Le fortune di un guitto

Oggi Crozza deve lavorare quasi in chiave meta-comica. Deve cioè fare un lavoro improbo di costruzione comica a partire da una realtà comica. [Sandro Vero]

Le fortune di un guitto
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27 Settembre 2015 - 21.59


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di Sandro Vero

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L”articolo è stato pubblicato su [url”Sicilia journal”]http://www.siciliajournal.it/[/url] il 26 settembre 2015. Lo riprendiamo qui per gentile concessione dell”autore.

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Recuperando il significato originario del termine, consideriamo un guitto un attore di basso rango, di scarsi mezzi interpretativi, che spesso accentua la modalità “gridata” per compensare la mancanza di una vera sensibilità recitativa.

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Vogliamo ritenere Crozza un guitto? Ma per carità! E’ un attore/imitatore comico di rara finezza. E lo è tanto più in quanto esercita la sua arte su materiali umani, simbolici, iconici di infima qualità.

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Lo abbiamo scritto tempo fa: il suo è un lavoro tutto in salita! Quando Noschese, trent’anni fa, prendeva le icone del suo tempo e le martoriava col suo stile stralunato e surreale, non faceva che il lavoro di un comico: figure irreprensibili, monolitiche, quasi bidimensionali della politica, di cui occorreva trovare la piccola crepa interna, il piccolo scarto dell’imperfezione che poi poteva consentire il lavoro caricaturale.

Oggi Crozza deve lavorare quasi in chiave meta-comica. Deve cioè fare un lavoro improbo di costruzione comica a partire da una realtà comica. C’è da giurarci: non è per niente facile. Come imitare Totò e pretendere di far ridere: può, semmai, fare intristire.

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Ma Crozza è un grande. Prende il materiale che passa il convento, quella robaccia gelatinosa e coloratissima che qualcuno si ostina a chiamare classe politica, fa un’operazione di scannerizzazione della superfice, trova le fessure attraverso cui infilarsi e va a posizionarsi dentro. Dentro vuol dire dentro, in quel dentro il personaggio che molto probabilmente non conosce neanche il personaggio stesso. In altre parole, fa un po’ di psicoanalisi e la trasforma in arte comica!

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È probabilmente per questo che la sua imitazione più riuscita ma anche più “rischiosa” è quella di Renzi. È la più riuscita perché il compito di sottrarre il guitto fiorentino alla sua stessa comicità richiede un enorme sforzo di astrazione, una poetica della stilizzazione che possa garantire un risultato apprezzabile. Un compito svolto molto egregiamente.

È la più rischiosa perché la materia è dannatamente refrattaria, si impenna, scivola. In qualunque momento, lo spettatore può trovarsi a ridere non tanto per il trattamento comico che Crozza fa di Renzi quanto per la natura intimamente comica, strutturalmente comica del suo personaggio.

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Quando il comico genovese imita Bersani o Cuperlo, il suo lavoro torna agli albori della TV e si imparenta a quello di Noschese. Quando l’oggetto caricaturale è Renzi, Crozza prende una navicella spaziale e fa un salto spazio/temporale di alcune migliaia di anni luce.

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Imitare un guitto è roba molto seria.

(26 settembre 2015)

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