‘di Piotr
D’accordo, i 5 Stelle dovrebbero ogni tanto tenere a freno la lingua. Però inquadriamo il problema. Quello che sta facendo Napolitano, quello che sta facendo il governo, quello che ha appena fatto la Boldrini, richiederebbero un’arrabbiatissima e indignatissima mobilitazione di massa con tanto d’assedio ai Palazzi. Nella sostanza questo è il problema, non il linguaggio dei 5 Stelle che è un problema di tipo comunicativo, destinato ad aggravarsi qualora non si facessero promotori di una tale mobilitazione. Ma il duumvirato Grillo-Casaleggio sembra voler andare nella direzione opposta.
Perché c’è invece bisogno di un”indignatissima e arrabbiatissima mobilitazione di massa? Ecco alcuni validissimi motivi (per non parlare dell’irrefrenabile volontà di rifilarci l’ennesima legge truffa elettorale):
Il governo sta varando una serie di misure a favore dei finanzieri e di privatizzazioni. Mi riferisco allo stravolgimento degli assetti giuridici e proprietari di Eni, Snam, Finmeccanica, Cassa Depositi e Prestiti, Poste e Bankitalia.
Concentriamoci solo sul recente caso Bankitalia, perché è paradigmatico degli aspetti economici, finanziari, politici e istituzionali di ciò che sta succedendo.
1) La ricapitalizzazione di Bankitalia decisa l’altro giorno farà incassare allo Stato 1,5 miliardi una tantum, ma regalerà 430 milioni tutti gli anni ai banchieri soci. Due conti e si capisce che in poco più di 3 anni questi andranno in pari e poi ci guadagneranno sulla nostra pelle.
2) Il caso Bankitalia illustra bene la visione che i nostri governanti hanno del “popolo sovranoâ€. Hanno artificialmente messo nel pacchetto l’abolizione della seconda rata dell’Imu sulla prima casa per poter sputtanare chiunque avesse detto qualcosa contro il regalo ai banchieri. Infatti, mediaticamente si parla di “decreto Imu-Bankitalia†e quindi chi non vuole regalare annualmente 430 milioni di nostri soldi ai banchieri, a partire dal 2017, è per definizione colpevole di voler far pagare la seconda rata Imu agli Italiani.
3) Il decreto Bankitalia agisce nel solito modo antidemocratico con cui procede l’Unione Europea e l’Eurozona. Il nuovo assetto di Bankitalia rende infatti più difficile un’eventuale uscita dalla zona Euro. Lasciamo perdere se la riteniamo una buona o una cattiva idea. Si tratta di una questione relativa alla democrazia, perché vengono blindate scelte che con la democrazia non hanno mai avuto nulla a che vedere (in calce riporto una lunga serie di ammissioni dei “padri dell’Europaâ€).
4) Il caso Bankitalia apre la seria questione se una parte delle nostre riserve nazionali finirà in mano agli speculatori internazionali (che per adesso dovrebbero essere solo europei). Un problema non da poco: le nostre riserve auree sono le terze al mondo e, per l’appunto, sono nostre, cioè le abbiamo pagate io, voi, i miei genitori, i vostri genitori, i nostri nonni e le nostre nonne.
5) Infine, il caso Bankitalia è la riprova che avevo ragione di diffidare fin da subito della Fata Turchina della sinistra, Laura Boldrini. Mi dispiace per gli amici e le amiche che ci avevano creduto. Sarebbe bastato mettere a confronto il suo tanto osannato discorso d’insediamento con le ambiguità da funzionaria Onu riguardo le aggressioni Usa-Nato per capire che eravamo di nuovo di fronte a uno specchietto “umanitario†per le allodole, una Fata Turchina ma con un naso da Pinocchio.
L’onorevole Boldrini l’altro giorno si è comportata nel modo meno democratico che le fosse consentito. Anzi, è addirittura dubbio che le fosse davvero consentito, perché la cosiddetta “ghigliottina†non è una norma, bensì un’ipotesi di norma che era venuta in mente a Luciano Violante (altro esempio di guerra batteriologica nella sinistra) e la Boldrini l’altro giorno l’ha applicata per la prima volta. E per far che? Un regalo ai banchieri, agli speculatori, agli oligarchi europei eccetera, eccetera.
Piccola antologia di “democrazia europeaâ€[/size=3]
1) Jean Claude Juncker (ex presidente dell’Eurogruppo), 21 dicembre 1999 su Der Spiegel:
«Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere cosa succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno».
2) Giuliano Amato, EuObserver del 12 luglio 2007:
«[I leader Europei] hanno deciso che il documento [Trattato Lisbona] avrebbe dovuto essere illeggibile. […] Se fosse stato comprensibile, ci sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum, perché avrebbe significato che c’era qualcosa di nuovo. I primi ministri non produrranno niente direttamente perché si sentono più al sicuro con la cosa illeggibile. Essi possono presentarla meglio, in modo da evitare pericolosi referendum».
3) Tommaso Padoa Schioppa su Commenataire n. 27, autunno 1999:
«La costruzione europea è una rivoluzione, anche se i rivoluzionari non sono dei cospiratori pallidi e magri, ma degli impiegati, dei funzionari, dei banchieri e dei professori. […] L’Europa non nasce da un movimento democratico. […] Tra il polo del consenso popolare e quello della leadership di alcuni governanti, l’Europa è nata seguendo un metodo che potremmo definire con il termine di dispotismo illuminato».
4) Helmuth Kohl, al Telegraph del 9 aprile 2013.
«Sapevo che non avrei mai potuto vincere un referendum in Germania. Avremmo perso il referendum sull’introduzione dell’Euro. Questo è abbastanza chiaro. Avrei perso sette a tre. […] Nel caso dell’Euro sono stato come un dittatore».
5) Jacques Attali (uno dei padri fondatori europei), 24 gennaio 2011, all’Università partecipativa:
«Abbiamo minuziosamente “dimenticato†di includere l’articolo per uscire da Maastricht. In primo luogo, tutti coloro, e io ho il privilegio di averne fatto parte, che hanno partecipato alla stesura delle prime bozze del Trattato di Maastricht, hanno …o meglio ci siamo incoraggiati a fare in modo che uscirne …sia impossibile. Abbiamo attentamente “dimenticato†di scrivere l’articolo che permetta di uscirne. Non è stato molto democratico, naturalmente, ma è stata un’ottima garanzia per rendere le cose più difficili, per costringerci ad andare avanti».
6) Romano Prodi sul Financial Times, del 4 dicembre 2001:
«Sono sicuro che l’Euro ci costringerà a introdurre un nuovo insieme di strumenti di politica economica. Proporli adesso è politicamente impossibile. Ma un bel giorno ci sarà una crisi (ah, lo sapeva che l’Euro avrebbe generato una crisi!) e si creeranno i nuovi strumenti».
7) Mario Monti, 22 febbraio 2011, al convegno Finanza: comportamenti, regole istituzioni, LUISS:
«Non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi, crisi gravi, per fare passi avanti. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. È chiaro che il potere politico ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto visibile, conclamata».
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Quindi l’Europa per fare passi avanti ha bisogno di devastare la società , avvilire la cultura, generare disoccupazione di massa, far suicidare imprenditori e lavoratori, gettare nello sconforto e nella disperazione milioni di giovani e produrre miseria.
Notevole ammissione, ma ce n’eravamo già accorti.
(1 febbraio 2014) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it[/url]‘