Ancora sul caso Giannino

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25 Febbraio 2013 - 14.40


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di Aldo Giannuli Aldo Giannuli Blog.

In attesa dei risultati elettorali, vale la pena di fare ancora qualche considerazione sul caso Giannino, che ha molti più insegnamenti di quello che non sembri. Dato che diversi lettori (sia in questo blog che nei siti che lo riprendono) mostrano di prendere un po” troppo alla lettera quel che scrivo, non cogliendo l”ironia di alcune affermazioni, cercherò di limitare il ricorso a questa forma stilistica e di restare sul didascalico. Allora, partiamo da un dato: Giannino sino a quattro giorni fa era uno dei più apprezzati -e, direi, celebrati- giornalisti economici: scriveva sulle testate di maggior prestigio, è stato vice direttore di un quotidiano, sedeva in permanenza negli studi televisivi, pontificava dappertutto, trattando da miserabile bestia chiunque osasse contraddirlo. Poi la “scivolata” sul master di Chicago ed è venuto fuori che non è neppure laureato, oltre ad un” incredibile quantità di frottole (dalla partecipazione allo Zecchino d”oro alla vittoria nel concorso per la Magistratura).

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A questo punto, la domanda che dobbiamo porci non è se Giannino abbia dei titoli di studio (che abbiamo appurato che non ha) o perché abbia inventato tutto questo, ma: “Giannino capisce qualcosa di economia o no?”.

I casi sono due:

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1. Giannino è un geniale autodidatta che, pur senza alcuna preparazione universitaria, è riuscito a darsi una notevolissima competenza economica; pertanto, l”apprezzamento di cui godeva era pienamente meritato;

2. Giannino è solo un abile orecchiante, ignaro di ogni teoria economica e che non sa neppure dove si mette l”h nel nome di Schumpeter. E” solo un truffatore di talento che ha infinocchiato tutti, ma, al di là dell”abile uso del birignao degli economisti non c”è niente.

Nel primo caso le sue bugie rivelerebbero al massimo una certa vergogna per l”assenza di credenziali accademiche, ma sarebbero davvero delle venialità, perché il merito ci sarebbe davvero. Dunque, Zingales non stia a farla così lunga, considerando anche il fatto che il danno non lo fa al solo Giannino, ma mette di sedere per terra tutto un partito (che ha contribuito a fondare) compresi quanti, in perfetta buona fede, ci hanno creduto.

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Nel secondo caso (per il quale io propendo) Giannino non ha nessun merito, ma la figura peggiore non ce la fa lui, quanto i soloni accademici che l”hanno accompagnato, coccolato, lodato ed accreditato. Scusate, ma se Giannino era una bestia, come la mettiamo con il fatto che nessuno di questi grandi scienziati se ne sia accorto? Anzi, diversi di loro ci hanno pure fatto un partito insieme acclamandolo leader! Possiamo anche ammettere che Zingales si sia accorto solo ora che il suo sodale millantava un titolo dell”Università in cui egli insegna e che, indignato, lo abbia coraggiosamente smascherato. Va bene. Però non è possibile che, per anni ed anni lo abbia frequentato, ci abbia discusso, abbia letto i suoi articoli, abbia sottoscritto i documenti politici che gli sottoponeva ecc. senza accorgersi che era un incompetente. Se è vero, capirai che credito possiamo dargli come esaminatore! Giannino si è dimesso da leader del movimento, ma lui dovrebbe dimettersi da ogni incarico accademico e ritirarsi a fare le parole crociate. E dovrebbero fare altrettanto anche molti altri, che oggi mostrano di non aver mai conosciuto il “cialtrone” ma che non sono poi tanto meno cialtroni.

Evidentemente -professor Zingales- non è vero che la lista di Montezemolo abbia raccolto proprio tutti gli stronzi in circolazione. Qualcuno è rimasto fuori.

Personalmente, non credo che i summentovati genii dell”economia non si fossero accorti della reale caratura del personaggio in questione, ma che abbiano ugualmente deciso di accreditarlo perché faceva comodo. L”uomo era provvisto di una notevole capacità di pubbliche relazioni, aveva iniziativa e faccia tosta da vendere. Soprattutto, era aggressivo ed aveva spazio sulla stampa: meglio non farselo nemico.

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Anzi, meglio ancora usarlo come braccio armato neo liberista nelle operazioni di killeraggio e come panzer di sfondamento ideologico. Infatti, egli non ha grandi conoscenza, ma indubbiamente ha capacità persuasive non comuni. Poi le sue frequentazioni salottiere gli procurano notizie sugli intrighi di borsa, sui giochi di potere nella finanza ecc, ed anche questo può tornare utile sia per ricevere informazioni sia per emetterle suo tramite.

