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I prossimi due anni americani

Cosa significano i risultati delle elezioni di mid-term di ieri? Dipende dal punto di vista. Fin qui il punto di fuga era sulle elezioni di mid-term, da oggi è sulle presidenziali del 2020. [P. Fagan]

I prossimi due anni americani
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7 Novembre 2018 - 11.01


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di Pierluigi Fagan.

 

Cosa significano i risultati delle elezioni di mid-term di ieri? Dipende dal punto di vista, anche se a prescindere dal punto di vista, così come fino ad oggi il punto di fuga era posto sulle elezioni di mid-term, da oggi in poi il punto di fuga diventano le elezioni presidenziali del 2020.

Quanto al punto di vista degli americani, significano due anni di guerriglia delle intenzioni con pochi effetti pratici se non la continuata “presa di potere” dei repubblicani sopra le cariche fondamentali in cui si articola la macchina del potere, nomine che rimangono in capo al presidente ed al Senato (in cui – tra l’altro – i repubblicani rinforzano la maggioranza).

I “pochi effetti pratici”, saranno il risultato di una Camera in guerriglia permanente con il presidente, tale per cui le principali leggi che hanno effetti pratici non potranno esser ratificate. Guerriglia e non guerra perché l’affermazione democratica è stata moderata e quindi ai democratici non converrà alzare troppo i toni mentre – nei fatti – Trump non potrà legiferare su nulla di significativo, rimandando continuamente la colpa di ciò a gli stessi democratici.

Ne viene fuori un assetto per cui i fatti staranno a zero e le chiacchiere (polemiche, accuse, commissioni d’inchiesta) a mille.

Buono per i giornali, per i commentatori, per lo stesso Trump che sappiamo esser di natura più un pubblicitario che un ingegnere ed anche perché non ci sono ragioni per paventare il temuto sfaldamento del consenso interno al suo partito che dovrà continuare a marciare compatto verso la rielezione del 2020. Come ricordava ieri Alberto Negri citando Frank Zappa: “La politica in Usa è la sezione di intrattenimento dell’apparato militare-industriale”. Grande spettacolo quindi per due anni, gran polverone, pochi feriti, nessun morto.

Quanto al punto di vista Resto del Mondo, tutto ciò che Trump non potrà fare all’interno verrà fatto all’esterno, poiché in termini di politica estera le sue prerogative rimangono intatte. Ed essendo l’unica parte in cui può agire, diventerà la vetrina delle sue credenziali per esser rieletto stante che comunque gli americani (come tutti del resto) sono più sensibili alle questioni interne che a quelle esterne. Ci si può quindi aspettare un Trump particolarmente protagonista che vuole dimostrare cosa può fare quando è messo nelle condizioni di fare.

Questo si traduce in continuità della strategia estera, sia in Medio Oriente (Isr+AS vs Iran) che in Asia (dove oltre alla serrata dialettica con la Cina si potrebbe aprire la possibilità di estendere gli accordi di libero scambio sul modello concordato con Canada e Messico -USMCA ex NAFTA- a gli ex TTIP). Altrettanto in Europa dove la strategia divide et impera continuerà spingendo sempre più Macron e Merkel l’uno nelle braccia dell’altra col punto interrogativo sul cosa farà Merkel dopo che verranno eletti i vertici della CDU a dicembre (personalmente credo che si dimetterà e si renderà libera per sostituire Juncker alla Commissione dopo le elezioni di maggio). Quanto alla Russia non sono in grado di dire. Sono convinto che la strategia Trump originaria fosse quella di provare a dividere Russia e Cina o quantomeno offrire una sponda a Mosca e sappiamo che “deep state” e democratici non vogliono questo in nessun modo. Riprendere questa linea nei prossima due anni significa dare ulteriore carte alla polemica interna aizzando contro di sé tutte le bande armate imperiali, di contro è questa forse la più decisiva azione strategica (assieme al contenimento e pressione sulla Cina e sfaldamento dell’Europa unita) che potrebbe connotare i suoi prossimi due anni di presidenza magari rimandando la ratifica di eventuali accordi decisivi al dopo rielezione 2020. Un protagonismo stars and stripes (promozione dell’interesse americano che unisce e compatta) all’esterno gli permetterà anche di ricucire gli strappi interni per cui aspettiamoci molta carne al fuoco.

Comunque, l’anatra zoppa interna sarà gallo da combattimento all’esterno quindi abbiamo altri due anni di frizzante geopolitica di transizione multipolare da analizzare e commentare.

 

 

Fonte: https://www.facebook.com/pierluigi.fagan/posts/10216428917971093

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