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Piero Calamandrei (nel libro Elogio dei giudici scritto da un avvocato) racconta di un miliardario che non riesce a fermare il processo contro suo figlio, che con l”auto ha sfracellato contro un muro un povero passante. Al difensore il miliardario raccomanda ripetutamente di non guardare a spese, purché cessi lo “sconcio” del processo. L”avvocato cerca di spiegargli che «la giustizia non è una merce in vendita» e che …
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«quel giudice è una persona per bene.». Allora il miliardario salta su sdegnato: «ho capito. lei non me lo vuol confessare: abbiamo avuto la sfortuna di cadere in mano di un giudice criptocomunista».
Non si tratta (solo) di un eccesso di servilismo, a cui pure troppa parte della stampa scritta e parlata ci ha da tempo abituati. Siamo a una svolta di sistema. La maggioranza di governo, il suo leader e i suoi cortigiani valutano sempre più la giustizia con il metro della utilità : «è giusto non ciò che rispetta le regole ma ciò che conviene». E, coerentemente, non badano ai mezzi per ottenere decisioni utili. Indipendentemente dal fatto che siano giuste e conformi alle regole. Dopo il rifiuto di sottoporsi al processo siamo alla delegittimazione del giudice e alla intimidazione di tutti i magistrati che dovranno occuparsi in futuro di vicende analoghe.
Il salto di qualità è evidente e non può restare senza risposta da parte di tutti i cittadini onesti.
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