Tv: perché ha storicamente ragione Grillo; e torto marcio gli altri

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18 Febbraio 2013 - 11.58


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di Alessandro Cisilin Megachip.

Non voterò Grillo, per alcune ragioni di contenuto. E sono un giornalista, che si irrita quando Grillo chiede ai colleghi di tenersi alla larga. Premesse di retorica per far rilassare alla lettura i Guelfi e i Ghibellini, ovvero ai fan dei due-tre principali protagonisti di questa effimera campagna elettorale zeppa di retaggi giovanili di schieramento oramai solo feudali, in quanto svuotati di sostanza dagli stessi protagonisti. Al “centrosinistra” quanto al “centrodestra“.

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E tra i temi svuotati c”è proprio l”apparente effimero, ovvero la comunicazione. C”è stata di recente una battuta di Bersani sulla priorità del “conflitto di interessi”, e tutti ridono, così come risero quando Veltroni rilanciò il tema all”indomani delle dimissioni dalla segreteria, visto che non se ne sono mai concretamente occupati.

 

 

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Su questo non solo non c”è come al solito memoria, ma neppure c”è stata come al solito informazione. Nel 2003, ad esempio, mi trovai a dare una mano a un paio di “comunisti” dell”europarlamento, quelli “fuori dalla storia” (il giornalista Manisco e l”ex magistrato antimafia Di Lello), che si sbattevano per fare un dibattito in assemblea sul problema gravissimo della concentrazione dei media in Italia.

Nessuno degli allora Ds e Margherita mosse un dito, anzi osteggiarono l”iniziativa, a iniziare dai più illustri deputati, quali Giorgio Napolitano e Francesco Rutelli.

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La motivazione “politica” e “nobile” era che “le battaglie si fanno quando si possono vincere“, e che “poi ci accusano di portare in Europa i problemi interni su cui l”Europa non ha competenza“, dato peraltro smentito dai giuristi europei.

Sta di fatto che non solo vincemmo, ma addirittura stravincemmo, con una risoluzione votata quasi all”unanimità che deplorò l”Italia per il conflitto di interessi minacciando perfino l”esclusione dal Consiglio Europeo qualora non fosse posto rimedio. In poche parole, furono decisivi gli stranieri, perfino del centrodestra, ma poi, compresa l”antifona, a presentarsi trionfanti in conferenza stampa furono i Rutelli e i Ds, quali campioni della battaglia per la libertà e il pluralismo dell”informazione. Gli stessi che poi non mossero appunto un dito per accogliere la richiesta europea, neppure quando disposero a Roma della maggioranza parlamentare.

C”è però un”idea che serpeggiava nelle cosiddette seconde linee dell”immaginifico “centrosinistra“. “Per combattere il monopolio di B. bisognerebbe non andare in tv“. Sacrosanto. Salvo che non è mai successo, ovvero è successo il contrario. Tutti a sgomitare per avere un posto nei salotti televisivi.

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Non tanto le seconde linee, che vorrebbero farsi conoscere, ma le prime, quelli che la linea la dovrebbero dare. Sono sempre là, da vent”anni. Da Vespa. Con il contraltare di Mentana e Santoro che (aldilà della ben altra stima individuale e professionale che meritano) restano funzionali, come vent”anni fa, a dare al sistema della comunicazione una parvenza di pluralismo. E a sorprendersi e a fare sociologia sul fatto che il monopolista della comunicazione un”altra volta si trovi a rimontare.

Ma dalla sorpresa emerge tra gli altri un colpevole: Grillo, ovvero chi non va in tv per fare la battaglia che voi non avete avuto il benché minimo coraggio di fare, allo scopo di conservare qualche spicciolo di visibilità e dividendo feudale. E allora, excuse my french, vergognatevi: della battaglia fondamentale che non avete mai fatto; e del fatto di prendervela ora, quotidianamente, a iniziare dai giornali “amici“, con chi invece sta avendo le palle di farla.

 

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