Luca, la resistenza della val Susa e l'uomo della Tienanmen

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28 Febbraio 2012 - 19.16


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di Giorgio Cattaneowww.libreidee.org

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C”è un ragazzo inerme, in bilico su un traliccio, tallonato da un agente-rocciatore. E c”è un cinese, altrettanto inerme, con in mano un sacchetto e una giacca, che sbarra la strada a un carro armato. Il mezzo corazzato si sposta per evitarlo, ma il cinese lo anticipa scartando di lato e torna a sistemarsi davanti ai cingoli. Se il cinese usa il proprio corpo per comunicare coi soldati a bordo del primo tank che apre la colonna diretta a piazza Tienanmen, il ragazzo sul traliccio – con altrettanto coraggio – utilizza anche le parole per dialogare con i suoi inseguitori, li avverte: attenti, se mi incalzate fin quassù toccherò i cavi della linea elettrica.

Pochi istanti dopo, quando precipita a terra fulminato, un poliziotto si porta d”istinto le mani alla testa, in un riflesso umano di angoscia. Il poliziotto indossa il casco blu del suo reparto antisommossa; il governo l”ha spedito ad occupare altri prati da recintare, in un posto in mezzo alle montagne in cui si racconta che forse, un giorno, potrebbe aprirsi un cantiere.

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Il misterioso cantiere che forse, un giorno, potrebbe aprirsi in valle di Susa – Italia, Europa, anno 2012 – non servirà assolutamente a nulla, se non ad arricchire i suoi diretti costruttori: una lunga filiera di affari e di ombre, che si chiamano tecnocrati, Commissione Europea, Fmi, Bce, partiti, general contractor e cioè grandi industrie, banche italiane e banche straniere. In altre parole: gli oscuri fabbricanti del debito, quelli che usano il denaro pubblico per regalare affari favolosi a pochissimi, facendone pagare il conto a tutti gli altri.

Questa, perlomeno, è la tesi di chi si oppone alle cosiddette Grandi Opere Inutili, di cui la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione è divenuta il simbolo, superando addirittura il leggendario Ponte sullo Stretto di berlusconiana memoria. La Tav è una truffa, ripetono, perché si contrabbanda per strategica un”opera perfettamente inutile, devastante per il territorio e finanziariamente sanguinosa. I massimi esperti universitari italiani lo hanno scritto al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio, senza ricevere nessuna risposta, se non l”invio di nuovi reparti antisommossa per recintare prati.

Nessuno ha mai accettato di spiegare a cosa serva davvero la Torino-Lione: se lo facessero, dimostrandone l”utilità, persino io cambierei idea e me ne farei una ragione, ha detto il climatologo Luca Mercalli, volto televisivo, da sempre vicino al movimento No-Tav. Quando arrivarono i primi reparti antisommossa ad occupare prati, nel 2005, gli abitanti della valle di Susa si mobilitarono e pretesero spiegazioni: non le ottennero. Allora fecero resistenza passiva e allestirono presìdi, il principale dei quali, a Venaus, fu sgomberato in piena notte, senza preavviso, ricorrendo all”uso della forza e spedendo diversi feriti all”ospedale. L”indignata reazione popolare prese di sorpresa tutti: gli abitanti, guidati dai sindaci in fascia tricolore, invasero strade e binari, spingendo il governo a sospendere il progetto. Da allora sono trascorsi anni, nei quali gli abitanti hanno continuato, inutilmente, a chiedere spiegazioni. Fino all”estate 2011, quando i reparti antisommossa – stavolta con anche gli alpini – sono tornati ad occupare e recintare prati.

