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Il ritorno di Bisanzio sotto l'egida di Putin

In due quadranti si stanno vivendo scosse geopolitiche fortissime che investono a pieno la Libia. Un raggio di profondità strategica che raggiunge Africa, Europa, Turchia e Russia

Il ritorno di Bisanzio sotto l'egida di Putin
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20 Dicembre 2019 - 12.04


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di Giuseppe Masala.

Non si può comprendere a pieno la crisi libica senza inquadrare geograficamente il contesto. La Libia è incastonata tra due linee di falda fondamentali: da un lato la linea di falda plurimillenaria che divide il Mediterraneo nella sua parte orientale e nella sua parte occidentale sin dall’epoca dell’imperatore Teodosio e dall’altro lato la linea di falda che divide l’Africa nera dall’Africa mediterranea e che vede nel libico Fezzan il suo Vallo libico che divide il Sahel dalla sponda sud del Mediterraneo.

Entrambi questi due quadranti stanno vivendo scosse geopolitiche fortissime che investono a pieno la Libia. Il quotidiano dei vescovi l’Avvenire (ormai uno dei pochi giornali che fa informazione seria in politica estera) ci informa che ormai tra Russia e Francia è in corso una vera e propria guerra per procura per il controllo di quello che fu il vecchio impero coloniale francese. Migliaia di mercenari della compagnia di ventura russa Wagner sono dislocati in tutti i paesi del Sahel (Mali, Chad e Niger) e tentano verosimilmente su ordine del Cremlino di scalzare i francesi dall’area. Si può parlare più precisamente di una vera e propria campagna d’Africa di Putin lanciata oltre un anno fa e che ha visto prima la Repubblica Centroafricana entrare nell’orbita del Cremlino e poi piano piano vedere dilagare le truppe russe prima in Mali, Sudan, Madagascar e poi la compagnia di ventura Wagner in tutti i paesi del Sahel. La Francia è in evidente difficoltà a rintuzzare l’espansione dell’influenza russa nell’area anche perchè gli americani ormai stanno tirando i remi in barca e non forniscono supporto.
Sull’altro quadrante vediamo riemergere una sorta di Impero di Bisanzio che ha nella Siria ormai protettorato russo e nella Turchia in via di uscita dalla Nato i suoi perni fondamentali.
In Libia vediamo un riavvicinamento francese ad Al-Sarraj e ai tripolini alleati degli italiani e dei turchi dopo che i francesi si sono accorti che il Maresciallo bengasino Haftar è ormai in mano dei russi. Dunque un Europa più unita e che tenta di parlare con una voce sola ma ormai quasi afona ed ininfluente. Molto probabilmente un accordo tra turchi (alleati di al-Sarraj) e Russia (alleata di Haftar) si troverà all’interno di un accordo complessivo sul Mediterraneo occidentale. L’Occidente si sta già attestando sui nuovi confini con la costruzione della nuova base navale americana ad Alessandropoli e il potenziamento delle basi americane a Creta. Evidentemente l’Occidente considera già persa la Turchia con le sue basi Nato.
Ma le scosse telluriche di questo stravolgimento degli equilibri arriva fino al centroeuropa: l’Impero tedesco seguirà il Sultano della Sublime Porta suo alleato secolare e la Russia (con la quale fa affari sfavillanti a partire dall’inviso agli americani North Stream 2) o rimarrà ancorata all’Occidente? Questo sarà il punto geopolitico e diplomatico dirimente dei prossimi dieci anni.
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