Egitto. Due anni dopo

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25 Gennaio 2013 - 21.33


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di Sherif El Sebaie Salamelik.

Le immagini che giungono dall”Egitto in queste ore probabilmente richiedono qualche commento. Solo che, personalmente, non saprei cosa aggiungere a quanto affermato ininterrottamente su questo blog da due anni a questa parte, sin dai primi istanti in cui ha preso forma questa catastrofe annunciata.    La tristezza per il mio sciagurato paese è tale che l”unica cosa che saprei scrivere sarebbe una sequela di insulti rivolti a coloro che abbellivano la cosiddetta “Primavera araba” e la cosiddetta “rivoluzione” sui media, la smerciavano a folle di illusi nei convegni, la commercializzavano in ridicoli instant-book, la sfruttavano per qualche comparsata televisiva o la piegavano per regolare “conti in sospeso” dando a chiunque esprimesse preoccupazione e scetticismo del “collaborazionista del regime”.   Due anni dopo ecco dove siamo: con immagini soprendentemente identiche a quelle di due anni fa, ma in un contesto ben peggiore (vi lascio immaginare cosa accadrà se l”opposizione islamista dovesse scendere in piazza per contrastare quelli che oggi chiedono la rimozione del presidente eletto invece di allearsi  con loro come accadde due anni fa).    Ci ritroviamo con gli stessi problemi di prima (quando va bene), altri peggiorati (e di parecchio) a cui si aggiunge lo spettro concretissimo della bancarotta.

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Come quest”ultima possa migliorare le condizioni di vita dei milioni di poveri che vivono in Egitto è un mistero che ci potranno spiegare (e non dubito che, con la loro faccia tosta, saranno capaci di farlo) tutti i giornalisti e i blogger andati in brodo di giuggiole per la caduta di Mubarak.  

Intanto i video riportati dai media e dagli attivisti egiziani su Youtube che riprendono comuni cittadini – tassisti, ambulanti, operai, ecc – che “chiedono scusa” all”ex-presidente sono all”ordine del giorno. Evidentemente anche i più umili cittadini egiziani si sono resi conto che il paese, da due anni ormai, campa con la riserva valutaria accantonata ai suoi tempi in attesa della beneficienza condizionata dei paesi del golfo e del fondo monetario internazionale che piegheranno l”Egitto – e i suoi poveri – in modo definitivo.   

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Fortunatamente l”ex-rais è stato l”unico leader arabo a non scappare con la cassa, ma è una magra consolazione visto la riserva si sta pericolosamente esaurendo mentre i prestatori stanno prendendo tempo in attesa della “stabilità“.

A proposito: la pagina dei nostalgici del vecchio regime su Facebook conta la bellezza di 822.000 membri (due anni fa, di questi tempi, erano appena 500). Credo che questo la dica lunga sull”Egitto di oggi.    

 

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Fonte: http://salamelik.blogspot.com/2013/01/egitto-due-anni-dopo.html.

 

 

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