Hollande vs Mélenchon

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13 Aprile 2012 - 13.14


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di Stefano Squarcinawww.altramente.info

La Francia alla vigilia delle elezioni presidenziali: le alternative “a sinistra” per il dopo Sarkozy.

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HOLLANDE

Dall”austerità alla recessione il passo è breve, e l”Unione Europea è caduta da tempo nella trappola, colpevoli le politiche promosse dai governi della destra europea che oggi governano la stragrande maggioranza dei Paesi UE, in particolare quello di Angela Merkel e di Nicolas Sarkozy.

Il tandem franco-tedesco ha imposto al resto dell”Unione una governance economica e finanziaria che sta ridisegnando i confini politici dell”Europa. In nome del controllo dei deficit di bilancio stanno distruggendo il modello sociale europeo, il peso della crisi viene scaricato sul lavoro dipendente e le fasce più deboli della popolazione: la priorità è stata data al consolidamento del sistema bancario privato – salvato a suon di migliaia di miliardi di euro di aiuti pubblici, soldi dei comuni cittadini – mentre milioni di lavoratori e pensionati sono stati abbandonati al loro destino. Ne sappiamo qualcosa in Italia.

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C”è un solo modo per fermare quest”assurda spirale fatta di austerità e depressione economica, che ha portato la disoccupazione in Europa ai massimi storici: spezzare l”intesa strategica tra Berlino e Parigi, rompere l”asse politico conservatore su cui la destra europea ha sviluppato le sue politiche antisociali. E questo, nei nostri sistemi democratici, passa per le urne elettorali. L”occasione che si presenta in Francia è unica nel suo genere, anche per il contesto politico europeo in cui si colloca: l”esito delle elezioni presidenziali di aprile/maggio a Parigi e dintorni, a cui seguiranno poche settimane dopo le elezioni legislative, è destinato ad avere un impatto in tutta l”Unione Europea.

In gioco non c”è solo il dopo-Sarkozy in Francia, ma la possibilità di immaginare per tutta l”Europa nuove politiche economiche di exit strategy dalla crisi, anche perché se le dovesse venir meno il principale alleato (Sarkozy) la Germania non sarà in grado – da sola -di continuare ad imporre politiche economiche pro-cicliche che stiamo pagando tutti. In gioco, dunque, c”è il riassetto politico e la ridislocazione socio-economica dell”Unione Europea, stando almeno agli annunci e all”analisi politica del principale candidato anti-Sarkozy, il socialista francese François Hollande. Nonostante i drammatici eventi di Toulouse, François Hollande sembra mantenere il vantaggio in tutti i sondaggi che riguardano il secondo turno – quello decisivo – delle elezioni presidenziali, che lo vedrà certamente opposto al Presidente uscente.

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È inevitabile dunque che su Hollande si stiano concentrando le attese e le speranze dei socialisti europei, e non solo. La partita è pesante, non ancora conclusa: Sarkozy sta conducendo una campagna elettorale destinata soprattutto al recupero dell”elettorato di estrema destra, quello che lo fece vincere nel 2007, poco importa se si tratta di stracciare i valori della Repubblica. Sarkozy si sta giocando il tutto per tutto, per cavalcare l”elettorato populista non esita -oggi – a urlare contro l”Europa “della crisi e delle banche” che lui stesso ha creato, contro l”Europa di Schengen “che ogni giorno fa entrare migliaia di clandestini che vogliono approfittare del nostro sistema di protezione sociale”, contro l”Europa “dell”assistenzialismo e della spesa pubblica che rifiuta i sacrifici e che vuole mantenere i privilegi di chi ha un posto di lavoro fisso”.

Sembrano gli ultimi, indegni fuochi di artificio di chi, in caso di sconfitta, ha annunciato il suo ritiro definitivo dalla vita politica: un annuncio ad effetto che non sembra aver spostato a suo favore l”elettorato, a dimostrazione del distacco forse definitivo tra l”iper-presidente e l”opinione pubblica francese. L”ago della bilancia sembra oggi pendere a favore di François Hollande, il quale – conscio delle attese dei progressisti europei – ha presentato a metà marzo le grandi linee della sua futura politica europea nel caso acceda alla magistratura suprema.

