Salvare il capitalismo?

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7 Aprile 2012 - 21.58


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di Paolo Bartolini

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Apro a caso il nuovo libro di aforismi di Carl G. Jung pubblicato da Bollati Boringhieri, e rimango catturato da questa affermazione: “Non si può mutare nulla che non si sia accettato”. Un brivido mi percorre. Non è il concetto a meravigliarmi – in fondo qui si accenna al principio di base di qualsiasi trasformazione psicologica e spirituale, comune a tutti i cammini terapeutici e sapienziali di ogni latitudine e tempo – ma l”interrogativo che solleva rispetto alla vita politica e ai nostri comuni ideali di pace e giustizia. Mi sento provocato e accetto la provocazione del Maestro. Per chi voglia cambiare l”ordine di cose esistenti è indispensabile chiedersi: “Cosa dobbiamo accettare del capitalismo per poterlo infine superare?”.

Questa è la domanda che molti sedicenti rivoluzionari evitano accuratamente di farsi. Che tutto sia da buttare? O c”è qualcosa di prezioso anche nel sistema che vogliamo decisamene oltrepassare? Ebbene, una risposta io posso solo abbozzarla, con tutta l”imprecisione di una intuizione che merita ulteriori sviluppi: il capitalismo, come motore della modernità, ha contribuito a “creare” l”individuo, o meglio il senso di essere individui unici e irripetibili.

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È vero che il capitalismo ha schiuso questa possibilità straordinaria per poi subito deluderla, gettando i singoli nella più disperante anomia, nell”isolamento dalla propria comunità, atomismo sociale speculare al gioco delle merci e del denaro. Ma non riusciremo mai a costruire una società sostenibile, solidale, centrata sulla gestione democratica dei beni comuni e dell”economia, se non facciamo i conti con l”Ombra propria di tutti gli “antagonisti” di sempre.

Il rimosso, fra di noi, è l”intima complicità con le logiche della competizione globale, con l”egoismo, con il narcisismo imperante. Questo spiega perché la galassia delle forze anti-sistema sia attraversata da mille movimenti, decine di teorie depositarie della Verità, conflitti personali asprissimi e volontà di dominio che rispecchiano fedelmente le logiche del potere ufficiale.

L”individuo moderno è ormai nel nostro DNA, la libertà di scelta, di autodeterminazione e di affermazione di sé, è l”irrinunciabile corollario di un”evoluzione che raggiungerà prima o poi tutti i popoli del pianeta. Dipenderà da noi se al posto di un becero individualismo utilitaristico e consumistico l”umanità potrà finalmente avere accesso ad una libera comunità di individui, dove ciascuno sia capace – proprio perché si è realizzato anche come individuo – di cooperare con gli altri, per il bene di tutti e di Tutto.

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