'L''India sceglie Mukherjee'

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24 Luglio 2012 - 20.49


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di Matteo MiavaldiLettera 43

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Dal 23 luglio Pranab Mukherjee è ufficialmente il 13esimo capo di Stato dell”Unione indiana. I media nazionali lo hanno descritto come il miglior primo ministro che l”India non ha mai avuto, un politico indispensabile.

E, in effetti, il rispetto del quale gode il primo presidente bengalese della storia del Paese rende giustizia alla sua impressionante carriera politica.

Figlio di un combattente per la libertà e membro dell”Indian national congress durante la dominazione britannica, il 76enne Pranab Mukherjee è nato e cresciuto a Mirati, un villaggio del Bengala occidentale, in una famiglia di bramini, che è la casta più alta nel sistema hindu.

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GIORNALISTA, AVVOCATO E POLITICO

Dopo le due lauree in Scienze politiche e Legge, il brillante studente è diventato prima giornalista, poi avvocato. Infine, nel 1969 ha abbracciato la politica, facendosi eleggere tra le fila del Congresso alla Rajya Sabha, la Camera alta del parlamento.
Tra Mukherjee ed il partito politico che – nel bene e nel male – ha plasmato la storia dell”India dalla lotta per l”indipendenza ai tempi odierni, sarebbe stato l”inizio di un rapporto inossidabile.

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GIÀ DUE VOLTE MINISTRO DELLE FINANZE

In più di 40 anni di carriera politica, il neo-presidente ha ricoperto per due volte l”incarico di ministro delle Finanze. Poi è stato ministro degli Esteri, ministro della Difesa e vicepresidente della Planning Commission, l”organo governativo che, nel turbolento periodo delle riforme economiche degli Anni 90, decise la politica economica del Paese.
La lealtà al partito e le indiscutibili capacità di Mukherjee non bastarono, tuttavia, a evitargli la cacciata dal Congresso nel 1984, all”indomani dell”assassinio di Indira Gandhi, che Mukherjee considerava la sua mentore.

LE DISTANZE DALLA DINASTIA GANDHI

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Le trame di palazzo che seguirono il lutto nella dinastia Nehru Gandhi lo misero contro al figlio di Indira, Rajiv Gandhi, che una volta eletto primo ministro lo escluse dal partito, convinto che Mukherjee stesse tramando contro la sua leadership.

Il bazar delle alleanze e dei voti di scambio

Quasi 30 anni dopo, nel clima di buonismo diffuso che caratterizza ora le celebrazioni del nuovo presidente, l”episodio viene derubricato come un colossale malinteso tra i due: una posizione che, a posteriori, giustifica l”estrema fiducia accordata a Mukherjee da Sonia Gandhi, la vedova italiana di Rajiv che, per ragioni di Stato o di sangue, fu catapultata nell”agone politico alla guida del Congresso.
Nel complesso sistema di votazioni per le presidenziali, dove sia i deputati del governo centrale sia quelli dei governi locali esprimono le preferenze, la corsa alla lussuosa residenza presidenziale di Delhi è stata la cartina di tornasole dello stato di salute, di cui, in India, godono maggioranza e opposizione.

IL VOTO DEI PARTITI REGIONALI

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Rispettivamente guidati dal Congresso e dal Barathiya Janata Party (Bjp), i due schieramenti sono infatti ormai ostaggio del voto dei partiti locali, diventati sempre più potenti a livello statale, grazie agli scontri tra Congress e Bjp.
A causa dei litigi, anche la ricerca per individuare un candidato di larghe intese a capo di Stato è naufragata. E, in mancanza di un consenso generale, hanno preso campo le macchinazioni degli strateghi più navigati.
In particolare, il bazar delle alleanze e dei voti di scambio ha avuto come protagonisti Mulayam Singh Yadav, presidente del partito regionale Sp al potere nell”Uttar Pradesh, e Mamata Banerjee, governatore del Bengala occidentale.

BANERJEE, MAGGIORANZA IN OSTAGGIO

Spina nel fianco della maggioranza e autore dello stop di diverse riforme strutturali dell”economia indiana, Banerjee ha continuato a tenere il Congresso sulla graticola, avvertendo che, se il candidato della maggioranza fosse stato Mukherjee, il suo partito non l”avrebbe votato.
Il veto di Banerjee aveva dunque aperto la strada ad un candidato super partes. Ma Yadav, a sorpresa, ha poi deciso di sostenere Mukherjee, permettendo al Congresso di poter contare sui moltissimi voti dell”Uttar Pradesh, uno degli Stati più popolosi dell”Unione.
La mossa di Yadav, che, fino a quel momento, aveva bluffato in appoggio al candidato di Banerjee, ha riaperto la strada alla candidatura dell”allora ministro delle Finanze, che sarebbe diventato presidente.

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Le prove generali per le elezioni del 2014 

I giochi machiavellici tra Banerjee e Yadav per le presidenziali sono stati le prove generali per la grande battaglia delle alleanze che, nelle elezioni del 2014, si farà feroce.
Sullo sfondo l”opposizione, avvelenata da lotte intestine si è confermata incapace di dettare una qualsivoglia agenda politica concreta ed è stata costretta ad appoggiare un candidato esterno davvero poco credibile.
Nessuno, infatti, in India, ha mai pensato a una possibile presidenza di Purno Agitok Sangma, il governatore di Meghalaya di discendenza tribale candidato dalla minoranza cristiana e sostenuto dai conservatori del Bjp.

LA SCONFITTA DI SANGMA

Politico di caratura minore, Sangma è stato messo di fronte a uno dei volti storici della politica indiana. E lo spoglio dei voti si è rivelato pura formalità, tanto che Mukherjee ha vinto con quasi il 70%, raccogliendo preferenze anche nelle roccaforti del Bjp. 
«Nella mia vita ho ricevuto molto più di quanto abbia. Da adesso avrò il compito di proteggere e difendere la Costituzione. Spero di essere all”altezza della vostra fiducia», ha dichiarato emozionato il neo presidente nel suo primo discorso, quasi schiacciato dalla folla dei militanti del Congress in festa.

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SUCCESSORE DI PATIL

Chiuso il capitolo della presidenza soft di Pratibha Patil, ininfluente per cinque anni nella politica indiana, da Mukherjee il Paese si aspetta un mandato da mediatore e pacificatore, con il compito di guidare una società indiana in profonda crisi d”identità.
Non è ancora chiaro chi sarà chiamato a guidare il Ministero delle Finanze al posto di Mukherjee, pronto a sporcarsi le mani, per partorire le riforme necessarie in grado di far ripartire l”economia del Paese.
Obiettivi che Mukherjee, nonostante le trattative giornaliere, da figura carismatica e uomo del Congress, non è riuscito a raggiungere. Ci proverà da uomo dell”India.


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(24 Luglio 2012)

Fonte: http://www.lettera43.it/politica/l-india-sceglie-mukherjee_4367558986.htm

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