Cronache 2011 dal gigante India.

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5 Dicembre 2011 - 01.13


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Piccole vicende personali e pubbliche da una potenza atomica con un miliardo e duecento milioni di abitanti

Dal nostro inviato Piero Pagliani – Megachip.

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CALCUTTA – Ho appena concluso un viaggio che mi ha fatto ripercorrere l”India. Ecco dei frammenti di resoconto di viaggio che possono interessare. Riguardano la prima parte, nel West Bengal. La seconda parte si è svolta nell”Orissa, una terra bellissima dove si trova l”India di quarant”anni fa con le contraddizioni dell”India di adesso. Ma per ora non ne parlerò.

Premessa. Il Bengala Occidentale, oggi ufficialmente Paschimbanga, è da sempre stato con la sua capitale Calcutta e centri influenti come Santiniketan il cuore della sperimentazione artistica, culturale, economica e politica dell”India.

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Cuore della rivolta naxalita (maoista) degli anni Sessanta e Settanta negli ultimi 34 anni ̬ stato ininterrottamente governato dal Left Front con a capo il Partito Comunista Indiano (Marxista) Рo CPI(M), o ancora CPM.

Dopo le vicende che hanno visto il governo delle sinistre scatenarsi sanguinosamente contro i contadini che non volevano cedere le loro terre a favore di multinazionali indiane e straniere, nel maggio di quest”anno il Left Front e il CPM sono letteralmente usciti dal quadro politico bengalese, rifiutati dall”elettorato popolare e abbandonati dall”intellighenzia calcuttiana.

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Al loro posto è andato il Trinamul Congress, un partito di centro capeggiato da Mamata Banerjee, una donna che aveva ingaggiato un duro sciopero della fame per protestare contro gli espropri delle terre dei contadini.

Mamata, già Ministro federale per le Ferrovie, donna di centro, ha iniziato una politica di “sinistra”, bloccando gli espropri, il nucleare, gli Ogm e iniziando un dialogo con i guerriglieri maoisti, assumendo a volte come consiglieri ex naxaliti.

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Ancora una volta Calcutta e il West Bengal sembrano capovolgere le abituali coordinate. 

 

1. A Calcutta ho incontrato ad una cena al Sea Explorers” Institute il Ministro per lo Sviluppo del governo federale, il professor Saugata Roy. Non potevo perdere l”occasione e così gli ho chiesto cosa ne pensasse dell”atteggiamento di Mamata Banerjee, leader del suo partito, il Trinamul Congress, che ama definirsi “di sinistra”.

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Mi ha detto che Mamata, Chief Minister del Bengala Occidentale, effettivamente si considera “di sinistra”, ma ho anche capito che ciò non riceveva la sua incondizionata approvazione (Saugata Roy è un politico vecchio stampo, mentre Mamata Banerjee è spesso non ortodossa.

Ne ho dedotto che anche Mamata, come tutti, deve fare i conti col proprio partito).

Durante la stessa cena ho discusso a lungo con Kalyan Rudra, un membro del gruppo di negoziazione coi guerriglieri maoisti del CPI (Maoisti). Kalyan è un esperto di fiumi, quindi anche capo di un”altra negoziazione: quella con il Bangladesh riguardo le acque del fiume Teesta.

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Anche a lui avevo diverse cose da chiedere. Avevo appena letto sul Telegraph che il capo dei negoziatori, l”attivista per i diritti umani Sujato Bhadra, aveva minacciato di fermare ogni contatto se il governo non avesse smesso le azioni militari contro i maoisti nel Jungalmahal. Kalyan mi aveva però informato che la sera stessa, era il 19 novembre scorso, il comitato si era incontrato con Mamata al Writers” Building (sede del governo statale) e la Chief Minister li aveva pregati di continuare.

Tuttavia pochi giorni dopo, il 24 novembre, un importantissimo membro del Politiburo del CPI(Maoist), Mallojula Koteshwar Rao alias Kishanji, l”uomo che dirigeva l”organizzazione nell”India orientale, è stato ucciso in uno scontro a fuoco di durata inusitata nella foresta di Burisole al confine tra West Bengal e Jharkhand, nel distretto di West Midnapore.

