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In pochi sanno che Vito Mancuso, prima di diventare un famoso teologo, editorialista su «la Repubblica» e docente presso la Facoltà di Filosofia dell”Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – un istituto laico diretto dal filosofo e politico Massimo Cacciari, ma messo in piedi da un prete, l”ultraottantenne don Luigi Verzé - era stato per poco più di un anno sacerdote e parroco.
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Ma che quella veste gli stava stretta e ben presto, in accordo con l”allora cardinale di Milano Carlo Maria Martini, si mise umilmente a studiare teologia a Napoli con Bruno Forte, altro illustre teologo italiano, nonché vescovo di Chieti. Fino a giungere a una cattedra nell”unica Università laica italiana dove è una sorta di “libero pensatore” su Dio e sul destino della nostra anima.
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Mancuso, lei è diventato famoso per il libro “L”anima e il suo destino“, che presto è diventato un best-seller e un caso editoriale che ha acceso ampi dibattiti. Si è mai chiesto perché? Se l”aspettava? Come mai questo argomento dell”anima e della morte affascina e spaventa ancora oggi così tante persone?
«Innanzitutto nessuno si aspettava il successo di questo libro, né l”editore né lo stesso autore, cioè il sottoscritto.
Naturalmente un successo così clamoroso – che continua a presentarsi, perché continuo a ricevere attestazioni di lettori, inviti così via – mi ha portato a chiedermi come mai. Ritengo che le ragioni possano essere queste:
1 – il tema dell”anima è un tema che più intimo di così è difficile pensarlo: mancava però da parecchio tempo un trattato sistematico a riguardo.
2 – il trattato che io ho presentato si è caratterizzato per un forte dialogo con la scienza e con la filosofia. Il libro, dal punto di vista teoretico, ha contribuito a svecchiare il concetto di anima da un certo qual alone di poeticità e di incredulità .
3 – lo stile con cui il libro è scritto. Mi sono sforzato di renderlo il più possibile non dico divulgativo ma accessibile ad ogni tipo di lettore, anche proveniente da altra formazione culturale. Mi spiego meglio: molto spesso i filosofi scrivono per i filosofi, i teologi per i teologi. Io invece ho voluto scrivere per ogni persona mediamente colta, di modo che questa persona già esperta nel suo ambito potesse entrare anche nel mio. Parecchi lettori di questo libro sono di estrazione scientifica: ancora l”altro giorno, ad esempio, a Bologna il direttore dell”Istituto di astrofisica mi diceva quanto questo libro l”abbia interessato. Sarò a Foggia ad un seminario sulle neuroscienze, anche lì scaturito da questa mia opera. Questo per dire delle due attestazioni di questa settimana. ma non passa settimana che dal mondo scientifico non riceva delle testimonianze di gradimento rispetto alle argomentazioni e alla metodologia che ho sviluppato, quindi allo stile.
4 – la critica a dei dogmi consolidati. Io vedo e percepisco un forte disagio, da parte della coscienza credente contemporanea, rispetto al patrimonio dottrinale.
Il ritrovare argomentate in modo chiaro, organico e sistematico in questo mio libro certe obiezioni che, grosso modo, ciascuno sentiva e sente dentro di sé, tutto questo è stato una specie di festa della ragione per molti.»
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Tutto ciò a quale prezzo? Con quale fatica?
«Tutte le cose grosse cambiano la situazione precedente. Questo successo mi ha creato vantaggi e nello stesso tempo svantaggi.
Ho meno tempo a disposizione per la tranquillità , per lo studio, la famiglia, per la meditazione, debbo lottare contro una serie di richieste e sollecitazioni e così via; d”altro lato le sollecitazioni e le richieste riescono anche ad arricchire gli incontri e le possibilità . Grazie alla possibilità di esprimere il mio pensiero, io oggi scrivo in prima pagina su «Repubblica». Ci sono dunque vantaggi e svantaggi della cosa, e la sapienza di un uomo consiste sempre nel riuscire a trovare il giusto equilibrio.»
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Si è creato anche dei nemici?
«Non esiste azione che incida nel mondo senza creare da un lato amici, mentre dall”altro crea nemici. Ciò è inevitabile in tutte le cose umane. Non c”è azione del mondo che entri nel mondo, che in qualche modo incida nel mondo, lo modifichi. e che in qualche modo non provochi una azione e, come tale, una reazione. Questo lo insegna già la fisica newtoniana, questo avviene anche nel mondo umano. Quindi tanti amici da un lato e tanti nemici dall”altro, ciò è del tutto evidente.»
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Qualche lingua malevola dice che lei ha inventato una sorta di “teologia per casalinghe”. Ritiene che la teologia debba rimanere nei “sacri palazzi” dei seminari e del Vaticano oppure più divulgata tra il popolo semplice?
