Georgia, la disfatta dei philosophe

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5 Ottobre 2012 - 06.45


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Pubblichiamo questo articolo di Mazzetta – un autore che non ci è vicino, né amico – perché riconosce quanto a suo tempo noi denunciammo quasi da soli, e cioè che fu Saakashvili ad attaccare per primo l”Ossetia del sud e non la Russia ad attaccare la Georgia.

Inoltre ci piace che anche Mazzetta denunci la piccola banda di balordi alla Bernard-Henry Lévy e Glucksmann, così osannata in Francia e in Italia a dispetto della loro micidiale mistura di menzogne e scandali.

Non condividiamo diverse altre valutazioni qui contenute, ma alcune “chicche” rivelate dall”articolo giustificherebbero da sole una sua virale divulgazione.

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La Redazione.


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Articolo di Mazzetta Mazzetta Blog, 4 ottobre 2012.


Tramonta la stella di Saakashvili, il paese verso l”ignoto. Con lui inciampano anche i filosofi francesi da sbarco.

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Quando nel 2004 l”attuale presidente della Georgia vinse le elezioni aveva 34 anni ed era presentato come una stella nell”oscurità di un presente delle ex repubbliche sovietiche che ancora oggi sono in gran parte rette dagli stessi ex leader comunisti che le controllavano allora.

Ancora più significativo che la novità si verificasse nel paese che con l”Azerbaijan costituisce il confine della Russia con il Caucaso e che confina direttamente con la Cecenia, che per anni ha alimentato il nazionalismo russo con la sua resistenza a una delle repressioni più brutali del nuovo millennio. Mentre la Cecenia è stata regalata dai russi a un satrapo locale che ne ha fatto una repubblica islamica simile a un porto franco in cambio dell”eliminazione dei “terroristi”, quei ceceni che si erano ribellati  Mosca e che sono stati sterminati insieme a una buona parte della popolazione.

Al di là del confine sta la Georgia dell”ex ministro degli esteri dell”URSS Shevardnaze, che  aveva battuto il primo presidente dall”indipendenza e aveva avuto i suoi problemi, tanto che nel 2004 aveva lasciato dopo la “rivoluzione delle rose”, che non fu poi una rivoluzione. A cantare le rivoluzioni colorate c”erano allora tra i tanti anche dai Nouveaux Philosophes non più tanto nuovi, Bernard-Henri Lévy e André Glucksmann. Non più maoisti i due sono diventati decisamente atlantisti e nazionalisti e interpretano da anni il ruolo di menti, di una sinistra francese che non sembra più sinistra.

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La passione per Saakashvili da parte dei due è talmente evidente da risultare imbarazzante. Quando nell”agosto del 2008 il presidente georgiano decise, probabilmente per distrarre il paese  dalla crisi e dalle sue responsabilità, di attaccare a tradimento le truppe russe a protezione degli Osseti che stavano lì da 12 anni in virtù dell”accordo di Soci, BHL e Glucksman s”immolarono gridando al soccorso della piccola repubblica. Si è trattato invece di uno dei rari casi nei quali un governo che ha scelto d”offrire la sua fedeltà al blocco atlantico non ha ottenuto assistenza armata.

Niente di niente e nessuna comprensione, gli americani si sono limitati a trattare con Putin il ritorno delle truppe russe sulle posizioni precedenti dopo che per qualche giorno avevano umiliato con uno show d”onnipotenza bellica le povere forze georgiane. Fu anche una delle poche volte nelle quali Berlusconi prese la posizione giusta per le circostanze e che gli venne rinfacciato a torto da certa stampa ancora tormentata dai fantasmi comunisti.

Da lì Saakashvili non si è più ripreso nella considerazione dei suoi, che non amano la Russia, ma che non gli hanno perdonato i danni che ha procurato e nemmeno l”autoritarismo che ha esibito, piglio da sceriffo compreso. Proprio una questione relativa alla sua politica del pugno di ferro contro il crimine e gli oppositori sembra che abbia fatto perdere le elezioni al suo partito e consegnare la maggioranza a un partito nato appena sei mesi fa. Un video che riprendeva alcuni poliziotti picchiare e sodomizzare con un manganello un arrestato ha mandato in fumo anni di propaganda consumata a costruire carceri “europee” al posto dei tuguri sovietici, continuando però a tollerare violenze di ogni genere e corruzione.

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Con la nuova costituzione la Georgia non sarà più una repubblica presidenziale e chi succederà a Saakashvili nel gennaio 2013, dovrà vegliare su un governo del primo ministro, in questo caso il suo rivale diretto e fresco vincitore. 

Bidzina Ivanishvili, il vincitore, ne ha chiesto subito le dimissioni.

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Poi ha parlato con il Dipartimento di Stato, che ha salutato con favore la sua vittoria pubblicamente in nome di elezioni corrette e ha annunciato che collaborerà con il presidente e che il suo primo viaggio sarà a Washington. e che gli amici americani non si devono preoccupare. Per essere uno che era stato presentato come una pedina dei russi non c”è male, ma non si capisce perché un miliardario che si è arricchito in Russia non dovrebbe avere interesse al rapporto privilegiato che Washington ha concesso all”ultimo presidente georgiano pur di metter piede nel Caucaso.

Ivanishvili deve imparare, è nuovissimo alla politica, il suo predecessore quando è stato eletto, pur giovane, aveva già dieci anni di politica alle spalle. Ma Ivanishvili ha trascorso le ultime settimane in colloqui con gli americani ora e allora meno sorpresi di certi giornalisti e certi philosophes.

A riferire la posizione dello sconfitto è stato il  “consigliere ufficiale” del presidente, il francese Raphael Glucksmann. Che con il presidente ha anche scritto nel 2008 un libro dal pretenzioso titolo “Io vi parlo di libertà“, nel quale indica nella corruzione endemica la ragione dei suoi fallimenti, ma dimentica di esplorare valutazioni come quella di Freedom House e molti altri, che hanno certificato come in Georgia ci fosse meno repressione prima che lui prendesse il potere.

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Se qualcuno ha notato una coincidenza, ebbene sì, Raphael è il figlio di Glucksmann e si è trasferito in Georgia dove gli è stata affidata la direzione di un paio d”istituzioni culturali, non male per uno nemmeno trentenne al tempo del libro, anche se fa insorgere il dubbio che i philosophe dopo le tante conversioni abbiano sposato anche il nepotismo più sfacciato.

Di sicuro BHL ha rivendicato con orgoglio l”aver cercato e ottenuto aiuti dai politici per salvare l”azienda del padre, sospettata peraltro di sfruttamento dei poveri africani.

Quello che è sicuro è che la Georgia rappresenti l”ennesima figuraccia di queste stelle del pensiero mainstream e a lungo dominatori del panorama mediatico e culturale francese, gran fustigatori delle dittature degli altri e poco attenti alle proprie, così come sono opportunamente distratti rispetto agli scandali che scuotono periodicamente le classi dirigenti francesi, che li ricambiano offrendo loro grande visibilità e ricchi contratti. Peccato solo che siano scambiati da molti per maestri del pensiero.

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Succede in Francia, succede da noi ed è successo anche in Georgia.

 

Fonte: http://mazzetta.wordpress.com/2012/10/04/georgia-la-disfatta-dei-philosophe/.
Pubblicato anche in Giornalettismo.

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