No-Tav e cattiva politica: taglio illegale di recinzioni illegali

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11 Febbraio 2013 - 15.28


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di Libre – associazione di idee

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«Tagliare le reti di Chiomonte è una azione dichiaratamente illegale. Averle installate lo è di fatto. Persino l”amministrazione comunale (lasciata in questa occasione davvero sola) ha dovuto formalmente riconoscerlo».

Claudio Giorno, storico militante ambientalista della valle di Susa, protesta contro chi “getta benzina sul fuoco” all”indomani dell”arresto di due giovani No-Tav, al termine di un “blitz” dimostrativo la sera dell”8 febbraio nel quale sono state tagliate le recinzioni che proteggono il “fortino”, cioè l”area della Maddalena di Chiomonte sgomberata dalla polizia il 27 giugno 2011 e militarizzata per aprirvi il piccolo cantiere di una galleria geognostica, opera minore e accessoria all”eventuale, futura linea Torino-Lione. Secondo i No-Tav, reduci da una fiaccolata di solidarietà per i due giovani arrestati, si è trattato di “un atto di resistenza”, peraltro incruento, mentre il Pd spara a zero sull”incursione nel mini-cantiere, parlando di «azioni di teppisti» addirittura «coordinate dai sindaci».

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«Se chi fa di mestiere il medico dovrebbe prevenire, prima ancora di curare – scrive Giorno nel suo blog – non dissimilmente dovrebbe seguire lo stesso comandamento anche chi fa il carabiniere, il poliziotto, il magistrato e addirittura il politico, vale a dire colui che è pagato, e molto bene, proprio per svolgere il delicato compito di legislatore». In prima fila tra i politici che criminalizzano la protesta No-Tav c”è il deputato uscente Stefano Esposito, esponente del Pd ma promotore, insieme al Pdl, della strana alleanza politica messa in piedi nel 2012 per tentare di battere l”amministrazione ecologista di Avigliana, capoluogo produttivo della valle e città natale di Piero Fassino. Mission impossible: Avigliana è rimasta No-Tav, ma la prima cittadina uscente Carla Mattioli è stata espulsa dal Pd (ed ora è in lista con Sel, candidata alla Camera). Tra i No-Tav in corsa per il nuovo Parlamento c”è anche Nilo Durbiano, sindaco di Venaus, capolista al Senato per “Rivoluzione civile”, e soprattutto il “grillino” Marco Scibona, di Bussoleno, già virtualmente senatore perché anche lui capolista, sempre al Senato, per il “Movimento 5 Stelle”. Ma “che c”azzeccano” le elezioni col taglio delle reti di Chiomonte? C”entrano, eccome: perché se la politicaavesse fatto il proprio mestiere onestamente – dice Claudio Giorno – oggi non staremmo certo qui a parlare di ipotesi di reato come “resistenza” e “danneggiamento”.

La valle di Susa, avamposto italiano della battaglia per i beni comuni, ha la memoria lunga. Giorno ricorda un meeting risalente al lontano 1989, in cui gli attivisti valligiani risposero, a Trento, all”appello del padre dell”ecologismo politico italiano, Alex Langer: «Avevamo appena perso la battaglia per impedire la costruzione del tunnel e dell”autostrada del Fréjus», che vede oggi in calo costante il traffico dei Tir sulla direttrice Italia-Francia, «e volevamo discutere di un tema che aveva scatenato una rovente polemica sulle pagine del “Manifesto”: la tutela del delicato ecosistema alpino, compromesso dal traffico di transito». Allora, l”eco-mostro valsusino era l”autostrada: «Che si volessero aprire i cantieri per una nuova e ancor più devastante grande opera eravamo destinati a scoprirlo solo parecchi mesi dopo». Ma quel che i valsusini capirono subito, aggiunge Giorno, era il nuovo escamotage in arrivo: la “lobby del buco” stava cercando di sfruttare le richieste degli ambientalisti, in particolare svizzeri e austriaci, per abbandonare i trafori autostradali e puntare sul trasporto “veloce” su rotaia.

Fu proprio Langer a dar vita all”associazione “Sos Transit” per «indagare i guasti di una politica miope e mascalzona», quella di considerare le Alpi una barriera da traforare, a suon di maxi-appalti, per il trasporto (sempre più inutile) di merci. «Capimmo di lì a poco che le talpe in crisi d”astinenza da perforazioni autostradali – e soprattutto la lobby bancaria, alla ricerca continua di interessi generosi e corredati da garanzia degli Stati – si sarebbero “riconvertite” nella perforazione ferroviaria, usando le ragioni ecologiche come comodo alibi». E” toccato, come si sa, alla valle di Susa. Dove, però, la popolazione era già esasperata dalle false promesse dei politici e della Sitaf, la società autostradale del Fréjus, riciclatasi in “Società Italiana Trafori Autostradali e Ferroviari”. Valsusini diffidenti, e a ragione: sospetti cresciuti col tempo, «nel vedere aggirarsi tra i soliti appalti le solite imprese, nel leggere che nelle solite inchieste per tangenti erano coinvolti i soliti politici, nello scoprire che le solite banche che ritiravano il fido agli artigiani locali promuovevano la solita grande opera per la solita abbuffata dei soliti pochi intimi».

