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ROMA – E” un passaggio lampo, quello del ddl intercettazioni al Senato.
Dopo una mattinata di inutile ed infruttuoso confronto in Commissione, il provvedimento “blindato” da Berlusconi all”Ufficio di presidenza del Pdl, approda a Palazzo Madama dove il ministro Elio Vito annuncia il colpo di coda del governo: si va avanti con la fiducia.
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L”esponente dell”Esecutivo, responsabile dei Rapporti con il Parlamento, sollecitato dalla presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro, offre persino una rivelazione del tutto inedita. A porre la questione di fiducia “siamo stati autorizzati dal Cdm del 25 maggio scorso” dice Vito. Fatto, questo, che smentisce in un sol colpo quanto dichiarato nei giorni scorsi da Umberto Bossi e dallo stesso ministro Alfano, il quale aveva escluso l”ipotesi del voto di fiducia e in un passaggio, ricorda la senatrice Finocchiaro, “aveva anche escluso che il Cdm se ne fosse occupato”. Ma tant”è.
Il Senato voterà la fiducia nella tarda mattinata di giovedì, dopo le dichiarazioni di voto che cominceranno alle 11,30.
La stretta del governo, i dubbi del Colle, le critiche dei vescovi
L”annuncio del governo viene accolto dai fischi e dalle urla di sdegno della minoranza che, compatta, promette battaglia. Ma anche dal Quirinale arrivano segnali di preoccupazione, mentre persino i vescovi, dalle colonne del quotidiano l”Avvenire, definisco la blindatura del testo di legge “una pratica non consigliabile in democrazia”.
Ma di questo non si fa certo cruccio il Cavaliere, che in giornata ha addirittura annunciato: “Il ddl è un primo passo importante, cercheremo di migliorarlo più avanti perché la privacy deve essere garantita da uno Stato di diritto”. Anche perché, ha continuato Berlusconi dal palco dell”assemblea di Confartigianato, “solo una piccola lobby di magistrati e giornalisti è contraria alla legge sulle intercettazioni, la grandissima maggioranza italiana è stanca di non poter usare il telefono per tema di essere spiata”.
Le “barricate” dell”opposizione: dal ricorso alla Consulta alla via referendaria
Intanto la minoranza, unita nel segno del no alla legge liberticida, promette il proprio voto contrario ed una durissima battaglia fuori e dentro il Parlamento. “Dobbiamo fare una battaglia con tutte le forze che abbiamo. La maggioranza non ha fatto alcun correttivo e bisogna richiamare tutti alla coerenza. Che cosa ci ha trovato Fini di migliorato nel testo?” si chiede il segretario Pd Pier Luigi Bersani. Gli fa da sponda la senatrice Finocchiaro che annuncia: Il disegno di legge sulle intercettazioni contiene “molti aspetti che per la loro irragionevolezza credo possano motivare un ricorso alla Corte costituzionale”.
E se il leader dell”Idv, Antonio Di Pietro, lancia la sua sfida: “Siamo pronti al referendum”. La numero uno dei senatori democratici definisce questa strada come “una risorsa delicata, che non va dissipata. Noi – afferma la Finocchiaro – abbiamo luminosi precedenti in cui il giudizio della Corte è arrivato molto prima di qualunque attività referendaria”.
Il leader dell”Udc, Pier Ferdiando Casini annuncia il no dei centristi: “Il Parlamento non rilascia timbri, per cui mi auguro che non venga posta la fiducia, che ci sia un dibattito ampio, che si rafforzi il senso di legalità del ruolo della stampa, perché così non va”.
Il comitato per la libertà organizza la mobilitazione. Siddi (Fnsi): “Fiducia è scelta autoritaria”
Intanto, martedì prossimo il comitato per la libertà si riunirà alle 18 nella sede della Federazione nazionale della stampa. In quella occasione, le associazioni, i sindacati e i movimenti che avevano già dato vita alla manifestazione del 3 ottobre a Piazza del Popolo, decideranno le iniziative di lotta contro il ddl intercettazioni.
Perché, come afferma il segretario della Fnsi, Franco Siddi, il governo in queste ore “sta mettendo in campo la sua parte peggiore con una sconsiderata furia tutta tesa a ristringere e mutilare gli spazi della libertà di tutti”. Siddi definisce la legge “sbagliata e immorale” e conferma la “resistenza totale e incessante” della federazione nazionale della stampa a queste norme liberticide. La decisione di imporre il voto di fiducia sul Ddl intercettazioni “che cancella, tra gli altri, il diritto all”informazione su come procedono le inchieste giudiziarie è una spada di Damocle – aggiunge il segretario del sindacato dei giornalisti – come sempre brandita per imporre l”approvazione di leggi sbagliate”. Si tratta, ribadisce, di “una legge sbagliata, immorale, illiberale su cui la volontà del Parlamento è «catturata» da una scelta del Governo che è incapace e non ha alcuna volontà di confrontarsi sulle questioni di merito.
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Fonte: dazebao.org.
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