da Libreidee.
Michael Hastings, giornalista investigativo pluripremiato, è morto
tra le fiamme il 18 giugno 2013 a Los Angeles mentre guidava una
Mercedes del 2013. La notte prima aveva chiesto a un’amica, Jordana
Thigpen, di prestargli la sua Volvo, poiché credeva che la sua Mercedes
C250 fosse stata manomessa. Secondo la vedova, Elise Jordon, Michael
aveva cominciato a indagare la “nuova guerra
alla stampa†del direttore della Cia, John Brennan. Facendo eco allo
scandalo Watergate, Hastings ha sostenuto che la Cia, con o senza
autorizzazione, abbia iniziato a usare sofisticate tecniche militari di guerra psicologica contro giornalisti e politici. Anche per l’ex coordinatore dell’antiterrorismo Usa,
Richard Clarke, un incidente stradale come quello costato la vita a
Michael Hastings sarebbe “coerente con un attacco informatico all’autoâ€.
Come per gli infarti, dice Tony Gosling, si ritiene ormai che questi
“incidenti†ai freni delle vetture siano i preferiti dal crimine
organizzato e dai servizi di intelligence, dal momento che sono così
facili da spacciare per fatali guasti tecnici.
«Il nostro sistema giudiziario, la polizia e i nostri giornalisti investigativi – sostiene Gosling in un post su “Rtâ€, ripreso da “Come Don Chisciotte†– non sono
capaci di capire la tecnologia complessa», in continua evoluzione, «per
non parlare della raccolta di prove sufficienti a decidere se questi
eventi disastrosi siano incidenti o omicidi». La strana morte di
Hastings? Un monito: le nostre libertà stanno andando in frantumi.
Succede, dice Gosling, perché «in Occidente la tecnocrazia sta
lentamente rimpiazzando la democrazia». Da quando «i mercati finanziari e gli oscuri gnomi di Zurigo hanno cominciato a scegliere i nostri leader politici», i super-tecnocrati,
«strozzini e simpatizzanti della Goldman Sachs, la piovra che sta
venendo fuori quale vero potere del mondo occidentale», utilizzano anche
compagnie poco note, che però «detengono brevetti di valore» e, come
prestigiatori, «producono e immettono sul mercato nuovi sfavillanti
dispositivi scientifici».
Tecnologia che in mano pubblica sarebbe liberatoria, mentre in mano
ai “predoni†può fare disastri. E senza che ce ne rendiamo conto:
«Quando i nostri deputati, giornalisti e avvocati memorizzano i dati
della loro rubrica telefonica usando un servizio di sincronizzazione, o
fanno un backup di documenti su “The Cloudâ€, non hanno nessuna idea di
dove vada a finire il loro prezioso lavoro. Condividono i loro dati
senza pensarci troppo con aziende che potrebbero tranquillamente
copiarli, rivenderli a terzi o perfino corromperli prima di farglieli
riavere». I super-tecnocrati
della “rivoluzione digitaleâ€, continua Gosling, hanno precisi progetti
per i prossimi decenni: «Rubano terreno ai governi eletti usando la
“riservatezza commerciale†per tenere all’oscuro la stampa, i politici e
il pubblico». E oggi, cioè nell’era della sorveglianza di massa, con
l’opinione pubblica narcotizzata dal mainstream, «possono
acquistare le informazioni per sapere ciò che i politici eletti stanno
per fare, o perfino quello che hanno intenzione di fare, e investire
così vaste risorse in contromosse».
Tecnologia invisibile per controllare tutti. E anche per uccidere,
per esempio chi è al volante della propria auto? A confermare
indirettamente i pesanti sospetti sulla fine di Michael Hastings è la
rivista “Autoweek Magazineâ€, che si domanda: «Chi è al controllo della
tua auto? Governo e privati adesso possono controllarla a distanza». I
computer di bordo sono penetrabili da hacker? E se il dispositivo si
inchioda, causando un’accelerazione involontaria e un incidente mortale?
