'PD e Internet: l''analfabetismo digitale di Repubblica'

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12 Settembre 2012 - 21.46


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La presenza in Rete di Repubblica: io parlo e tu taci, io ti faccio il recinto e tu non ne esci, io ti comunico il Sacro Verbo e tu lo subisci in silenzio.

di Debora Billi – Crisis.

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Ultimamente si è fatto gran parlare dell”ignoranza internettiana del leader del PD, Pierluigi Bersani, che nelle sue accuse a Grillo si è espresso con toni che paiono demonizzare sia le Rete che i suoi utenti.  Nulla di nuovo, in realtà: la gran parte dei nostri politici, probabilmente a causa dell”età avanzata, nulla sa e nulla capisce di Internet e Rete. Anche grazie alla TV, che da sempre descrive la Rete come covo di delinquenti (ne parlammo anche qui), i leader del Paese la considerano un oggetto misterioso e complicato da cui è meglio girare alla larga.  Il quotidiano Repubblica non si discosta dalla linea politica del partito di riferimento. Il che è persino più grave: l”atteggiamento del più importante quotidiano italiano, ossia una totale chiusura nei confronti di Internet, segna uno spartiacque significativo rispetto a tutti gli altri quotidiani d”Italia e del mondo.

Qualcuno obietterà che non è vero, che Repubblica è online dal 1996, che è stato il primo quotidiano italiano con una presenza in Rete e che è tuttora probabilmente il più visitato. Tutto vero: peccato che la filosofia di fondo sia rimasta quella del 1996.

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Su Repubblica è tuttora impossibile commentare. Non credo esista un altro caso in tutto il pianeta. Nessuna scusa è plausibile (mancanza di soldi per una redazione ad hoc, mancanza di tempo ecc.) se persino i giornali del Burundi consentono oggi i commenti. E” proprio una questione ideologica: io ti trasmetto le notizie, e siccome sono un professionista non accetto che tu le metta in discussione. Valle a discutere altrove, ma chi legge qui deve subire la notizia, l”opinione, il pensoso editoriale senza alcuna possibilità di contraddire il Sacro Verbo, magari con prove e fatti temuti non poco.

Il Corriere si mette in discussione. Il Fatto, non ne parliamo (ogni articolo genera una profusione di commenti, persino offensivi, ma il quotidiano non pare soffrire cadute di autorevolezza). Sulla Gazzetta, il quotidiano più venduto, si può disquisire di pallone a piacimento.

Ma la chiusura di Repubblica non si ferma a questo: il quotidiano online NON METTE LINKS ESTERNI (se non raramente). Ci avete fatto caso? E” un”abitudine davvero incomprensibile. Prendete ad esempio questo articoletto di oggi: una semplice curiosità, un nuovo motore di ricerca per Facebook. Se ne parla diffusamente, si mettono foto, ma se volete vedere il sito dovete andarvelo a cercare da soli su Google. Ed è un articolo di tecnologia ed Internet! Neanche nel 1996 succedevano cose simili: la Rete è fatta per i links e con i links, senza di essi è solo un libro chiuso. Guardate come ha trattato invece l”argomento l”americano Time: nell”articolo subito il link di riferimento, per cliccare e andare a vedere ciò di cui si parla.

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Su Internet questo è cattivo giornalismo. Ma proprio scarsa professionalità, significa non avere neppure le basi. Oppure, una pessima politica di marketing: se entri nel sito di Repubblica non devi poi avere alcuna possibilità di uscirne, anche se ciò penalizza pesantemente l”informazione. Avrebbero bisogno di un buon SEO.

Per tornare al discorso iniziale, non disgiungo il quotidiano Repubblica dal suo partito di riferimento, ovvero il PD. E questo mi pare il quadro perfetto di come sia considerata la comunicazione in Rete, e probabilmente anche l”approccio al cittadino che si appresta alle elezioni: io parlo e tu taci, io ti faccio il recinto e tu non ne esci, io ti comunico il Sacro Verbo e tu lo subisci in silenzio. E poi danno del fassista agli altri.

 

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Fonte: http://crisis.blogosfere.it/2012/09/pd-e-internet-lanalfabetismo-digitale-di-repubblica.html.

 

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