La Caporetto tv di Marchionne

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30 Marzo 2011 - 19.02


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di Giorgio Meletti.

La notizia era stata già pubblicata mesi fa dal Fatto e da altre testate. Ma domenica sera ben tre milioni e mezzo di telespettatori hanno imparato dalla prima puntata della nuova serie di Report come fa Sergio Marchionne a risparmiare sulla tasse. L”inchiesta firmata da Giovanna Boursier per il settimanale di Milena Gabanelli non è stata avara di particolari, affidando al noto fiscalista Tommaso Di Tanno un semplice calcolo: sui quattro milioni di stipendio che prende dalla Fiat, l”amministratore delegato sottrae ogni anno 500 mila euro all”erario italiano grazie alla residenza in Svizzera, nel cantone di Zug. Se fosse residente in Italia, seguendo l”appello che la Gabanelli gli ha rivolto dal video, Marchionne pagherebbe di tasse il 43 per cento del suo reddito. Come residente in Svizzera, invece, è sottoposto solo a un”aliquota secca del 30 per cento.

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Per la Fiat si è trattata di una Caporetto televisiva. Difficile convincere i telespettatori che, a fronte delle quotidiane lezioni di Marchionne su come recuperare la competitività perduta, si debba assistere serenamente al magistero di come si risparmiano 500 mila euro all”anno di tasse. Ma lo spettacolo delle incertezze del vertice Fiat si è arricchito di altri momenti memorabili. A chi aveva ancora dei dubbi sulla volontà della capogruppo Exor di abbandonare l”Italia, Report ha offerto un impagabile squarcio di verità. Il 10 gennaio 2011, alla vigilia del drammatico referendum di Mirafiori, il presidente John Elkann rilascia un”intervista al Tg2, che però non la manda in onda. Finalmente domenica sera gli spettatori hanno visto e sentito. Domanda: “Il cuore della Fiat è metà americano e metà italiano o in che percentuale?“. Risposta: “No, ma queste sono tutte domande che poi sono interpretate male. Fatta la domanda così poi dopo qualunque risposta io do non la riesco a rigirare“.

Brutta immagine per la Fiat anche dalle parole rancorose del quasi 88enne Cesare Romiti che ha escluso dal novero degli storici capi Fiat (Agnelli fondatore, Agnelli avvocato, Vittorio Valletta e Romiti medesimo) sia Umberto Agnelli che il giovane Marchionne. In compenso Romiti giura di non ricordare quanto lo pagavano alla Fiat, e allora la Gabanelli ricorda che nel 1998 se ne andò con una liquidazione di 101 miliardi di lire (ma in verità erano 101,5 milioni di euro, cioè il doppio).

Unico sostegno all”immagine Fiat è risultato quello, consueto, del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino (Pd), che mantiene per Marchionne un posto nel Pantheon della sinistra. Domanda: “Molto di sinistra Marchionne?“. Risposta: “Su certe cose molto più a sinistra di me.“. E probabilmente ha ragione.

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Il Fatto Quotidiano, 29 marzo 2011

 

 

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