazioni che tutti hanno
visto, ma che non sono mai esistite).

Il rifiuto del progetto Rohani non farà altro che dare il segnale di un
nuovo confronto.

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NOTE:

[1] «L”abdicazione dell”Iran», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire,
2 dicembre 2013.

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[2] «La geopolitica dei gasdotti ad un punto di svolta»,
di Melkulangara K. Bhadrakumar , Traduzione VociDallaStrada.com, Asia Times
Online, Rete Voltaire
, 5 febbraio 2010. «Iran, la battaglia dei gasdotti», di Manlio Dinucci, Il
Manifesto
, Rete Voltaire, 9 marzo 2012.

[3] «Chi ha paura del nucleare civile iraniano?»,
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 4 luglio 2010.

[4] «Ahmadinejad, l’inaffondabile», di
Thierry Meyssan, Al-Watan (Syrie), Rete Voltaire, 21 febbraio
2013.

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[5] La conferenza New Horizons si è svolta dal 29 settembre al 1° ottobre
2014 a Teheran in un clima di unità nazionale. L’ayatollah Abbas Hosseini
Qaem-Maqami, Said Jalili (che si era presentato alle elezioni presidenziali
contro Hassan Rohani) e Mohammad-Javad Larijani hanno partecipato alla sua
apertura.

[6] «La CIA e il laboratorio iraniano», «Perché dovrei disprezzare la scelta degli Iraniani?», «Fallisce in Iran la ‘rivoluzione colorata’», di Thierry Meyssan,
Rete Voltaire, 20, 22 et 30 giugno 2009. «Iran: la balla dell’ ‘elezione
rubata’», di James Petras, Traduzione di Belgicus (Eurasia), Rete Voltaire,
1° luglio 2009.

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Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente in
versione araba sul quotidiano“Al-Watan”(Siria), in versione
tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja
Pravda”
, in inglese su “Information Clearing House”,
in francese sul “Réseau Voltaire”.

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Thierry
Meyssan, 6 ottobre 2014.

Traduzione
per Megachip a cura di Matzu Yagi.

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