Una Scozia per milioni, non per milionari

Non si tratta di cambiare bandiera o capitano, si tratta di costruire una società diversa. E’ questo il messaggio che lanciano i gruppi della sinistra radicale in Scozia.

Una Scozia per milioni, non per milionari
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18 Settembre 2014 - 10.21


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di Marco Santopadre.

EDIMBURGO – “Non si tratta di cambiare bandiera o capitano,
si tratta di costruire una società diversa”. E’ questo il messaggio che
nelle ultime ore di campagna elettorale, così come hanno fatto in un
crescendo di mobilitazione che non ha eguali nella storia recente della
società scozzese, stanno lanciando i gruppi della sinistra radicale che
ieri sera a Edimburgo hanno organizzato diversi momenti di confronto e
visibilità. Uno dei quali, all’interno della Augustine Church, ha
riunito un centinaio di entusiasti partecipanti mentre a poca distanza,
nel parco di Meadows, altre centinaia di persone distribuivano materiale
per il ‘si’ accompagnati da una colonna sonora fornita per l’occasione
da una band locale. Non nota come i Mogway o i Franz Ferdinand, che
qualche giorno fa hanno suonato per chiedere ai loro fans di votare
indipendentista, ma comunque apprezzata.

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Le troupe di una televisione giapponese e di una emittente tedesca,
insieme a quelle di alcuni media locali, si contendono i manifestanti
che sventolano le bandiere scozzesi o quelle catalane. I più ricercati
sono quelli con i capelli azzurri, o i cani con al collo la Croce di
Sant”Andrea. Da Barcellona e dintorni sono arrivati davvero in tanti per
assistere allo storico evento di oggi, e non si tratta solo di
giornalisti o esponenti politici, ma ci sono anche tanti comuni
cittadini desiderosi di respirare un’aria di libertà e di futuro che
vorrebbero si respirasse anche da loro il prossimo 9 novembre. Un
rappresentante della Cup, il movimento della sinistra indipendentista
radicale catalana, interviene brevemente alla conferenza e ricorda che
catalani e scozzesi hanno a disposizione – se la sono conquistata,
nessuno ha regalato loro nulla – una occasione storica per cambiare il
corso della storia e iniziare ad autodeterminare il proprio futuro. Ma
non certo per trasferire il potere dai potentati di Londra o Madrid a
quelli di Edimburgo o Barcellona. Si tratta di costruire una
“indipendenza per milioni, non per milionari” è del resto uno degli
slogan più utilizzati dalla campagna denominata “Radical Indipendence”
che in questi mesi, e anche ieri sera, ha riunito comunisti, socialisti,
ecologisti radicali e antimilitaristi, organizzati o meno, in una
mobilitazione partita in sordina ma che negli ultimi giorni è montata
come non era mai successo.
Sono anche alcuni degli attivisti più
addentro a stupirsi del crescendo di entusiasmo, partecipazione,
creatività che sta portando nelle strade per un porta a porta capillare
migliaia di persone, molte della quali non si erano mai impegnate
direttamente in alcuna attività politica. Il fatto che per la prima
volta nella storia il 97% degli aventi diritto al voto si siano
registrati per poter votare la dice lunga sul momento che la società
scozzese sta vivendo. Ancora più inusuale il corteo spontaneo partito
ieri sera da Meadows e che lungo il percorso che lo ha condotto fino al
parlamento scozzese ha raccolto i partecipanti alla conferenza della
‘Radical Indipendence’. Una manifestazione spontanea, disordinata ma
molto rumorosa, come non se ne ricordavano da anni, mentre nelle strade
del centro di Edimburgo caroselli di automobili strombazzanti
percorrevano le strade principali. Ovunque bandiere scozzesi: sulle
auto, sui balconi, sulle porte, spesso associate a quelle catalane.
Insieme a quelle della Corsica, o del Quebec. E non sono mancate neanche
alcune bandiere palestinesi, sventolate dalle automobili o portate da
manifestanti che si avvicinavano ad un parlamento che, se oggi si
dovesse affermare il ‘si’, nel 2016 ospiterebbe una assemblea
costituente incaricata di redigere una nuova Costituzione.

La capillare presenza nelle strade dei sostenitori dell’indipendenza
ha riattivato energie sopite, valori a lungo rimossi dal discorso
pubblico, speranze riaccese dalla possibilità di decidere quale Scozia
si vuole edificare. Una occasione unica per recuperare un punto di vista
ed un progetto collettivo e contestare un modello basato
sull’individualismo e la delega ai leader dei vari partiti. Un modo di
contendere l’egemonia della campagna al laburista Snp del premier
Salmond, e di stigmatizzare i paludati dibattiti televisivi in cui a
scontrarsi sono spesso vip ed esperti che nulla hanno a che fare con le
condizioni di centinaia di migliaia di abitanti della Scozia alle prese
con i tagli allo stato sociale, la disoccupazione, il degrado delle
periferie.

Ed è ovvio che all’interno del fronte indipendentista si giochi la
partita di valori da affermare, del modello di società da costruire. Una
socialdemocrazia integrata nell’Unione Europea e nel Commonwealth
guidato dalla Regina d’Inghilterra per il partito egemone, lo Scottish
National Party. Una Scozia repubblicana, basata sull’eguaglianza e sulla
giustizia sociale, un’istruzione e una sanità di qualità,
smilitarizzata e solidale per coloro che si riconoscono nell’arcipelago
che in queste settimane ha preso forma nella ‘Radical Indipendence’.

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E che ieri ha incassato l’importante endorsement di Billy Bragg, un
affermato artista inglese che però dalla sua prospettiva
internazionalista ha chiarito che occorre sostenere il movimento
nazionale scozzese, progressista, contro un nazionalismo inglese
retrogrado e reazionario. La solidarietà di Bragg espressa dalle colonne
del Guardian è un sostegno ‘pesante’. Così come quello arrivato poch
ore prima di Andy Murray, popolare campione di tennis.
Stamattina i
2600 seggi hanno aperto presto, alle 7, e non chiuderanno prima delle
22, per permettere ad una massa inconsueta di votanti di poter esprimere
la propria opinione. Secco e breve il quesito: “Dovrebbe la Scozia
essere Stato Indipendente?”. I risultati cominceranno ad affluire già
durante la notte e tra le 4 e le 6 del mattino di domani, con lo spoglio
dei voti delle due maggiori città – Glasgow ed Edimburgo – il responso
dovrebbe più o meno essere certo. Gli ultimi sondaggi danno i ‘no’ e i
‘si’ più o meno alla pari, e quindi occorrerà attendere parecchio per
sapere se domani l’Europa assisterà o meno alla fine della Gran
Bretagna. Comunque andrà, oggi gli scozzesi stanno facendo la storia e
il loro esempio potrebbe essere seguito presto da altri popoli di un
continente i cui governi non dormono più sonni tranquilli.

Fonte:  http://contropiano.org/internazionale/item/26375-una-scozia-per-milioni-non-per-milionari.

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