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Se la politica “dialoga” solo coi manganelli e i lacrimogeni, ha detto lo scrittore Erri De Luca, non fa che ottenere l”unico risultato possibile dell”esasperazione generale, col suo triste corollario di violenza, da sbattere in prima pagina. Così, si finisce per parlare di qualsiasi cosa, tranne che della domanda fondamentale, eternamente elusa: a cosa serve la Torino-Lione? Perché la popolazione non la vuole? E perché chi invece la vuole non dà mai spiegazioni? Nel 2005, in Italia e anche alla Regione Piemonte, c”era al governo Silvio Berlusconi, che la sinistra dipingeva come un losco affarista nemico del popolo. Chi in Piemonte votò contro Berlusconi restò deluso: il centrosinistra che prese il posto del Pdl non cambiò idea sulla Torino-Lione, ripetendo che si sarebbe dovuta fare, e sempre senza fornire spiegazioni. Nel 2011, caduto Berlusconi anche a Roma, è arrivato Mario Monti. Stessa musica: la Torino-Lione si deve fare, punto e basta. Ora il quadro politico è sgombro da equivoci: Berlusconi e il centrosinistra finalmente governano insieme. E la democrazia italiana, attualmente, non si consente di discutere alcune questioni, tra cui la Torino-Lione.

Se fino a ieri il problema era raccontato come se si trattasse di una mera questione locale, ora non è più così: gli abitanti della valle di Susa si sono spiegati e hanno dialogato intensamente col resto d”Italia, sostenendo che l”opera pubblica teoricamente più costosa della storia nazionale sarebbe un guaio per tutti. Oggi gli abitanti della valle di Susa godono di un vasto consenso popolare, da Milano a Palermo: milioni di italiani, che hanno votato per i beni comuni nei referendum del giugno 2011, hanno intuito che è un bene comune anche la tutela della sovranità democratica della valle di Susa, cioè il suo diritto di cittadinanza: il minimo sindacale, che consiste nell”ottenere almeno una risposta chiara. I referendum e la valle di Susa parlano la stessa lingua, che non è quella dei grandi partiti, di Mario Monti e dei suoi sponsor della finanza mondiale, direttamente interessata ad aggravare la crisi italiana per far esplodere un debito palesemente impossibile da saldare, fino a provocare la capitolazione dello Stato e la privatizzazione sistematica dei beni pubblici.

Quello che accade in valle di Susa e a Roma non è poi molto lontano da quello che accade ad Atene per volere di Bruxelles: con il Trattato di Maastricht l”Europa ha accettato una moneta “straniera”, l”euro, che non è più stampata dagli Stati: gli Stati devono prenderla in prestito, a caro prezzo, dalla Bce, che è dominata da grandi banche private. Con l”ultima evoluzione della nuova legislazione europea, il Fiscal Compact, dal 2013 gli Stati non avranno più alcuna sovranità finanziaria: i loro bilanci dovranno prima essere validati dalla Commissione Europea, organismo governato da tecnocrati non eletti da nessuno, quindi politicamente non responsabili, e inoltre direttamente manovrati dalle potenti lobby economiche che – nel silenzio generale – impongono le normative europee a loro esclusivo vantaggio. E” evidente, dicono alcuni critici, che anche la Torino-Lione (l”opera misteriosa la cui utilità nessuno si decide a spiegare) è un prodotto di questo tipo di politica neo-feudale, fatta di decisioni imposte dall”alto, esattamente come nel medioevo.

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In questa situazione, che molti ormai definiscono di emergenza democratica – parlando di “colpo di Stato finanziario” maturato nel silenzio assordante della politica – la cosa peggiore che possa capitare è che un ragazzo di 37 anni, agricoltore alpino innamorato della sua terra e delle sue montagne, finisca all”ospedale in condizioni gravissime, avendo deciso di arrampicarsi su un traliccio della linea elettrica, convinto di non avere più altri mezzi, per far valere i suoi diritti elementari di cittadino, che quella spericolata forma di resistenza passiva, altamente simbolica, a rischio del sacrificio estremo. Una terribile moviola: l”avvertimento agli inseguitori, la rovinosa caduta da 13 metri d”altezza e il poliziotto che si porta le mani alla testa. Poi voleranno i titoli e i servizi speciali, mentre attivisti No-Tav protesteranno in tutta Italia. La valle di Susa, ha detto Gianni Vattimo, è uno degli ultimi luoghi di democrazia che ci siano rimasti. Dopo aver atteso inutilmente una parola leale – una sola – dalla politica sordomuta che siede al potere, la valle di Susa è ormai un posto in cui ci si arrampica sui tralicci. Sperando di non vedere arrivare, un giorno o l”altro, anche i carri armati?

Fonte: http://www.libreidee.org/2012/02/luca-la-resistenza-della-val-susa-e-luomo-della-tienanmen/

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