Il caso Ahmadinejad: le frasi sognate da Forbice

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7 Giugno 2008 - 07.16


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di Pino Cabras.

L”indescrivibile Aldo Forbice, buon ultimo, ha anche lui detto la sua su Mahmud Ahmadinejad. Non lo ha fatto nella sua solita trasmissione radiofonica Zapping, quella dove sforbicia rudemente le telefonate sgradite degli ascoltatori.
Il Forbice-pensiero sulle frasi del presidente iraniano fa invece capolino nella sua rubrica – intitolata anch”essa Zapping, con uno slancio di originalità di quelli che fanno rischiare l”ernia – sulle pagine della catena di quotidiani «Epolis». Sotto il titolo del 6 giugno 2008 (Ahmadinejad e il potere del dio denaro), la rubrica di Forbice lamenta che l”uomo di Teheran al Tg1 «ha trovato lo spazio di ripetere, senza contraddittorio, i suoi deliranti monologhi sulla “necessità” di portare avanti il programma nucleare, sulla negazione della Shoah e su Israele che “deve essere cancellata dalle carte geografiche” (anche perché “l”ho promesso a Khomeini sul letto di morte”).»
Alt.

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Analizziamo le affermazioni di Forbice.
Tralasciamo anche le doglianze per il mancato contraddittorio. Il contraddittorio lo fa il giornalista, se fa bene il suo mestiere. Altrimenti per ogni esternazione di una persona pubblica dobbiamo pensare di allestire lì per lì un dibattito con un omologo. Ahmadinejad un dibattito TV con Bush lo ha anche richiesto, ma non aspettatevi di vederlo nei prossimi cento anni. In realtà nella “lingua di legno” dei giornalisti-propagandisti, l”«assenza di contraddittorio» è uno marchio riservato solo alle posizioni eccentriche rispetto al loro sistema di propaganda.
Poi, perché definire «deliranti» le posizioni in tema di nucleare? Si può anche dubitare che quel programma abbia una destinazione unicamente civile, ma non si può certo definire un delirio il modo in cui la cosa è stata argomentata dal presidente dell”Iran. Se tanto mi da tanto, anche Scajola ha fatto «i suoi deliranti monologhi sulla “necessità” di portare avanti il programma nucleare». Ma Forbice questo non lo dice.
Di sicuro il discorso ambiguo del presidente iraniano sulla Shoah urta le nostre consapevolezze acquisite sulla storia europea, e giustifica le reazioni più aspre. Ma non è diverso da quanto hanno detto per decenni i vertici iraniani. Dove sarebbe la novità, l”allarme rosso?
Ma poi torniamo sempre lì. Torniamo alle frasi raccolte con tanto di virgolette da citazione autentica. Finiamo sempre su Israele che “deve essere cancellata dalle carte geografiche”. Forbice ci dice che Ahmadinejad ha detto quelle esatte parole, durante un Tg1 che milioni di noi hanno seguito, solo che lui ci deve ristrutturare il ricordo, magari accostando questa ferrea citazione al tocco impressionistico della promessa in limine mortis all”Imam.
Per grande sfortuna di Aldo Forbice esiste una trascrizione completa dell”intervista di Tiziana Ferrario a Mahmud Ahmadinejad. La si può leggere QUI. Nessun accenno a carte geografiche: «quello che ho detto sul regime sionista era più che altro un annuncio. Cioè annunciavo che questo regime presto si disintegrerà e crollerà. Ci sono decine di motivi.» Ahmadinejad fa una lunga tiritera sul ruolo di Israele. Non la condivido affatto, ma la considero con attenzione, per capire, per vedere se ci sono pericoli in quel ragionamento. Ne vedo molti, ma non vedo minacce concrete che possano giustificare un allarme militare straordinario. Tanto più che c”è una frase che spiega ancora: «Qualunque missione che abbia avuto questo regime, è arrivata alla fine. Ci sarà una implosione. Noi sappiamo. Anche loro sanno bene, che il regime esploderà da dentro.» Da dentro. Non sono le dichiarazioni di un pianificatore militare. Sono gli auspici di un discutibile politico populista che non ha nemmeno poteri sulle forze armate né può dichiarare guerra. Ma tutto questo Forbice non lo dice. Cosa dice invece? «L”ho promesso a Khomeini sul letto di morte». E sì, questa è una frase sua, di Forbice, non del politico persiano, che al Tg1 non ha detto nulla di simile. Forse è Forbice che promette incubi sul letto dei sogni. Forse dormiva.

 

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