Questo per lo meno secondo la versione delle forze di sicurezza. Ma Deepa nipote di (o meglio “del”) Kishanji che ha riconosciuto il cadavere accompagnata dal poeta rivoluzionario P. Varvara Rao ha sostenuto che sul corpo c”erano evidenti segni di tortura, cosa che fa pensare ad un “fake encounter“, una pratica delle forze di sicurezza tristemente nota. In altri termini si tratterebbe di un assassinio “legale”.

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2. Mentre stavo uscendo da Calcutta per andare a Durgapur dove dovevo tenere delle lezioni ho dirottato l”autista verso la casa di Mahasweta Devi: le avevo promesso lo scorso ottobre alla presentazione del film “Gangor” (tratto dal suo racconto breve “Choli Ke Peeche“) che quest”anno sarei tornato a Calcutta a farle visita. Purtroppo ero molto di fretta e dopo un affettuoso abbraccio abbiamo stabilito che ci saremmo rivisti dopo il mio rientro da Durgapur e prima della mia partenza per l”Orissa. Ma ciò non è stato possibile perché Mahasweta si era nel frattempo impegnata in una dura polemica con Mamata Banerjee.

Mahasweta Didi aveva sostenuto Mamata nella corsa al governo del West Bengal contro il Left Front. Tuttavia il 21 novembre durante una conferenza stampa della Association for the Protection of Democratic Rights (APDR) Mahaswetadi ha accusato il nuovo governo di essere “fascista” per aver vietato all”APDR di tenere una manifestazione al Metro Channel il 24 novembre e il 25 all”Esplanade, col motivo che APRD sostiene i maoisti.

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Ne è nata un”infuocata polemica a distanza tra la scrittrice e Mamata. Titoli sulle prime pagine dei giornali e servizi di apertura nei telegiornali bengalesi.

 

3. Mahasweta Devi è l”attuale presidentessa della “Paschimbanga Bangla Akademi“, un”istituzione governativa dedicata alla lingua e alla cultura bengali. Non riuscendo ad incastrare i miei impegni con quelli della battagliera scrittrice ottantacinquenne, ma visto che ormai gironzolavo dalle parti del Rabindra Sadan mi sono incontrato con Utpal Jha, l”Assistant Director of Information della Akademi, che mi ha fatto omaggio di tre loro pubblicazioni molto interessanti: una copia dello studio su Tagore di Dhurjati Prasad Mukerjii, una ristampa del breve studio di Lila Ray “A Challenging Decade. Bengali Literature in the Forties” e infine, sempre di Lila Ray, la raccolta di traduzioni “Broken Bread“. Chi è interessato alla letteratura bengalese e volesse consultarli può rivolgersi a me. A proposito di consultazioni ricordo che posseggo anche l”opera in due volumi (per un totale di oltre 1.400 pagine), “Historical and Polemical Documents of the Communist Movement in India” edita dal Tarimela Nagireddy Memorial Trust. L”opera è difficilmente trovabile e mi è stata donata da un membro del Politburo del CPI(ML), partito fondato da naxaliti usciti dalla clandestinità, tra cui il mitico Kanu Sanyal, l”uomo che conducendo l”occupazione di un latifondo iniziò la rivolta naxalita nell”aprile del 1967 (ricordo che Tarimela Nagi Reddy era un leader naxalita); la metto a disposizione dei ricercatori interessati.

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4. Per ritornare invece ai moderni naxaliti, cioè ai guerriglieri maoisti, mentre il governo del West Bengal si impegnava in un braccio di ferro militare coi guerriglieri, inaspettatamente apriva al dialogo e alle trattative proprio Chidambaram Palaniappan, cioè il Ministro dell”Interno che nel novembre di due anni fa aveva lanciato l”operazione “Green Hunt” contro i maoisti.

Questo fa capire almeno due cose: a) la difficoltà del governo centrale e dei governi statali di venire a capo militarmente della questione maoista, b) la necessità di “normalizzare” importanti aree strategiche per lo “sviluppo” economico indiano.

