'I negoziati segreti di Washington con L''Avana e Teheran'

'Washington sa che Cuba e Iran non si sconfiggono con l''isolamento diplomatico e la guerra economica: si prepara ad altro tipo di scontro. [Thierry Meyssan]'

'I negoziati segreti di Washington con L''Avana e Teheran'
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21 Dicembre 2014 - 00.06


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°110

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di Thierry Meyssan.


L”annuncio del
ripristino delle relazioni diplomatiche di Washington con L’Avana
prefigura quello dei rapporti con Teheran. Gli Stati Uniti non hanno
abbandonato le loro ambizioni imperialiste e questi due Stati non
hanno rinunciato al loro ideale rivoluzionario. Tuttavia,
pragmaticamente, Washington riconosce che Cuba e l”Iran non saranno
sconfitti dall”isolamento diplomatico e dalla guerra economica: si
prepara a un altro tipo di scontro.

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Visita
ufficiale di Mahmoud Ahmadinejad a Raúl Castro (gennaio 2012).

Il
contemporaneo annuncio da parte di Barack Obama e Raúl Castro del
ripristino delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba ha
molto sorpreso in Europa. Come di consueto, Washington negoziava
segretamente con il proprio avversario imponendo al contempo all’UE
di applicare sanzioni che si affretterà a togliere per prima, a
proprio vantaggio.

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Da
due anni il presidente Obama sta cercando di smorzare i conflitti tra
il suo Impero e gli Stati che gli resistono: Cuba in America Latina,
l”Iran nel “Medio Oriente allargato”. Bisogna infatti prendere
atto che le sanzioni unilaterali − autentici atti di guerra
economica − prese da Washington ed estese ai suoi alleati non
funzionano più. Cuba, come la Repubblica Islamica dell”Iran, hanno
sofferto notevolmente ma non hanno smesso di resistere.

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Mezzo
secolo di lotta

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Durante
la Guerra Fredda, Cuba si impegnò contro la politica di apartheid
che il Sudafrica voleva estendere ai suoi vicini. Il regime bianco di
Pretoria era allora sostenuto da Stati Uniti e Israele. L”esercito
cubano si schierò in Angola e Namibia fino alla conclusione di un
accordo di pace nel 1988. Fidel Castro fu quindi in grado di
ostacolare un”ideologia che divideva l’umanità in due: i padroni e
gli schiavi. Tuttavia ci vollero altri tre anni prima che il regime
dell’apartheid sudafricano fosse smantellato e Nelson Mandela
diventasse il presidente del popolo sudafricano riunificato.

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Allo
stesso modo, la Repubblica Islamica dell”Iran si impegnò contro la
politica di apartheid che Israele ha intenzione di estendere ai suoi
vicini. Fin dalla sua proclamazione illegale nel 1948, il regime
sionista di Tel Aviv è appoggiato dagli Stati Uniti e dal Regno
Unito e rivendica tutta la terra dal Nilo all”Eufrate. L’Iran
appoggia la Siria, Hezbollah e le organizzazioni della resistenza
palestinese. Sotto la presidenza di Mahmoud Ahmadinejad gli Stati
Uniti e Israele hanno subìto molte sconfitte, soprattutto in Libano,
Palestina, Siria e nello Yemen.

I
legami tra Sudafrica e Israele sono stati ampiamente documentati. I
due Stati hanno la stessa origine: l’Africa meridionale fu
organizzata dall’imperatore dei diamanti Cecil Rhodes − il
teorico del cosiddetto “imperialismo
germanico“ [1] − mentre Israele fu
concepito da un discepolo di Rhodes, Theodor Herzl, che seguì in
tutto e per tutto il modello rhodesiano. Nel 2002 la regina
Elisabetta censurò la pubblicazione della corrispondenza tra Rhodes
e Herzl, della quale si conosce solo la lettera pubblicata dal
secondo in una delle sue opere.

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I
legami tra la Rivoluzione cubana e la Rivoluzione Islamica sono
tenui. Certo, Ali Shariati − il pensatore che preparò la
rivoluzione iraniana − era il traduttore di Che Guevara in
persiano, ma i due Stati non strinsero mai legami politici
significativi. Sono rimasto sorpreso di constatare la loro reciproca
ignoranza parlando con i rispettivi leader. È vero che ci sono
differenze culturali che rendono difficili i contatti: la società
cubana è sessualmente ultrapermissiva mentre, al contrario, in
questo campo la società iraniana (ben prima della rivoluzione
islamica) è estremamente repressiva.