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Dopo più di vent”anni di resistenza civile contro la Torino-Lione, di cui i massimi esperti italiani hanno dimostrato l”inutilità assoluta e la pericolosità per l”ambiente e per la finanza pubblica, ora siamo al taglio delle reti di Chiomonte. Non c”è disinformazione che tenga: i due giovani arrestati sono di Mattie, valsusini doc, e non certo black bloc. Ovvero: «Non corrispondono al comodo cliché che per pigrizia o malafede gli stessi cronisti vanno descrivendo». L”incursione nel mini-cantiere è stata «un”azione più decisa», da parte del movimento? «Niente, rispetto all”escalation che il tifo giornalistico e la faziosità politica hanno messo subito in campo». “La Stampa”, continua Giorno, pone subito in relazione il “blitz” notturno con l”ingiunzione del Comune di Chiomonte, che – incalzato dagli esposti degli ambientalisti – ora chiede la rimozione delle recinzioni, perché abusive. «Dopodiché, lo stesso giornale indica, quali “complici”, il “Movimento 5 Stelle” e la lista Ingroia». Ma “La Repubblica” va oltre, dando fiato alle polveri del Pd che – tanto per cambiare, non disponendo di argomenti pro-Tav – si accontenta di colpire i No-Tav. «La prossima volta che vivo – ironizza Giorno – nasco ricco e mi compro un giornale e dei giornalisti economici, cioè a buon mercato».

I militanti valsusini risponderebbero addirittura a “direttive” da parte dei sindaci? «Bisogna essere convinti cultori di un ordine totalitario, quantomeno culturalmente, per immaginarsi che una società complessa come quella attuale risponda a delle “dritte”», replica Giorno. «E bisogna essere convinti che certi farneticanti teoremi possano essere fatti propri dagli investigatori», per sperare che i sindaci, legittimi rappresentati del popolo, «possano essere indotti alla “normalizzazione” per timore di essere individuati quali mandanti di queste o di future manifestazioni di dissenso». L”anticamera di una possibile strategia della tensione? «Capitò già qualche anno fa», ricorda Claudio Giorno, rievocando la «lunga teoria di “attentati” firmati “Lupi Grigi”», che scossero la valle di Susa a metà degli anni ”90. Già allora, gli esponenti No-Tav più in vista e i sindaci più combattivi vennero additati «se non come mandanti, almeno come “cattivi maestri”», prima ancora che le sentenze dimostrassero che i giovani allora arrestati, gli anarchici “Sole e Baleno”, toltisi la vita dopo l”arresto, fossero estranei ai sabotaggi dinamitardi. «Chi era stato processato e accusato in primo grado – scrive Giorno – avrebbe potuto tornare libero (se solo non si fosse nel frattempo.suicidato)». Non solo: «Dietro i più inquietanti episodi aleggiava il solito odore di servizi deviati: una delle poche certezze in ogni “mistero d”Italia” che si rispetti».

In quella stessa valle ci furono bombe, arresti e morti. Ma, anziché ricordarlo, nel 2013 i giornali preferiscono scatenare l”allarme per il “taglio illegale di reti illegali”? «In un quarto di secolo – protesta Claudio Giorno – c”è stato tutto il tempo perché due generazioni di politici di mestiere, tutori dell”ordine (ma perché no, ricercatori e giornalisti) si occupassero seriamente della valle di Susa, delle sue peculiarità, della sostenibilità reale (e non formale) del cumulo delle Grandi Opere che la soffocano, quasi come una Taranto diffusa e senza il respiro del mare», mentre i tecnici nel frattempo hanno dimostrato in tutti i modi che la Torino-Lione è semplicemente un attentato alla finanza pubblica italiana, è un”opera inutile perché non avrà merci da trasportare ed è un maxi-cantiere pericoloso perché devasterà un”intera valle, esponendo gli abitanti a seri rischi per la salute. Le reti di Chiomonte? «Dire che sono necessarie per motivi di ordine pubblico non giustifica che in due anni di proclami trionfanti non si siano trovati due geometri in grado di redigere un variante di progetto per dare almeno una parvenza di regolarità formale». Negligenza? Non solo: «E” la stessa manifestazione di arroganza – scrive Giorno – che ha consentito di affidare appalti in modo discutibile, con procedure discutibili, consistematica violazione delle prescrizioni».

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Sulla valle di Susa si è ormai scritto di tutto: «E” la madre di tutte le preoccupazioni», disse il ministro dell”interno Anna Maria Cancellieri, mentre il suo premier Mario Monti rifiutava – insieme al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – di dare una risposta seria alle domande rivolte loro da 360 esperti dell”università italiana, che chiedevano alle massime istituzioni di rinunciare a una maxi-opera inutile e pericolosa. «Chi dovrebbe applicarsi diligentemente e responsabilmente (lautamente retribuito per farlo) nella ricerca di soluzioni vere, e versa invece quotidianamente benzina sul fuoco – conclude Claudio Giorno – non può cavarsela sostenendo che l”incendio è stato appiccato dai sindaci». Certo, «nessuno potrà trascinarlo in tribunale con la tanica in mano», ma l”incendio – quello vero – è stato innescato proprio dalla cattiva politica: qualunque cosa accada, «la storia si incaricherà di decretarne le gravissime colpe». La storia, ma anche le elezioni, a cominciare da quelle di febbraio: l”establishment trema al pensiero che, tra Grillo e Ingroia, Montecitorio e Palazzo Madama si apprestino ad accogliere un centinaio di parlamentari No-Tav, dando finalmente una forte legittimità istituzionale alla ostinata protesta della valle di Susa.

 

Fonte: http://www.libreidee.org/2013/02/no-tav-e-cattiva-politica-taglio-illegale-di-recinzioni-illegali/

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