Dopo il Sì: organizzare la riscossa popolare

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14 Giugno 2011 - 18.07


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di Paolo Bartolini – Alternativa.

Il risultato eccezionale del referendum annuncia un risveglio popolare dai contorni indefiniti. Al termine dei sacrosanti festeggiamenti – nei quali finalmente l”entusiasmo si esprime per una conquista di tutti e non per il solito interesse “privato” – deve iniziare la riflessione comune. Già domani o al massimo dopodomani.

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Crediamo infatti che questo voto confermi, secondo l”intuizione marxiana oggi riletta e adattata ai nostri tempi, la nascita di un”altra “classe in sé” che è ancora molto lontana dal diventare una “classe per sé”. Difatti lo straordinario segno di democrazia che abbiamo vissuto negli ultimi giorni parte da almeno tre spinte motivazionali diverse, spesso inconsapevoli e fra loro inconciliabili:

  1. il desiderio, anche da parte di cittadini di centrodestra, di dire la propria su temi di grande rilevanza sociale e ambientale, indebitamente sottratti al dibattito pubblico da parte del Governo;
  2. la speranza di dare una spallata decisiva a Berlusconi aprendo le porte al nuovo ciclo del centro-sinistra;
  3. la volontà di riappropriarsi degli strumenti democratici, partecipando attivamente alle scelte strategiche del Paese, in aperto contrasto con una Casta che, asserragliata in Parlamento, difende solo i suoi privilegi.

 

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L”urgenza di fermare il nucleare, di liberare l”acqua dalle mani del profitto e di difendere una giustizia che sia veramente uguale per tutti, ha favorito un”ampia adesione trasversale ai quattro referendum. Tuttavia la gioia di oggi non deve impedirci di notare la debolezza della memoria storica e politica degli italiani . Anch”essa, come ci insegna la psicologia cognitiva riferendosi però alla memoria individuale, seleziona ciò che vuole e trascura attivamente tutte quelle acquisizioni che potrebbero mettere in discussione la sua fragile coerenza interna. Ciò è particolarmente vero per gli antiberlusconiani che rientrano nel secondo punto sopraccitato.

 

Come non vedere, infatti, che le sedicenti forze di centro-sinistra sono state le prime a sostenere, da vent”anni a questa parte, la privatizzazione selvaggia degli asset strategici del nostro paese, introducendo una logica perversa secondo la quale “privato è bello”, “privato è progresso”?

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Ebbene, se è lecito far festa insieme a tutti coloro che si sono riconosciuti fratelli e sorelle nella lotta per difendere i beni comuni, è ora indispensabile porci delle domande e chiarire insieme cosa vogliamo e come perseguire i nostri obiettivi all”interno delle dinamiche dell”attuale capitalismo assoluto, uscendo dalle gabbie concettuali della destra e della sinistra.

 

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In questo modo stiamo forse proponendo di politicizzare il movimento per l”acqua e contro il nucleare? La domanda è mal posta in quanto entrambi i movimenti rappresentano già un soggetto politico alternativo alla Casta, a cui manca però la capacità di prendere le distanze dalle vecchie appartenenze ormai atrofizzate, e di costituirsi come fronte di opposizione cosciente e organizzato.

 

È tempo allora che si apra il confronto politico a tutti i livelli della società, per comprendere quali sono gli amici e quali gli avversari nella battaglia che ci aspetta per riprenderci la vita.

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