«Più una tecnologia è poco visibile – aggiunge Gosling – e più è alta
la probabilità che rimanga non regolamentata». Non solo: a utilizzarla
saranno soprattutto giovani, portati ad accettarla «senza porsi troppe
domande, in quanto “coolâ€Â». Tra le tecnologie segrete meno comprese e
praticamente non regolamentate c’è l’insidioso chip Rfid, “Radio
Frequency Identifcationâ€, che rileva i movimenti tramite le frequenze
radio. «Si tratta di piccoli “trasponder†wireless a circuito stampato,
usati perlopiù per tracciare i movimenti in magazzino, sebbene siano in
aumento per quanto riguarda il pagamento tramite carte di credito
“contactlessâ€, senza contatto». Questi chip, continua Gosling, sono elettricamente attivi per anni, alcuni anche per tempi indefiniti.
Dal settembre 2013, gli scolari inglesi sono schedati in modo
digitale: il governo britannico ha eseguito la scansioni dell’iride
oculare, del riconoscimento facciale, dell’impronta del dito e del palmo
– in una parola, la “biometria†degli alunni. Solo che sta crescendo il
numero di minori che rifiutano di sottoporsi alla schedatura,
introdotta per automatizzare i sistemi di ingresso alle mense e alle
biblioteche. Nel caso la “biometria†venisse abbandonata, assicura
Gosling, è già pronta la tecnologia Rfid: «Dal 2010 al febbraio 2013, il
West Cheshire College vicino Liverpool ha dato a tutti i suoi studenti
dei cartellini da indossare con dei chip compatibili, 433 Mhz». Certo,
quei cartellini «permettono agli studenti di usufruire dei servizi». Ma i
sensori disseminati in tutta la scuola «consentono di tracciare i
movimenti degli studenti nel campus, come dei puntini da seguire sullo
schermo». Attenzione: quando un giornale nel febbraio 2013 chiese
chiarimenti al preside, il fornitore dei chip li fece sparire dalla scuola, eliminando ogni traccia di sensori e cartellini.
Quei sensori, forniti da un’azienda che si chiama Zebra, offrivano la
possibilità di monitorare i ragazzi non solo da parte delle autoritÃ
scolastiche, ma anche dai militari: l’origine Nato della tecnologia, e
quindi la necessità di proteggerne la segretezza, secondo “Rt†spiega la
rapidità della “sparizione delle prove†dal college inglese usato come
area-test. La Nato, racconta Gosling, dispone di un sistema
Rfid riservato, chiamato “In Transit Visibility Networkâ€, con sensori
433 Mhz sparsi in tutto il nord America e l’Europa occidentale. Una
mappatura che serve a «tenere d’occhio le munizioni, i serbatoi e altri
armamenti quando si spostano da un posto all’altro». Fin qui, tutto
bene. A patto però che, a finire “microchippate†a nostra insaputa, giÃ
al momento della fabbricazione, non siano
anche le nostre auto, insieme ai nostri telefoni, le carte di credito
e magari anche «i nostri figli, quando durante il giorno vanno in giro
innocentemente».
Anziché proteggerci, conclude Gosling, la Nato e i tecnocrati
dell’industria militare «stanno trasformando ogni singolo essere umano
in un sospetto criminale». E questo, senza l’autorizzazione di nessun
giudice. Più che una “rivoluzione digitaleâ€, «la loro idea è quella di
una gabbia digitale: mai gli incubi malati dei peggiori tiranni sono
stati così vicini all’essersi realizzati». Il mondo civile ora deve
assolutamente «bloccare i veicoli computerizzati e questa tecnologia
Rfid, e renderla soggetta al consenso del singolo e dei genitori, così
come ha fatto la Gran Bretagna con la “biometriaâ€Â». Meglio agire in
fretta, «prima che le nostre scuole e le nostre strade diventino
prigioni digitali e i nostri figli siano seguiti dai militari ovunque
vadano».
Fonte: http://www.libreidee.org/2013/11/il-chip-nato-che-spia-gli-scolari-e-fa-schiantare-le-auto/.
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