Poi sono venute le elezioni. L”uomo ha messo a disposizione la sua immagine mediatica (notevole in termini di appeal elettorale, bisogna riconoscere), la sua capacità organizzativa, il suo istrionismo. Una banda di questi economisti da salotto ha pensato che tutto questo potesse favorire il loro ingresso nel mondo della politica con poca spesa: racimolando un mucchietto di voti, messo insieme sulla base dell”immagine di “partito dei competenti nell”era dei tecnici” all”ombra del supertecnico “Mario il Grigio”. Solo che Monti non se li è filati per niente, forse perché aveva già le sue grane con Fini e Casini e non aveva voglia di dare posti nella lista al Senato o forse perché di tecnico dell”economia già ci stava e ci bastava lui. E la banda in questione si è trovata a dover affrontare le elezioni con pochi soldi, fuori coalizione e falcidiata dalla tenaglia del “voto utile”, con pochissimo accesso televisivo che le trovate di Giannino non bastavano a compensare. Ed i sondaggi, impietosamente, parlavano di numeri molto bassi, ben al di sotto di quella soglia del 4% necessaria per entrare in Parlamento. L”operazione ha iniziato ad andar stretta a diversi di loro.

Zingales poteva aspettare una settimana per la sua uscita che avrebbe azzoppato il solo Giannino, ma in questo modo ha offerto la testa dell”intero movimento ad altri che oggi banchettano sulle sue magre spoglie elettorali. Magre, ma forse utili in un paio di regioni.
Insisto: a pensar male si fa peccato.

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Ma Giannino, che è stato un così abile istrione per tanto tempo, perché è scivolato su una così banale buccia di banana? Solo frustrazione, problemi di Ego, narcisismo compulsivo? No, le cose non stanno così. Per fare la sua scalata sociale, Giannino, che non ha “natali sì nobili e perfetti” -direbbe Totò- ha dovuto costruire un personaggio: i vistosissimi completi da dandy con tanto di ghette e bastone con pomo d”avorio, la barba con il cranio pelato, lo stile letterario corrusco, i modi stravaganti erano tutti pezzi di una strategia promozionale attentamente studiata. Ed, in questo quadro, rendetevi conto che non si poteva parlare di una biografia banale: di qui lo zecchino d”oro che parla di un bambino eccezionale, il posto di magistrato rifiutato che dice dello snobismo di chi “ha di meglio da fare”, l”assistenza ai malati terminali che depone sulla sua sensibilità umana. Ma, soprattutto, non è possibile guadagnare credibilità in campo economico senza titoli accademici. Ve l”immaginate uno che dica al direttore di un giornale: “Vorrei scrivere di economia sul suo giornale, ho la licenza liceale e basta”? Ma poi, ne siamo sicuri che ce l”abbia davvero la licenza liceale? Per essere credibili occorre dare per scontate almeno un paio di lauree e lasciar cadere con molta naturalezza la notizia di un master di Harvard, la consulenza svolta per la Bank of Malaysia, la volta in cui si ebbe un incontro riservato con Bernanke. Magari una frase del tipo: “Che gioco il poker! Ma bisogna giocarlo con la testa e non con i soldi, come fa Mario che poi perde sempre.” “Mario chi?” ” Ma Draghi,Of course”.

Lasciando immaginare di aver passato lunghe notti al tavolo verde, in compagnia di quello che un giorno sarebbe diventato. In tutto questo si richiede fantasia, la conoscenza di qualche particolare vero ma non conosciutissimo della vita del personaggio evocato, penetrazione psicologica dell”interlocutore e del suo grado di credulità sapendo che, se va bene, poi farà da cassa di risonanza avvallando le voci desiderate sul proprio conto. Ma, soprattutto, ci  vuole una grande capacità di recitazione ed io confesso la mia ammirazione per Giannino. Come attore, non come economista.

Poi succede che una volta prendi una scivolata, ma va a prevedere che chi smonta il bluff è proprio il giocatore amico con il quale giocavi d”intesa per pelare i gonzi! Tutto questo la dice lunga sui meccanismi di selezione della nostra società e sul modo in cui si affermano idee e personaggi. Ne riparleremo. Ci rivediamo per il commento al voto.

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Fonte: http://www.aldogiannuli.it/2013/02/ancora-sul-caso-giannino/#more-2630.

 

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