Per salutare Adalberto Minucci

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21 Settembre 2012 - 18.16


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di Giulietto Chiesa

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Ho imparato a misurare i dirigenti politici in base, anche, alle persone che frequentano e che scelgono come loro collaboratori. Funzionò con Mikhail Gorbaciov, quando scopriii che il suo braccio destro era Anatolij Cerniaev. Lo avevo conosciuto. Sapevo quanto valeva. La scelta di Gorbaciov, di averlo come suo aiutante di campo, mi aiutò a capire chi era Gorbaciov. In anticipo.

La stessa cosa valse per Enrico Berlinguer. Sapevo chi era Berlinguer e non avevo bisogno d”altro. Ma in quel caso fu l”incontrario. La scelta di Berlinguer mi fece conoscere Adalberto Minucci. Prima ancora di frequentarlo e di diventarne amico, capii che, se era stato scelto da un uomo come Enrico Berlinguer, doveva valere.

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Le conferme vennero dopo. Valeva. Valentino Parlato ha scritto che era un “poeta del comunismo”. Condivido in pieno. Fu anche onesto e sincero dall”inizio alla fine. Un miracolo in un”epoca di tradimenti, vigliaccherie, miserie, fu davvero un miracolo restare se stessi. E fu davvero un miracolo continuare a studiare, come fece Adalberto, fino alla fine. Perfino quando nessuno gli chiedeva più di farlo, e nessuno leggeva quello che scriveva. Per altro mille volte più intelligente delle imbecillità che a sinistra si sono dette e scritte in quest”ultimo decennio.

Non lo vidi mai sopra le righe. Si arrabbiava, certo, quand”era il caso. Ma restava preciso, puntuale, senza sbavature. Un esempio di quadro politico del Partito Comunista, un insegnante per generazioni. Per me lo è stato e, di questo gli sarò grato per sempre.
Poi, più vecchi, lui ed io, avemmo la ventura, curiosa, ma anche tutto sommato divertente e istruttiva, di essere licenziati entrambi da un giovanotto che ci aveva sfilato da sotto il naso (con la destrezza di chi ha i soldi non guadagnati) la rivista Avvenimenti, di cui Adalberto era direttore e io condirettore, su sua proposta.

Quel giovanotto aveva due mentori e un amico. Il primo mentore era un certo Fagioli, con contorno di fagiolini. L”altro era Bertinotti. L”amico adesso imperversa nei talk show interpretando la figura dell”uomo di sinistra moderato. In realtà in cerca di stipendi per comprarsi il pettine con cui tenere a bada il ciuffo: unica cosa ribelle che gli è rimasta. Avvenimenti è diventato Left ed è di sinistra più o meno come Soros è un filantropo.

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Essere licenziati da quella compagnia fu un onore, dunque, quasi una medaglia. Sono contento di averla presa insieme a Adalberto.
Adesso Adalberto non c”è più. Se n”è andato un giusto, che ha distribuito intelligenza e Bene, spendendosi per gli altri. E quello che ha seminato, anche se non si vede, resterà.

 

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