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5. Ma ci sono altri modi per ottenere risorse simili. Ad esempio, dato che la legge vieta di vendere terre dei tribali ai non tribali (uso il termine “tribale” invece che “adivasi” perché i tribali stessi mi hanno fatto capire che lo preferiscono), ecco trovato l”inganno: il prestanome tribale. In questi giorni era in corso un”inchiesta giudiziaria su alcune società per l”energia elettrica che avevano fatto comprare a dei prestanome tribali nullatenenti grandi aree per somme ingenti. Ingenti ma comunque una frazione del prezzo che il governo paga per la “land acquisition” (il LARR bill che ha sostituito l”arcaico Land Acquisition Act del 1894 stabilisce che per le aree rurali la compensazione ammonti ad un minimo di quattro volte il prezzo di mercato e di due volte nelle aree metropolitane).

 

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6. Nell”India dello sviluppo il dramma dei suicidi dei contadini non si ferma. Quasi ogni giorno i giornali riportavano un caso. L”ultimo che ho letto è stato quello di un uomo ancora giovane che si è suicidato ingerendo pesticidi. Una morte atroce con una diretta connotazione di protesta contro le multinazionali chimico-farmaceutiche e dell”agribusiness. Secondo i dati del Center for Human Rights and Global Justice (http://www.chrgj.org/), dal 1995 ad oggi si può calcolare il tasso di un suicidio ogni trenta minuti!

 

7. Per quanto riguarda la politica estera, alcuni giornali indiani sottolineavano l”equidistanza con Cina e Stati Uniti tenuta dall”India durante l”East Asia Summit di Bali di quei giorni. Il Telegraph si spingeva ad affiancare una foto in cui il primo ministro Manmohan Singh stringe calorosamente la mano al premier cinese Wen Jiabao ad una in cui Barack Obama tende la mano a Manmohan che però si tiene le mani con un”aria sorniona. E” ovvio che poi la stretta di mano c”è stata, ma l”articolista teneva a sottolineare che l”India era risolutamente contraria a far diventare la questione del Mar Cinese Meridionale, ricco di petrolio, un problema geostrategico, relegandola a questione commerciale.

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Tuttavia a me sembra che la bilancia delle preferenze dell”attuale governo indiano penda in realtà dalla parte degli USA, pur stando bene attento a non irritare il suo colossale vicino. Lo testimonia l”accordo bilaterale indo-statunitense di cooperazione per il nucleare civile (la cui legalità internazionale è dubbia, dato che l”India non ha firmato il patto di non-proliferazione). Ma su un versante diverso lo testimonia anche un caso caldo di questi giorni, ovvero la legge varata in questi giorni a Delhi che permette agli Investimenti Diretti Esteri di raggiungere il 51% nel commercio al dettaglio multi-brand e il 100 in quello single-brand, legge passata nonostante gli scioperi dei commercianti e l”opposizione anche degli alleati di governo.

Multinazionali come Walmart hanno così visto coronato dal successo il loro lavoro di lobbying sostenuto dal proprio governo. Ovviamente non solo la statunitense Walmart, ma anche la francese Carrefour e altre, però è stata subito la Corporate America a salutare la legge come una pietra miliare nelle relazioni commerciali tra India e USA.

D”altra parte l”India cerca di richiamare capitali stranieri dato che gli Investimenti Diretti Esteri nel Paese sono diminuiti e il tasso di crescita del PIL è oggi previsto da Moody”s essere del 6-6,5%, ben più basso del 7,4% previsto da Morgan Stanley in agosto. Complice una serie di fattori, tra cui la crisi europea.

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Che poi l”arretrato sistema di distribuzione indiano sia fagocitato da quello occidentale mandando sul lastrico milioni di famiglie conta di meno.

E” il progresso, bellezza!

