'Elezioni. Un''analisi sociale e politica dei flussi'

'Come si sono spostati i voti. Un''analisi condotta per sistemi macroscopici e per dati assoluti, con molte sorprese.'

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26 Febbraio 2013 - 22.30


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di Pieluigi Faganpierluigifagan blog.

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Questa analisi è condotta per sistemi macroscopici e per dati assoluti. Per “sistemi macroscopici” si intendono i grandi blocchi politico-sociali e cioè: Centrodestra-Destra (PDL+Lega+Frat.d’It.+La Destra+Altri) detto CDX, Centrosinistra-Sinistra (PD+Centro democratico+SEL+RC) detto CSX, Centro (LC+UDC+FLI) detto C ed ovviamente M5S e Fare per Fermare il declino. Si scelgono questi grandi blocchi anche se, come nel caso del CSX non c’era in teoria nessuna alleanza politica possibile tra il Centrosinistra e RC perché ci interessano non i risvolti immediatamente parlamentari o elettorali ma quelli di sociologia politica, quelli dei blocchi sociali di riferimento.

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Per lo stesso motivo tratteremo dati assoluti, ossia i votanti e non le percentuali. Altresì, date le discriminanti date, non ci interessano i seggi. Quello che ci interessa è pesare in termini assoluti i dati dei sistemi fissati, in comparazione con le precedenti elezioni per vedere che tipo di movimento sta accompagnando la transizione.

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Il primo dato assoluto è il numero dei votanti effettivi e validi ( escluse quindi le schede bianche e nulle) che arrivano al 72.51% degli aventi diritto. Erano il 77.07% alle elezioni precedenti e quindi abbiamo una perdita di 4.56% degli aventi diritto di voto, circa 2.500.000 persone rispetto alle elezioni precedenti. Questi non votanti verranno in seguito e per lo più, individuati come ex elettori del CDX, poiché non vi sono ragioni per accreditarli al C e ragioni solo molto deboli per accreditarli al CSX. Infatti gli elettori di CSX, rispetto alle elezioni precedenti ( PD+IdV) avevano in più la facoltà di scegliere il Centro, il Centro democratico, SEL, RC o M5S e dovrebbe essere molto bassa la percentuale di coloro che hanno scelto non aderire ad alcuna offerta politica, astenendosi rispetto alla precedenti elezioni.

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Centrodestra-Destra: il CDX ha avuto un crollo. 14 sono i punti percentuali persi tra 08-13 dal 43% al 29%. In termini relativi, tra il 2008 e il 2013, il Centrodestra-Destra ha perso il 45% del proprio elettorato (PdL -46%, Lega -54%). Circa 4,2 milioni di elettori sono probabilmente andati al M5S, poco più di 2,1 milioni di elettori all’astensione, circa 1,3 al Centro, circa 0,3 a Fare. Bisogna prendere le cifre come approssimativamente vere, forse non tutto l’elettorato di Giannino proviene dal CDX e forse qualche centinaia di migliaia di elettori ballano tra astensione, M5S e Centro, ma nel grosso delle entità, questa è la ricostruzione più probabile.  Dei probabili 4,2 milioni di ex elettori CDX passati al M5S, 1.4 dovrebbero essere pervenuti dalla Lega e 2,8 mio dal PdL. Rispetto al 2008 sono comunque poco più di 8 milioni di non più votanti il CDX, una vera frana.

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Centrosinistra-Sinistra: al CSX è andata un po’ meglio ma non di molto. 11 sono i punti percentuali persi tra 08-13 dal 42% al 31%, per un totale di più di 4,5 mio di elettori poco più della metà di quelli persi dal CDX. Nel conteggio della base votante nel 2008 si è incluso oltre che al PD e l’IdV, la Sinistra arcobaleno e il Partito socialista fuori coalizione. In termini relativi, hanno perso poco meno di un terzo del proprio elettorato anche in questo caso. Se stimiamo a 0.3 milioni gli elettori passati al Centro e un altro 0.3 milioni gli elettori rimasti fuori nell’astensione, il contributo del CSX-S al M5S è inferiore anche se non di molto a quello del CDX con circa 1,0 milioni di votanti persi dall’area SEL-RC (elettori propriamente di sinistra) e 3,0 milioni di elettori provenienti dal PD, più del contributo di elettori dati dal PdL al successo del M5S.

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Centro: sebbene i commenti politici risentano del parametro “aspettativa”, in nudi numeri, il Centro ha fatto un balzo in avanti. Ha aumentato il proprio elettorato di più del 75%, più di 1,5 milioni di elettori (erano stati complessivamente 2,0 milioni nel 2008). Per gran parte, questi nuovi elettori provengono dal CDX e il Centro non ha avuto erosioni dall’astensione.

