Fino a poco tempo fa, la Grecia

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16 Marzo 2012 - 21.16


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di Anna LamiMegachip

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Fino a poco tempo fa, l”immagine della Grecia era la Mykonos delle vacanze in compagnia, la Santorini degli aperitivi romantici al tramonto, il Sirtaki, lo Tzaziki ed i piatti rotti nei ristoranti dove la notte si fumava e si ballava sui tavoli. Sembrano passate generazioni ed invece in pochi mesi sono cambiate molte cose: un cittadino su quattro è precipitato sotto la soglia di povertà, la disoccupazione è oltre il 20% ed il 13% delle famiglie è senza reddito alcuno.

In un territorio che viveva principalmente di turismo, un albergo su dieci verrà chiuso o venduto per poco. La crisi prima finanziaria quindi economica che sta piegando anche l”Italia ha portato il 40% dei giovani greci fra i 18 e i 30 anni alla disoccupazione (in Italia siamo al 30%), i più disperati lavorano gratis, spesso come camerieri, sperando in qualche mancia. D”altronde anche a Roma non si lavora gratis ma poco ci manca: la retribuzione media oraria di un cameriere è attorno ai 4 euro l”ora.

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Per una razione di pane e latte il 30% dei greci fa la fila per ore; dilagano degrado e delinquenza, il mercato della prostituzione è inflazionato, così che ormai molte ad Atene si vendono per pochi euro.

Una situazione talmente grave tanto che è raddoppiato il tasso di suicidi dal 2009 ad oggi: solo tre anni fa il popolo greco era in zona Ue il meno incline alla depressione. A preferire l”altro mondo, secondo i dati del Ministero della Sanità, sono soprattutto donne e uomini tra i 30 ed i 50 anni, gente che non tollera più l”umiliazione di sapere che i figli svengono a scuola, per fame.

Infatti è allarme abbandono dei minori negli asili nido o nei centri di accoglienza delle comunità ortodosse, fenomeno che si accompagna alla moltiplicazione dei neonati denutriti.

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Un dramma che non risparmia nessuno, l”umiliazione dei vecchi picchiati in piazza e dei malati senza medicine in nome dell”austerità, la fame collettiva perché “i mercati non si fidano”, lo sfregio di un popolo perché “lo chiede l”Europa”, la Trojka o la Germania, la sostanza non cambia, la giustizia è comunque fuggiasca dalle trattative tra i potenti.

E se l”ennesima iniezione di liquidità non serve a nulla, è sempre perché “i greci non sono credibili”, oppure perché i tagli alla spesa sociale non sono mai abbastanza ampi. Di sicuro non sono messi in discussione la terapia nè la diagnosi.

Così il mese scorso il Parlamento assediato da centinaia di migliaia di persone ha approvato il “Memorandum due” che contiene una serie di provvedimenti tra cui quello della drastica diminuzione del salario minimo del 20% e della spesa sociale del 9%: se non hanno il pane, ci sono sempre le brioches.

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Del resto lo leggiamo un pò ovunque, lo sentiamo ripetere da ogni commentatore radio come un mantra: la responsabilità è del popolo greco, notoriamente vizioso e propenso all”indebitamento, stiamo parlando di gente abituata “ad un tenore di vita al di sopra delle loro possibilità“. Un po” la stessa storia che cantano a noi.

Si deve risparmiare su tutto quindi, ma non sulle armi, la cui spesa in rapporto al Pil resta la più alta d”Europa, paragonabile in proporzione solo a quella statunitense (anche se la Grecia non è al momento in guerra con nessuno): infatti per la difesa lo stato spenderà 7 miliardi di euro, quasi il 20% in più rispetto al 2011, rafforzando gli accordi presi dal precedente esecutivo. I beneficiari sono grandi produttori francesi e tedeschi naturalmente.

Intanto l”esercito è impegnato da oltre un anno, nel nord del paese, in esercitazioni antisommossa: si stanno forse preparando a fare la guerra al loro stesso popolo?

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Ai primi di maggio la Grecia è chiamata al voto. Un voto che i banchieri di Bruxelles prima hanno provato a posticipare, nella speranza che il governo “tecnico” di Papademos (già vicepresidente della Bce) arrivasse fino alla scadenza naturale della legislatura nel 2013, quindi a condizionarlo pesantemente facendo firmare una “lettera d”intenti” ai leader di Pasok e Nuova Democrazia con cui si impegnano formalmente a continuare sulla strada delle riforme antisociali. Peccato che i due partiti su cui si reggeva il bipolarismo ellenico siano in caduta libera nei sondaggi: il Pasok, in particolare, è crollato dal 43% all”8%, ed assieme a Nuova Democrazia non arriva al 27% dei voti, contro il 40% dato dalla somma delle forze della sinistra radicale.

Potrebbero quindi esserci sorprese non gradite alla Bce ed alla signora Merkel, anche in considerazione del fatto che, pur nella disperazione, il popolo greco mostra di avere mille risorse: dai mercatini solidali dei quartieri di Atene dove si barattano oggetti di seconda mano e gli agricoltori vendono i loro prodotti a basto costo, agli insegnanti di scuola che si incaricano dell”acquisto di merendine per gli alunni, per arrivare al sindacato dei dipendenti elettrici che organizza riallacci clandestini dell”energia agli utenti morosi, sono in continua crescita le iniziative di mutuo soccorso, di resistenza e di lotta sociale.

Insomma, nonostante l”accanimento antipopolare cui sono sottoposte, le genti di Grecia dimostrano che la fine della storia non è ancora scritta.

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