Il candidato socialista parla di “rinascita” e “riorientamento” dell”Unione Europea, parte innanzitutto da una contestazione profonda delle fondamenta culturali, politiche e istituzionali su cui si è sviluppata “l”Europa dell”austerità voluta dalla destra”, cui lui contrappone “un patto di responsabilità, governance e crescita”. “I conservatori parlano di disciplina di bilancio, ma è con Sarkozy che la spesa pubblica è esplosa e che le tasse sono aumentate”, ha detto davanti a tutti i leader socialisti e democratici europei venuti a Parigi a sostenerlo, Pierluigi Bersani in testa. François Hollande rivendica “nuove regole per la governance”, partendo comunque dal presupposto che “le esigenze della disciplina di bilancio non possono essere negate; se sarò eletto – dice – farò votare una legge di programmazione economica e di bilancio che porterà le nostre finanze pubbliche al pareggio di bilancio entro il 2017, e non già nel 2013 perché ciò significherebbe solo amplificare la recessione in corso”, dice Hollande.

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“L”obiettivo del 2017 sarà raggiunto in modo graduale e concertato sul piano sociale, a partire dai principi di equità e giustizia”, afferma. “L”ho detto e lo ripeto, rinegozierò il trattato sul fiscal compact, quello che impone la costituzionalizzazione del principio deficit zero”, continua. “Lo farò per la Francia e per tutta l”Europa, non si tratta di un mero annuncio elettoralistico, ritengo al contrario che si tratti di un atto di responsabilità; senza crescita economica gli obiettivi di quel trattato non posso essere raggiunti, è un rischio che non possiamo correre”, dice sempre il candidato socialista. “Mi accusano di voler abbandonare il tavolo dei negoziati; ci resterò invece tutto il tempo necessario per ottenere un nuovo accordo sulla crescita, l”occupazione, lo sviluppo e il progresso, da sostenere con finanziamenti adeguati”, afferma.

Secondo Hollande i soldi per rilanciare la crescita in Europa ci sono, vanno trovati innanzitutto “nei fondi disponibili, utilizzati solo in minima parte, della Banca Europea degli Investimenti, che deve sostenere le piccole e medie imprese”. Si tratta poi di creare gli eurobond, perché l”Europa deve avere la possibilità di emettere titoli di stato europei (eurobbligazioni) per finanziare grandi e specifici progetti industriali (project bonds). È urgente anche la creazione di una tassa sulle transazioni finanziarie, “da applicare ad un largo ventaglio di prodotti finanziari, a partire da quelli speculativi”.

“Vanno poi usati per davvero i fondi dormienti”, ovvero le centinaia di miliardi di euro di investimenti in politiche europee di coesione economica e territoriale “stanziati sulla carta ma in realtà mai usati”, dice Hollande, che propone anche “la creazione di un”agenzia pubblica europea di notazione, nuove misure sulla reciprocità commerciale e di supervisione bancaria”. Il candidato socialista francese è invece parco di parole sul ruolo della Banca Centrale Europea, si limita a chiedere interventi più incisivi – non meglio definiti – dell”istituzione monetaria europea di Francoforte; stessa prudenza anche sulla critica ai meccanismi di gestione politica e tecnica dell”euro.

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Quello che si ricava dalle parole di Hollande, insomma, è il tentativo di delineare una nuova politica europea per la crescita e l”occupazione, che vada oltre i confini della strategia di austerità voluta da Merkozy, acronimo mediatico della coppia Merkel-Sarkozy. La vittoria di Hollande in Francia aprirà certamente una breccia nel muro – oggi apparentemente impermeabile – della destra conservatrice europea; per questo è importante che l”affermazione del candidato socialista sia accompagnata anche da una parallela, forte affermazione del candidato di sinistra del Front de Gauche, Jean Luc Mélenchon.

I sondaggi danno quest”ultimo tra il dodici ed il quindici per cento, erano anni che non si vedevano tali numeri per la sinistra: è riuscito a portare quasi centomila persone a Place de la Bastille a Parigi, è dai tempi di Mitterand nel 1981 che nessuno aveva osato tanto, un successo oltre tutte le aspettative, che Mélenchon spera di trasformare in milioni di voti nelle cruciali elezioni legislative di giugno/luglio. In Francia, la performance di Mélenchon sta rimescolando le carte a sinistra, sta riportando un soggetto politico che sembrava definitivamente dimenticato – la sinistra radicale, i movimenti sociali, per certi versi anche il Partito Comunista Francese -al centro della scena, o quanto meno lo sta trasformando in interlocutore essenziale per i socialisti di Hollande.