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Sinistra: un focus speciale può esser fatto su la sinistra, alla sinistra del PD. Gli elettori di questa area nel 2008 (IdV+Sinistra arcobaleno+Sinistra critica) raggiunsero circa 2,9 milioni di voti. Probabilmente, una parte di questi, quelli dell’area IdV possono esser passati al PD nelle elezioni di ieri. Ma da questa area era lecito aspettarsi sia di poter recuperare questa parte mancante, sia di non dover soffrire di astensione (poiché tra SEL e RC, l’offerta era abbastanza completa), sia forse, addirittura, di guadagnare qualcosa. Il risultato del referendum sull’acqua e la conseguente mobilitazione, il fiorire di movimenti territoriali (No TAV, No MUOS etc.), le lotte dei precari e degli studenti, le mobilitazioni sull’art. 18 etc, potevano far presagire una pur moderata lievitazione di questa area. Sorprende allora in negativo che il risultato finale di SEL+RC assommi a 1,8 milioni di votanti, almeno 1,0 milione secco lasciato probabilmente al M5S, se non di più. Sia la scelta entrista di Vendola, sia quella “alternativa” di Ingroia con la sua “società civile” costruita ancora una volta nel buoi delle segrete stanze, non hanno affatto convinto. Dei due, se Vendola ha raccolto forse il “suo” dato il profilo della sua coalizione e i risultati del 2008, Ingroia ha invece raccolto meno della metà di ciò che in teoria doveva aspettarsi. Una debacle.

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M5S: è questo senz’altro, il “caso” sociopolitico delle recenti elezioni, in senso propriamente assoluto, “storico”. Ricostruendo per via congetturale l’elettorato M5S secondo la provenienza ipotetica, si esclude che voti siano pervenuti dal Centro. Forse qualcosa si è recuperato dall’area del non voto, nell’ordine di qualche centinaia di migliaia di ex non votanti, ma dato l’ammontare complessivo del risultato (8.7 mio di voti) molto rimane da indagare. Diciamo che 8,2 mio di questi 8,6 mio sembrano provenire per metà dal CSX e per metà dal CDX con una leggera prevalenza di questi ultimi. Il maggior contributore è stato il PD, seguito subito a ruota dal PdL. I temi anti-casta hanno unito queste due aree, il blocco ex-PdL è stato spinto anche dalla compresenza nei programmi M5S di temi fiscali ed euroscettici, tipici di questo elettorato. Ma bisogna anche ipotizzare una sensibilità anche nell’elettorato di CSX-Sinistra per questi stessi temi.  Un generico richiamo alla “competenza” (tema caro anche alla diaspora di Fare che ha sottratto qualche centianaia di migliaia di voti al CDX) è valso come rinforzo, sia per gli uni, sia per gli altri. La “competenza” è il simmetrico contrario della cooptazione castale. Significativo anche il contributo dato dalla Lega e qui come per il PdL si sono sommate la forza della proposta politica M5S (simile su alcuni temi a quella delle forze storiche del CDX) con la debolezza proprio delle forze politiche di provenienza originaria di questo elettorato, con in più la sensibilità localistica che unisce civismo e leghismo. Non è tanto quindi qualcosa l’aver detto qualcosa di “nuovo” ma averlo detto da un punto di maggior credibilità. Importante infine, anche il contributo pervenuto dall’area sinistra propriamente detta. Non solo M5S è risultato più concreto, credibile e completo di SEL e RC ma su i temi sociali, su quelli ecologici, su quelli antisistemici ed antiliberisti, incluso un evidente euroscetticismo di sinistra del tutto assente nell’offerta tradizionale, hanno costruito una nuova narrazione, evidentemente attraente anche per quei quasi 3,0 mio di elettori provenienti dal PD, una migrazione che non si spiega solo con la pulsione alla punizione della propria “casta di partito”.  La narrazione M5S ha avuto piena esplicazione, nell’incontro finale di San Giovanni. Sul canovaccio costituzionale che richiama ad una fondazione originaria effettivamente aggregante a largo raggio, si sono interpuntati i tanti temi che almeno sul piano teorico configurano una offerta “larga”, fatta di punti interrogativi sull’attuale configurazione dell’euro, sulla crescita, sulla stanca democrazia delle élite, sulla guerra e gli obblighi NATO e di punti esclamativi sul reddito di base, la solidarietà, la pace, la convivialità, l’onestà, la trasparenza, la competenza, l’ecologia e la compatibilità ambientale, la cultura, la speranza.

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Ecco, forse il punto più performativo è stato la speranza, l’idea che un altro modo, un altro modo di stare al mondo sia non solo necessario, ma possibile. Il “fattore speranza” in un momento di buio pessimismo e diffuso senso di depressiva impotenza, è stato probabilmente il punto maggiormente performativo del discorso M5S. Il “crollo della galassia centrale” (CDX+CSX) da cui si è in parte salvato solo il legittimo interprete della qualificazione propria del “centro” è il crollo dell’unanimità in favore del modo tradizionale di stare al mondo. In termini quantitativi generali, questo mondo rimane largamente maggioritario (75% del totale votanti), ma una nuova opposizione (25% dei votanti) si presenta come “resistente” all’inevitabilità di questa scelta e stante lo scenario della realtà e le dinamiche che abbiamo appena analizzato è più probabile che nel futuro questa resistenza cresca di quanto non sia probabile una rivincita della tradizione. A ben vedere, nei grandi numeri, l’Italia ripete le forme delle opinioni dell’elettorato greco con una importante differenza, l’inesistenza di una opposizione di estrema destra. Questa è cresciuta sì rispetto al 2008 ma date le cifre irrisorie sulle quali si muove (dai poco più 100.000 voti del 2008 di Forza Nuova, ai 183.000 voti di Forza Nuova+Casa Pound+Fiamma tricolore di oggi) si può dire sia tutt’ora inesiste avendo oggi ottenuto meno di quanto non ottenne il PCL nel 2008 (PCL che perde dai 200.000 voti del 2008 a gli 80.000 di oggi).

 

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Fonte: http://pierluigifagan.wordpress.com/2013/02/26/analisi-sociopolitica-voto-camera-elezioni-italia-2013/

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