 

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8. La situazione economica e sociale in India non solo si è bloccata, ma si è ingessata in una polarizzazione delle ricchezze che in settembre ha indotto la Commissione per la Pianificazione Economica dell”India all”artificio di abbassare la soglia di povertà nelle zone rurali a 26 rupie al giorno (circa 40 centesimi di euro) e a 32 rupie (circa 49 centesimi di euro) nelle città. Una decisione scandalosa per un Paese che negli ultimi anni ha viaggiato su aumenti del PIL altissimi. E una decisione tecnicamente criminale dato che il tasso d”inflazione indiano da due anni ruota attorno al 10%. Una scala mobile all”incontrario ai danni di persone che vivono in povertà estrema.

Ovviamente non è con le trovate nominalistiche che si risolvono i problemi indiani. Ma sicuramente i risparmi sui sussidi saranno ingenti dato che i poveri ufficiali passeranno da 800 milioni alla metà.

Non è quindi un caso che all”uscita dalla mia lezione alla Presidency University (già Presidency College) mi sia potuto incontrare con un gruppo di studenti dell”Occupy Movement Solidarity che si ricollega ai movimenti occidentali contro le oligarchie finanziarie.

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Nel capitalismo tout se tient: poveri da impoverire, ricchi da arricchire, repressione, sviluppo, emarginazione.

 

9. E ora la straordinaria vita culturale e intellettuale di Calcutta.

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Il 24 novembre al Rabindra Sadan si tenevano le presentazioni di ben tre libri di poesia. Non male se si pensa che in Italia nessuno sa cosa sia la poesia contemporanea. E uno dei poeti era molto giovane.

Io – ed era il motivo per cui gironzolavo lì – dovevo presentare la raccolta “A mermaid in a stream of moonlight” di Namita Chaudhuri, sorella di Jogen, uno dei più noti pittori indiani (ovviamente nessuno in Italia sa chi sia ma a New York i suoi quadri – molto belli – vengono venduti a centinaia di migliaia di dollari).

Alla fine della presentazione è stato proiettato il mio documentario “La grazia e la violenza” sulle lotte dei contadini bengalesi. C”era il rischio che potessero sorgere dei problemi perché la struttura che ospitava l”evento era governativa e il mio documentario non aveva il visto della censura. Ma tutto è andato liscio.

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Dopo l”evento in una casa privata si è celebrata un”altra “cerimonia”, tipicamente calcuttiana: un “adda“, ovvero un cenacolo culturale, dove si discute di filosofia, politica, arte, scienza e immancabilmente si canta qualche Rabindra sangeet, i “lieder” spesso innovativi composti da Rabindranath Tagore.

E ovviamente, come dice il termine stesso, si cena.

Solo in una simile occasione si può parlare di cinema con un produttore amico di Harisadhan Dasgupta il marito di Sonali che divenne la compagna di Rossellini. Solo lì puoi incontrare un ex naxalita che fu messo in galera per un anno e mezzo e il cui compagno di cella, bengalese, gli aveva insegnato “Bandiera Rossa” in Italiano, che quindi sarà cantata in coro. E solo lì potete sfidare i vostri amici bengalesi sulle canzoni partigiane (ovviamente il pezzo forte mio e di mia moglie è stato “Bella Ciao”).

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10. Finirò quindi le brevi cronache dall”ex terzo mondo che non diventerà mai primo anche se diventerà probabilmente la terza potenza mondiale con una persona che è sintesi di cultura, di arte e di sensibilità politica (nonché di bellezza): l”artista bengalese Papia Ghosal.

Papia è una giovane donna, dolce, solare e decisamente “energetic“.

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Lo scorso mese ha tenuto una personale a Praga. Per tornare in India ha pensato bene di percorrere con autobus di linea tutto il Medio Oriente fino a Kabul da dove ha preso l”aereo per Delhi perché non aveva il visto per il Pakistan. Con una deviazione specifica in Siria.

Motivo di questo fantastico viaggio? Voleva rendersi conto di persona di quello che succedeva.

Per farla corta, ha confermato che quel che i media raccontano sulla Sira è una montagna di menzogne (ed è disposta a giurarlo) e ha commentato che per lei è evidente che gli USA e la NATO vogliono ripetere lo schema libico.

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I dettagli nel video che ho fatto e che tra poco monterò. E specialmente nel film che sta montando lei.

 

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