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Ora sembrano che facciano marcia indietro. Ora che perfino l”OSCE, l”organizzazione europea per la sicurezza, quella che in genere interviene in Kirghizistan o in Kurdistan, critica questo bavaglio contro giudici e giornalisti e dice che l”hanno fatta grossa, ora che Fini rilancia e Bossi si sfila, ora insomma… si prendono una pausa. Si profila perciò uno stop, almeno temporaneo, della più sciagurata e malfatta legge tra tutte quelle pessime concepite e approvate in questi anni. Un provvedimento che ha paura non solo dei cronisti, ma perfino dei blogger, cui vuole applicare gli stessi criteri del Corriere della Sera. Ma nessuno si illuda che rinunceranno.
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Prima o poi, appena una notizia casuale o gonfiata ad arte farà cambiare il vento, ci riproveranno. Perciò, non solo non bisogna fermare la mobilitazione, ma rilanciarla e darle degli obiettivi che non siano più solo difensivi. Attaccare sul terreno dell”avversario, quello mediatico. Riproporre leggi che levino la RAI alla politica e la restituiscano ai cittadini, come quella firmata da Tana De Zulueta e abbandonata in una commissione del governo Prodi.
Costruire iniziative come “RAI per una notte”, cose che non “parlino” di comunicazione, ma la “facciano”, che si possa vedere, questa comunicazione. Come ha fatto Santoro quella notte, rilanciato e moltiplicato da centinaia, migliaia di Tv regionali, locali, satellitari, digitali. Chiediamo alla Federazione Nazionale della Stampa di farsi carico di organizzare ancora – con o senza Santoro – iniziative come quella, che facciano parlare ” oscurati e oscurandi”, per dirla come Giulietti, tutte le sorelle di Cucchi, le madri di Aldrovandi, gli amici di Sandri, i padri di Agostino (il poliziotto di Palermo ammazzato da un intrigo di mafia e apparati deviati) che hanno nll”opinione pubblica la loro prima, immediata difesa. Al di là e al di sopra del processo, che ha tempi e articolazioni e obiettivi diversi.
Se i cingolati del premier si sono fermati, un po” è merito anche degli sforzi di quei tanti ragazzi, cittadini e professionisti che hanno messo con determinazione, metaforicamente e no, il loro corpo davanti ai carri armati del premier che stanno per occupare la nostra Tien A Men. Sappiamo che finchè ci sarà una telecamera accesa a riprenderli, sarà più difficile schiacciarli.
Quello di queste settimane è stato un grande esempio di ” giornalismo partecipativo”, di chi ha ” fatto notizia” per non farsi strappare le notizie. Buon segno, ma non basta. Non abbassiamo il microfono. E il 1° luglio, tutti in piazza Navona.
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