I quali, da tempo, hanno invece scelto come alleato strategico i verdi di Europe Ecologie, con cui hanno già sottoscritto un patto elettorale per le legislative che – se confermato – dovrebbe permettere ai verdi, per la prima volta nella loro storia, di formare un gruppo parlamentare autonomo all”Assemblée Nationale. Ma hanno fatto i conti senza l”oste, Jean Luc Mélenchon, che sta conducendo una campagna elettorale efficace che sta ridando dignità al popolo di sinistra francese. In più, la candidata di Europe Ecologie, l”ex-magistrato di origine norvegese Eva Joly, è accreditata di un magro uno o due per cento nei sondaggi, lontana comunque da quella soglia psico-politica del 5% che tanto vuol dire oltralpe.

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Una vittoria di François Hollande, accompagnata da una buona affermazione di Jean Luc Mélenchon, aprirà certamente nuove prospettive politiche in tutta l”Unione Europea. Lo sa benissimo Angela Merkel che, dicono i media tedeschi più autorevoli, teme un “effetto Hollande” in Germania, dove si voterà nell”autunno prossimo. Per il momento, i socialdemocratici tedeschi dell”SPD non riescono a sfondare e il consenso elettorale della Cancelliera sembra ancora solido. Ma in politica, soprattutto in quella europea, nulla va mai dato per scontato.

Nonostante le parole inutilmente rassicuranti dei leader, la crisi economica è tutt”altro che conclusa, lo sanno benissimo. La relativa accalmìa sui mercati si deve solo ed esclusivamente agli interventi monetari della Banca Centrale Europea degli ultimi due/tre mesi, mentre i “fondamentali” della crisi sembrano ancora intatti. Il Portogallo e la Spagna sono nuovamente in fibrillazione, non può essere scartata – se non per cecità o malafede politica – una nuova emergenza finanziaria. Persino l”inossidabile Angela Merkel potrebbe pagare un prezzo politico salato, anche perché verrebbe additata come ””l”ultima dei Mohicani”, quella che si ostina a vedere una realtà che non c”è più.

MELENCHON 

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È la vera sorpresa della campagna presidenziale francese. Sta sparigliando tutte le carte con le sue proposte sulla “Sesta Repubblica” – non più presidenziale, che descrive come “una forma perversa di repubblica monarchica”, bensì parlamentare -, sta ridando fiato elettorale all”opposizione radicale di sinistra, preoccupando non poco i socialisti francesi. Si tratta di Jean-Luc Mélenchon, il candidato alle presidenziali del Front de Gauche: i sondaggi lo danno tra il 12-15%, se tutto va come sembra sarà “il terzo uomo” dopo Nicolas Sarkozy e François Hollande.

“Per principio mi batto per essere presente al secondo turno”, dice Mélenchon, “ma confesso che il mio primo obiettivo è ottenere più voti di Marine Le Pen, la fascista del Front National”, afferma sicuro. Sta battagliando -innanzitutto- per “riportare a casa i voti degli operai e dei giovani, caduti da troppo tempo nell”antipolitica razzista del Front National”, dice. Mélenchon è il candidato di un ampio fronte politico, che va dal Partito Comunista Francese ai movimenti sociali, da ATTAC alle organizzazioni antiliberiste, fino a sfondare in modo deciso nell”elettorato del Nuovo Partito Anticapitalista – la ex-Lega Comunista Rivoluzionaria di Alain Krivine e Olivier Besancenot – che pure ha presentato un suo candidato.

Stando all”analisi dei flussi elettorali, Mélenchon assorbirebbe anche gran parte degli elettori alle presidenziali di Europe Ecologie -i verdi francesi- delusi sin qui dalla performance politica della loro candidata, Eva Joly. Mélenchon è uno che parla chiaro e non le manda a dire: grande oratore con il gusto – frizzante – della polemica politica, adorato e ricercato dai media nazionali, è stato militante e dirigente del Partito Socialista francese, da cui è uscito “da sinistra alcuni anni fa in aperto dissenso con le posizioni conservatrici e antisociali del partito”. I suoi meeting elettorali sono sempre al completo, si parla anche di eventi con migliaia di persone alla volta, fino all”apoteosi – come lui l”ha definita – “della presa della Bastiglia” di metà marzo, quando ha riunito centomila simpatizzanti e militanti nella storica piazza parigina.

