di Marcello Foa.
Giulietto Chiesa è stato liberato, grazie anche all’intervento
esemplare dell’ambasciatore italiano Marco Clemente. E ne siamo
naturalmente tutti felici. La vicenda però resta molto grave, davvero
inquietante.
L’Estonia è un Paese membro dell’Unione europea, la quale ha come
noto tanti difetti, ma perlomeno stabilisce standard comuni ed esclude
espulsioni di cittadini Ue. In questo caso l’Estonia ha impunemente
violato le norme che dovrebbe rispettare e che tutti gli altri
rispettano. Non solo: sono trascorsi tre giorni dall’arresto e ancora
oggi non sappiamo perché Giulietto Chiesa sia stato fermato ed espulso.
E questo rende ancor più sconcertante l’episodio: da quando è
possibile in un Paese democratico europeo arrestare ed espellere
cittadini senza esternare un capo di accusa? E se davvero Giulietto
Chiesa avesse violato le leggi estoni – ipotesi che mi sembra assai
remota – avrebbe dovuto essere processato. E invece, silenzio. Anzi,
come fanno i regimi totalitari, espulsione nel silenzio.
Nel silenzio conta il messaggio implicito. Il governo estone ha voluto
punire una voce libera, un giornalista che sull’Ucraina non ha
assecondato la linea filoamericana che unisce tutti i media mainstream e
che continua a dare spazio anche all’altra verità ovvero quella dei
russi. Insomma, un giornalista che si presenta a volto scoperto e che fa
il proprio mestiere.
Personalmente non posso che esternare tutta la mia convinta
solidarietà a Giulietto Chiesa, che nella mia carriera ho incontrato
solo due volte: una quindicina di anni fa durante un servizio (lui
lavorava per La Stampa io per il Giornale) e venerdì scorso quando la
sua tv, PandoraTv, mi ha invitato a partecipare a un convegno
internazionale alla Camera dei Deputati.
Apparteniamo, ideologicamente e culturalmente, a due mondi diversi, e
non posso certo dire che tutte le opinioni di Giulietto coincidono con
le mie. Ma su certi temi, come l’Ucraina, sì. Come ho spiegato al convegno (vedi anche qui)
, sono convinto che oggi la differenza non sia più tra destra e
sinistra, ma tra chi ha capito come si governa il mondo ed è preoccupato
per il destino della democrazia, dello stato di diritto e della libertÃ
e chi continua ad accontentarsi di verità formali e di una democrazia
che assomiglia sempre più a un reality.
In questo senso, Giulietto ed io condividiamo lo stesso disincanto e
la stessa passione civica, ben diversa dalla significativa indifferenza
mostrata da quasi tutta la stampa italiana e dal mondo politico, quando
si è appreso dell’arresto.
Sì, l’hanno data la notizia, ma con sufficienza; perché riguardava un
giornalista fuori dagli schemi e dunque non meritava maggior
attenzione. Hanno anteposto il giudizio – anzi, il pre-giudizio
sull’uomo – alla doverosa denuncia della decisione inaccettabile e
chiaramente intimidatoria del governo estone.
Il conformismo di comodo ha prevalso un’altra volta. Un conformismo a cui mai potrei associarmi.
Per questo difendo con forza e convinzione Giulietto Chiesa.
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