Il campo europeo e il suo bosone

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4 Luglio 2012 - 14.59


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di Pier Luigi Fagan*

Allora, sembra che finalmente sia stata validata l”ipotesi che teneva in piedi l”edificio cognitivo della fisica delle particelle contemporanea. Sino ad oggi, c”era questo schema generale, conosciuto col nome di “Modello standard” ma la sua meccanica esplicativa si reggeva su una ipotesi che ne costituiva il perno, l”ipotesi esistesse una particella di servizio generale che prendeva nome da colui che ne aveva ipotizzato l”esistenza, ovvero il “Bosone di Higgs”.

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Il CERN di Ginevra, ha annunciato che dai suoi esperimenti effettuati col mastodontico Large Hadron Collider, pare risulti effettivamente esistente qualcosa che si può identificare con il Bosone di Higgs. Andando su Internet troverete il video della presentazione con la quale il CERN conferma questa che è la più importante scoperta della fisica del nuovo nascente millennio.

Ad un certo punto la responsabile del progetto di ricerca (una figlia della grande tradizione fisica nazionale del nostro bizzarro paese) mostra due disegni appaiati, in uno compare una curva all”insù, nell”altro una curva all”ingiù, in un pattern più o meno simile, lei cerchia le due curve, si capisce che l”una corrisponde all”altra e che i conti tornano.

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Mentre noi umani metafisici rimaniamo freddi come rimangono coloro che non capiscono cosa ci fanno 22 uomini in braghette che corrono dietro una sfera di cuoio, gli umani fisici convenuti nella sala d”attesa del grande evento, scoppiano nel più spontaneo, convinto e fragoroso degli applausi. Un applauso lungo, ammirato, beato, neanche avesse segnato Balotelli. Il vecchio Higgs si alza gli occhiali ed asciuga la legittima lacrimuccia trattenuta per 46 anni, non si può rimanere freddi davanti alla gioia umana anche se non si capisce niente di fisica. E questa gioia è ancor più nobile poiché proviene dall”intelletto, gioia per aver intuito la cosa prima di averla verificata, gioia umana pura, dove la nostra mente si commuove di se stessa e l”uomo si vuole finalmente bene perché si scopre intelligente.

Il CERN di Ginevra, dove la E sta per europeo, venne fondato quasi 60 anni fa da dodici paesi europei, Italia, Germania e Grecia inclusi, oggi sono 20. Detto incidentalmente, nel 1979 Tim Berners-Lee e Robert Cailliau, vi inventano il World Wide Web che sin da subito il CERN volle aperto, libero e gratuito per tutti. Al CERN collaborano anche lavorando assieme israeliani e palestinesi, ma cosa ancorpiù incredibile, inglesi ed eurocontinentali. Questo ultimo miracolo (la partecipazione inglese ad un progetto europeo) si deve forse al leggermente diverso modo con cui s”intende la scienza tra inglesi ed americani. Non che sia una voragine, ma una certa spaccatura c”è.

Gli americani connettono la scienza con la tecnologia ed entrambe al potere militare e tutte e tre a quello commerciale secondo la fertile descrizione che ne diede il sociologo per altro americano Charles Wright Mills, il cui “Le élite del potere” non è il parto delle recenti scoperte cospirazioniste su come e chi domina le cose del mondo, ma un testo del 1956. Ognuno ha la sua immagine del mondo e quella americana è ossessionata dal dominio non sulla natura (cosa che è prerogativa degli inglesi da Francis Bacon in poi) ma sul mondo intero. Così, quando Reagan arrivò sulla tolda di comando, avendo alla sua sinistra il piano per la costruzione di un nuovo acceleratore, grande e potente (e costoso) che doveva svolgere i compiti ora svolti dall”LHC ed alla sua destra il piano per lo sviluppo di quella rete di satelliti, tecnologie ed armi poi conosciuto col nome di “Guerre stellari”, chissà perché scelse a destra.

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I fisici americani, che poi erano in gran parte la seconda generazione di europei lì migrati per via della tragedia nazi-fascista, rimasero allibiti e gli europei in un raro scatto di furbizia, decisero di fare quello che gli americani avevano deciso di non far più, perdendo probabilmente per sempre la leadership di ingegno sulla prima delle scienze naturali, quella che condiziona tutte le altre.