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Le scadenze elettorali ci diranno se i sondaggi hanno visto giusto, ma nel caso di Mélenchon ormai siamo oltre i numeri, siamo in presenza di un fenomeno politico e sociologico destinato a lasciare una traccia in Francia, senza dubbio. Anche perché dopo le presidenziali si terranno immediatamente le elezioni legislative per il rinnovo totale dell”Assemblée Nationale, l”equivalente del nostro parlamento, ed è lì che Mélenchon punta al colpaccio politico. Il candidato del Front de Gauche non si accontenta -giustamente – si presentarsi come radicalmente alternativo alla destra francese, vuole anche “richiamare i socialisti alle loro responsabilità, alle loro radici di sinistra”, e per questo punta ad un risultato elettorale che lo accrediti come interlocutore necessario per qualsiasi alleanza futura in Francia. Il motto di Mélenchon è “riprendetevi il potere”, parla apertamente di “una nuova fase rivoluzionaria in Francia”, si smarca apertamente da François Hollande e dai socialisti, senza inutili sensi di colpa storici o politici.

Prendiamo, ad esempio, le proposte di Mélenchon sulla politica europea. Il candidato del Front de Gauche ritiene che “il Trattato di Lisbona che regola il funzionamento dell”Unione Europa concentri in sé tutte le contraddizioni del capitalismo contemporaneo. Impone il liberismo a detrimento dei diritti sociali conquistati dagli operai con le loro lotte democratiche. Alimenta la deriva autoritaria dell”Europa concentrando il potere nelle mani d”istituzioni non elette, come la Commissione di Bruxelles”.

Mélenchon ritiene che “il trattato è illegittimo”, intende “respingere tutti i patti economici e i piani di austerità che amplificano la recessione economica e la regressione sociale”. Parla della necessità di “mettere in cantiere l”elaborazione di un nuovo trattato europeo, da approvare per via referendaria dopo un esteso dibattito pubblico e popolare, che contenga tra le altre cose delle clausole di non-regressione sociale ed ambientale. La Francia – continua – deve prendere l”iniziativa di convocare degli Stati Generali della rifondazione europea, che faccia appello a tutte le forze disponibili in Europa. La nostra disobbedienza si allargherà a macchia d”olio nell”UE e nella zona euro.

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Il nostro obiettivo è rompere il blocco liberista che soffoca l”Unione, bisogna uscire dal pessimismo e dalla sottomissione alla tecnocrazia europea”, dice il candidato. Mélenchon propone anche di “rivedere finalità e statuto della Banca Centrale Europea, la BCE deve essere sottoposta a controllo democratico”. Si tratta poi “di dar vita ad un fondo europeo di sviluppo sociale, ecologico e di solidarietà che sia alternativo ai piani di austerità e al Meccanismo Europeo di Stabilità che hanno disseminato miseria sociale in Grecia, Spagna, Portogallo”.

Tra le sue proposte più discusse ci sono “la creazione di un salario minimo legale valido in tutta Europa, la lotta al dumping sociale e la proibizione per legge delle delocalizzazioni d”impresa, l”armonizzazione verso l”alto dei diritti, una tassazione maggiore per i più ricchi, la nazionalizzazione delle grandi banche private e dei principali centri finanziari”. Normale che i socialisti si preoccupino, “era ora” viene da dire… Anche perché lo scenario più accreditato è il seguente, a meno d”inaspettate sorprese elettorali: François Hollande sarà il nuovo Presidente della Repubblica francese ma i socialisti non avranno la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento, e allora Mélenchon e il suo Front de Gauche saranno determinanti per la formazione di un futuro governo.

Se lo scenario si mantiene, l”interlocutore principale dei socialisti non saranno più i verdi -malgrado l”accordo elettorale sottoscritto in via preventiva tra socialisti ed ecologisti per assicurare a quest”ultimi un gruppo parlamentare autonomo- bensì la sinistra con il suo Front de Gauche. Non a caso chi spara a zero su Mélenchon è Daniel Cohn-Bendit, uno dei leader ecologisti europei: “Certi attacchi me li sarei aspettati da Sarkozy o da Marine Le Pen”, replica aspramente Mélenchon, “ma considero gli attacchi di Conh-Bendit, un signore abituato a pugnalare la gente alle spalle, come le invettive di chi ha capito che il popolo di sinistra sta rientrando nella scena politica francese. Lui la sinistra la vuole morta e sepolta, io la voglio forte e combattiva. Persino il socialista Hollande l”ha capito, e per questo – almeno sinora – mi rispetta”. Come dire, del melenchonismo allo stato puro, forte e chiaro…

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L”articolo di Stefano Squarcina sulla candidatura di François Hollande – Partito Socialista Francese alle elezioni presidenziali e le sue proposte sull”Unione Europea, pubblicato nel prossimo numero della rivista “Progetto Lavoro” www.rivistaprogettolavoro.it

Fonte: http://altramente.info/archivio/8-articoli/514-francia-presidenziali-2012-hollande-vs-melenchon.html

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