«È la prima volta che sento l”espressione “teologia delle casalinghe” che per me, sia chiaro, non è un”offesa. Il fatto di riuscire a parlare a biochimici, ad astrofisici, a matematici, a fisici, a medici, a giuristi (come mi viene frequentemente riconosciuto), ed al contempo riuscire anche a parlare alle casalinghe beh, per me è una operazione della quale probabilmente la filosofia potrebbe anche fare a meno, ma la teologia no.
E la teologia cristiana ha da sempre, come compito specifico, quello di riuscire ad essere universale, ad essere la più semplice e al contempo la più profonda possibile. Riuscire a trovare profondità e semplicità è una grande e difficilissima operazione spirituale. E io non so se ci sono riuscito!
Se è vero quello che dicono alcuni, cioè che faccio “teologia delle casalinghe”, e se è vero quanto ciò di cui ho attestazione quotidiana per via degli inviti nelle università di stampo scientifico, probabilmente ci sono riuscito e questo per me è il massimo. Uno dei limiti della teologia contemporanea è che sia fatta con un linguaggio per pochi iniziati, chiusa all”interno del circolo accademico: si scrive per gli studenti, si formano studenti, tra quei cento studenti ce n”è uno, due, tre che a loro volta scrivono e formano altri e via così! È un circolo chiuso che forma se stesso e va bene, se si vuole essere felici di questa cosa si accomodino. Mi sembra che il mondo semplicemente vada da un”altra parte».
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Come vede oggi la Chiesa cattolica? Chi è oggi, secondo lei, il cattolico adulto criticato anche da papa Ratzinger di recente?
«Come da sempre ci sono cattolici di tutti i tipi. Questa è una caratteristica del cristianesimo, una caratteristica che esiste da sempre. Così come ci sono diverse tipologie di credenti, ci sono sempre state, ci sono oggi e ci saranno sempre.
Lei mi chiedeva del “cristiano adulto”: egli è semplicemente un cristiano che vuole, da un lato, continuare a credere in Dio con forza, cioè in un fondamento razionale ed eterno del mondo, della priorità e validità della giustizia del Bene, dell”Essere rispetto al nulla, al male, al nichilismo. Il cristiano adulto vuole continuare quindi a nutrire questa speranza in modo che sia, come diceva Dietrich Bonhoeffer, «fedele al mondo».
Cosa vuol dire oggi essere fedele al mondo, a questo mondo moderno? Significa per me sostituire il principio di autorità con un altro principio che chiamo di autenticità , questo è il punto.
Non si tratta più di continuare a coltivare la fede in nella maniera del “è stato detto che è così”, “ipse dixit”, sta scritto che è così e quindi io debbo conformare la mia mentalità e la mia dottrina a quanto è stato stabilito altrove e da altri prima di me. Al contrario devo tener presente la dottrina, tenere presente la realtà , l”esperienza, e creare una sintesi delle cose che sia la più possibile vera, autentica, fondata innanzitutto dentro me stesso. Questa è la maturità del cristiano».
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Non ha paura di essere richiamato e che i suoi libri finiscano, per così dire, all”Indice?
«Guardi io ho un solo padrone: il mio unico padrone è la mia coscienza di fronte al Signore, di fronte a Dio, di fronte alla Verità .
Questo è quello che voglio fare con il mio pensiero, con i miei scritti, con la massima serenità possibile, senza rancore, senza nemici. Perché il vero uomo spirituale non ha nemici. Io mi sforzo quotidianamente di vivere questa dimensione dello Spirito e quindi non ho nemici. Ho, come dire, assunto la missione di servire – con tutta l”onestà intellettuale di cui sono capace, magari non è molta – l”idea di Dio, l”idea del Bene, l”idea della Verità cristianamente connotata: Dio, Verità e Bene mediati dalla figura e dall”insegnamento di Gesù. Ecco, voglio servire questa idea nell”oggi a confronto con la tempesta speculativa, di sabbia nichilista dentro cui siamo tutti quanti immersi.
Se poi questo mi comporterà alcune censure e così via, non mi interessa, non cerco né applausi, né titoli, né di evitare censure. Non cerco nulla, cerco di servire la mia coscienza, la Verità e il Bene nelle anime altrui.
Debbo dirle, concludendo, che una delle cose di cui veramente gioisco è quando la gente mi scrive (e lo fa spessissimo) dicendo che grazie al mio lavoro per molti la dimensione spirituale si è rafforzata.
Questa è per me la cosa che mi ripaga e che vado cercando: quella di ridare fiducia al vivere oggi, la fiducia teologale propria del senso della fede, la fiducia nella vita, nella bontà della vita. Che poi vuol dire credere in Dio, altrimenti che cosa vuol dire credere in Dio? È esattamente avere fiducia nella sensatezza, nel Bene, nella giustizia della vita. Ed io questo intendo fare. E poi i posteri giudicheranno, che le debbo dire!»
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