Il CERN nasce tre anni prima della prima forma di Unione Europea, un raro caso in cui una forma culturale anticipa le forme politiche ed economiche. Che idea bizzarra! Provare a fare qualcosa assieme prima di mettere assieme quelle complesse forme che sono gli stati, le politiche, per non dire dei mercati, le economie e da ultimo, le monete. Nel piccolo del nostro umano, si sa che andare a vivere assieme con la fidanzata/o prima di sposarsi è una buona verifica (anche se mai esaustiva, ahinoi) delle condizioni di possibilità di resilienza delle successive più impegnative evoluzioni.

Ma i metafisici dell”economia e della politica, pensarono bene di procedere diversamente e come oggi tutti ci stupiamo, come se avessimo vissuto in Cina negli ultimi 20 anni, scopriamo che dannazione, qualcuno (le perfide élite ) hanno deciso “a nostra insaputa” di mettere assieme la moneta, prima dell”economia e prima della politica, con nessuno che per altro concluda l”elenco con le immagini di mondo quasi che il materialismo monetario e poi quello economico possano dar conto di quel problematico ed a tratti utopico progetto, che è la nostra idea di unione.

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L”euro era il Bosone del campo europeo, ciò che doveva dare senso (la massa) alle interazioni di tutte le sue particelle che ironia della sorte, nel Modello standard sono 17, come i membri dell”eurozona. Oggi, strapazzati tutti dall”acceleratore neo-liberale globalizzante, stiamo andando dritti-dritti al fatale scontro protonico dal quale emergerà la sentenza inversa a quella del CERN: l”euro-Bosone non esiste! Non è quello, non può esser quello a far da colla al sistema dei popoli europei uniti in una nuova meta-comunità universalizzata. Triste ed avverso destino per coloro che sognavano l”unione dei popoli che per duemila anni, interagirono materialmente per lo più facendosi la guerra l”un con l”altro. Che dire? Che pensare? e soprattutto il fatidico, Che fare?

Beh, forse l”idea del CERN non era male. Forse una nuova idea di Europa, certo dei popoli, certo delle uguaglianze sebbene non delle equivalenze, potrebbe passare dal far qualcosa assieme. C”è la ricerca sulle nuove energie ad esempio, energia di cui siamo tutti privi in questa landa dal tormentato profilo. C”è da riprendere assieme il cammino del pensiero, scientifico, culturale e filosofico. Magari si potrebbe cominciare a fare una Università europea, con standard europei. Nel XV° secolo in Europa c”erano 56 università, da Uppsala a Catania, da Lisbona a Cracovia, tutte sotto la stessa giurisdizione (e non fatevi trarre d”inganno dal fatto che fosse ecclesiastica), in cui si parlava una sola lingua (il latino) ed in cui discenti e soprattutto docenti, andavano da Saragozza a Parigi, da Bologna a Tubinga, magari via Oxford o Padova tessendo i fili delle interrelazioni culturali continentali.

Chissà se l”Umanesimo e poi il Rinascimento, che non fu solo fatto italiano, ebbero qualcosa a che spartire con questa idea di mente continentale. C”è da riprendere forse l”idea di costruirci una identità culturale nelle immagine di mondo, una identità che fino a che rimarrà colonia del fast & furious stelle e strisce, rimarrà condizione di possibilità per discorsi solo economici o peggio solo monetari.

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Insomma, per costruire una cosa in comune, c”è da costruire una identità in comune. Forse c”è da lasciar perdere i bosoni e provare ad allacciare i nostri assoni che poi sono quelle connessioni che uniscono le zone locali fatte di neuroni e sinapsi, cioè quelle tre cose che assieme fanno la cosa locale e globale che ci rende così spiccatamente umani: la nostra mente.

Chissà che una nuova mente non riesca a tirar fuori qualcosa di cui essere fieri ed orgogliosi, commossi e plaudenti, come lo sono oggi i nostri simpatici fisici. Trasferiamo metaforicamente il progetto europeo da Bruxelles a Ginevra ed a proposito di Guerre Stellari, “che la forza del Campo di Higgs sia con noi!”. 

* Ospite permanente dell”Ufficio Centrale di Alternativa – Alternativa Lazio

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