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Due
Stati rivoluzionari

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È
evidente che gli interessi degli Stati Uniti da un lato e di Cuba e
l”Iran dall”altro sono e rimarranno inconciliabili: non ci può
essere alcun compromesso tra imperialismo e nazionalismo. Tuttavia
questa situazione non impedisce di concordare dei cessate il fuoco
regionali. Peraltro la ripresa delle relazioni diplomatiche non
significa la soppressione completa degli “assedi economici”,
ciò che Washington chiama “sanzioni”, come se si trattasse
sempre di punizioni decise dal Consiglio di Sicurezza.

Attualmente,
dalla sinistra europea Cuba è considerata una dittatura, ma – al
contrario – dalla sinistra latinoamericana l”isola è riconosciuta
come un esempio di resistenza. Fidel Castro rifulge di un’aura di
liberatore ed esercita un”attrazione su tutto il continente
americano.

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Allo
stesso modo, la Repubblica Islamica dell”Iran è considerata un
regime medievale dalla sinistra europea, mentre è l”alleato
indispensabile di qualsiasi movimento di resistenza nel Medio Oriente
allargato. Tuttavia, se Ahmadinejad godeva di larga popolarità, la
Guida Suprema Ali Khamenei è meno conosciuto all”estero.

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In
entrambi i casi, questi Paesi sono stati vittime della loro immagine:
così Cuba è definita “comunista”, ma Fidel Castro non lo era
prima della sua vittoria; era suo fratello Raúl che militava nel
partito comunista.

Analogamente, Che Guevara era contrario al modello
economico sovietico e lo scrisse prima di dimettersi dal suo incarico
di ministro dell”Industria e poi andare a combattere in Congo al
fianco di Laurent-Désirée Kabila.

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Poiché
l”Iran si è proclamato Repubblica Islamica, in genere si capisce che
è di religione musulmana, ma Ali Shariati garantiva che l”Islam è
un processo rivoluzionario e che tutti i rivoluzionari del mondo sono
musulmani quando combattono per la giustizia. Del resto, l”Iran
sciita intervenne ugualmente in Africa e appoggiò… il cristiano
Laurent-Désirée Kabila quando salì al
potere.

In
entrambi i casi la storia ricorderà che si trattava di Stati
rivoluzionari, ma le rivoluzioni − quando succedono e quando
riescono ad affrancare gli uomini − sono accettate soltanto quando
sono finite e se non costituiscono pericolo per nessun privilegio.

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La
strategia di Washington

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Per
gli Stati Uniti c’erano contemporaneamente l”urgenza e la
possibilità di interrompere i propri conflitti con le resistenze
cubana e iraniana. Il reinvestimento statunitense in America Latina e
lo spostamento delle truppe americane dal Medio Oriente allargato
verso l”Estremo Oriente era bloccato; inoltre era necessario trovare
una soluzione prima del Summit delle Americhe (che si terrà
nell’aprile 2015). Infatti, dietro la spinta del presidente
ecuadoriano Rafael Correa, Panama – che ospiterà il summit − ha
invitato Cuba per la prima volta: Barack Obama incontrerà dunque il
suo avversario Raúl Castro. Senza parlare del fatto, estremamente preoccupante per i militari statunitensi, della riapertura di una base di spionaggio elettronico russa a Lourdes (a sud dell”Avana). Allo stesso modo, gli Stati Uniti non
possono sperare di creare tre Stati indipendenti in Iraq senza il
consenso iraniano.

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Ultima
osservazione: il cessate il fuoco con Washington è particolarmente
pericoloso. Gli Stati Uniti non vogliono smettere di cercare di
destabilizzare questi Stati rivoluzionari, ma d’ora in poi vogliono
farlo con un accesso all”interno. Né Cuba né l”Iran potranno più
monitorare i molti americani che verranno in quei paesi per lavoro o
per turismo. Nei prossimi due anni la CIA non mancherà di tentare
rivoluzioni colorate .

Proprio
in questo la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Washington e
L”Avana prefigura quella tra Washington e Teheran.

NOTA

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__________________

[1] Rhodes
parlava di «imperialismo germanico» per definire l”impero
britannico: effettivamente i sovrani del Regno Unito sono germanici.

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Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”(Siria),
in versione tedesca sulla 
“Neue
Reinische Zeitung”
, in lingua
russa sulla 
“Komsomolskaja
Pravda”
, in inglese
su
“Information Clearing House”,
in francese sul 
“Réseau
Voltaire”
.


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Thierry
Meyssan, 20 dicembre 2014.


Traduzione
a cura di Emilio M. Piano
.

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