Trump, Clinton & C. Come inquadrarli?

'Chiedere a noi se ''teniamo'' per Trump o per la Clinton somiglia molto a chiedere a un abitante della Gallia se teneva per Pompeo o per Cesare. [Piotr]'

Trump, Clinton & C. Come inquadrarli?
Preroll AMP

Redazione Modifica articolo

16 Marzo 2016 - 19.46


ATF AMP

Top Right AMP

di Piotr.

Dynamic 1 AMP

L’ultimo «Supermartedì»
ha ormai diradato una parte delle incertezze sulla piega che assumeranno le
candidature alle presidenziali statunitensi. Alcune delle definizioni coniate
fin qui delle personalità emergenti di USA 2016 meritano una riflessione, per
inquadrarle meglio.

Dynamic 1 AMP

1)
Utilizzare la categoria di “fascismo” in questa circostanza ha un sapore
morale, non politico. Anzi spesso si usa questo termine per una sorta di populismo
di sinistra
, facendo leva sulla sua capacità evocativa ma non esplicativa.
Per lo meno, è evocativa per la mia generazione, per questioni anagrafiche e
per la sua comprovata superficialità politica ma, a quanto sembra, non è molto
evocativa per le nuove generazioni e per quei ceti sociali che assieme alla
crescita del politically correct hanno visto anche quella drammatica delle
proprie difficoltà.

Dynamic 1 AMP

2) Innanzitutto,
se proprio si vuole utilizzare questa categoria, allora occorre confrontare
tutte le caratteristiche del fascismo. Solitamente se ne dimenticano almeno
due: a) l’utilizzo di bande paramilitari, b) il progetto antiparlamentare. A Donald
Trump mancano entrambe. E’ un fascista a metà, allora? Quand’è che un fenomeno
smette di essere fascista per diventare un’altra cosa, magari disdicevole e
censurabile, ma comunque differente?

Poi spesso
parlando dei candidati a queste primarie statunitensi, si sottolinea il collegamento
tra fascismo e guerra
. Ma il programma di Trump, ancorché sul tema guerra e
pace sia confusionario – e il personaggio confusionario lo è davvero -,   Ã¨ meno
guerrafondaio di quello di Hillary Clinton, la quale al di là del programma ha anche
lungamente dimostrato coi fatti di essere la personalità politica statunitense
più pericolosa per il mondo intero. Non solo, la Clinton è stata anche la
sponsor del golpe fascistoide in Honduras. E se vogliamo passare all’etica, il
suo famigerato commento all’orrendo assassinio di Gheddafi è moralmente degno
di una SS in servizio in un campo di sterminio.

Dynamic 1 AMP

Dynamic 1 AMP

Perché allora
dovrei ritenerla più democratica di Trump?

Tuttavia la
sinistra internazionale persiste a sostenere che il “fascismo” di Trump faccia
rima con “guerra”. Io dico che “guerra” fa rima con “imperialismo”. Ma Trump
è (o vorrebbe essere) un isolazionista che ha anche accusato l’ex presidente
Bush di aver mentito per poter portare in guerra gli Stati Uniti contro l’Iraq
(cioè, implicitamente lo ha accusato di alto tradimento).

Dynamic 1 AMP
Non è quello
che noi stiamo ripetendo da anni? Avete mai sentito questa ammissione da parte
della Clinton?

Il dato di
fatto è che Trump è, oggi, distante dai neocons, la cui regina è invece
la senatrice democratica. E loro sì che sono la quintessenza del “fascismo”, se
proprio si vuole utilizzare questa categoria.

Infine, quanto
regge storicamente l’equazione Democratici=pacifisti e Repubblicani=interventisti?
Andate a vedere dove volete e vi accorgerete che la medaglia d’oro
guerrafondaia per tutto il secolo scorso spetta di diritto ai presidenti
democratici
, che surclassano gloriosamente quelli repubblicani.

Dynamic 1 AMP
A partire da
Bill Clinton la distinzione è stata meno chiara dato che i neocon si
sono insediati nei punti chiave del potere statale e sparpagliati
trasversalmente ai partiti. Con alcune resistenze, come Ron Paul tra i
Repubblicani, o Obama stesso tra i Democratici, il quale comunque, per
molteplici e complesse ragioni, ha preferito non contrapporsi frontalmente alla
loro politica e alle loro losche manovre. Così che Obama passerà alla storia
come uno dei presidenti statunitensi più detestati dal resto del mondo,
vantando un record di guerre (continuate, promosse ex novo o comunque
sostenute) che fa impallidire il nutritissimo palmarès dei precedenti inquilini
della Casa Bianca. Chiaramente ci si è messo di mezzo anche l’aggravamento
della crisi sistemica, ma il presidente nero e democratico, quest’uomo della
Provvidenza di sinistra, ha personificato una politica criminale e di essa
avrà sempre la responsabilità che idealmente dovrà tenere sul caminetto accanto
al suo ridicolo Nobel per la Pace.

Dynamic 1 AMP
3) Io credo
che da italiano o più in generale da non-statunitense, le domande che mi devo
porre siano innanzitutto sulla politica estera del prossimo presidente
USA (fermo restando che essa non dipenderà solo da lui). In questo Trump è da
preferire alla Clinton, essendo la senatrice, sotto questo aspetto, di gran
lunga più “fascista” del suo avversario. Lo è non solo programmaticamente ma
anche comprovatamente, empiricamente.

Ma, si dice
allora, e per quanto riguarda la politica interna?

Dynamic 1 AMP
Innanzitutto
questa domanda, che a tutti i commentatori di destra e di sinistra sembra così
naturale, è, mi viene da dire, politicamente screanzata, perché riflette una pretesa
di sudditanza psicologica nei confronti della superpotenza: siamo sempre
chiamati a identificarci con gli Stati Uniti
. E quando non si tratta degli
Stati Uniti, siamo allora chiamati a fare il tifo per cose che non ci
riguardano sulla base di informazioni che non abbiamo, eccetto quelle che ci
passa un monofonico mainstream.

Ma facciamo
finta di stare al gioco. Allora dirò che Trump non mi piace come non mi piaceva
Berlusconi e la sua accolita leghista-forzitaliota, che infatti non ho mai
votato. Ma, oggettivamente, ha fatto peggio Berlusconi o il
centrosinistra? 

Si dice che
Trump sia razzista, come da noi la Lega, e può essere. Ma ricordo che mentre il
centrosinistra, spinto da un razzismo colto simmetrico a quello becero,
esibiva la dottoressa Kyenge come ministro-bella-statuina per l’Integrazione,
gli immigrati nei lager di prima accoglienza si cucivano per protesta la bocca
con ago e filo e che il buonista Veltroni si beccò le reprimende persino da
Amnesty International per le sue ruspe selvagge nei campi nomadi.

Dynamic 1 AMP
A volte
esplicite convinzioni sono un freno alla loro attuazione. I ministri
democristiani dell’Istruzione della cosiddetta Prima Repubblica, ad esempio,
proprio perché esplicitamente cattolici ci tenevano a far vedere che erano a
favore della scuola laica. Abbiamo dovuto aspettare il laico ed ex comunista
Luigi Berlinguer perché si aprisse la breccia alla spinta alluvionale delle
scuole cattoliche. Se non si capiscono queste torsioni e contorsioni (o questa
dialettica per dirla in modo aristocratico) non si può pensare di capire cosa
sta succedendo nel mondo.

Le due “tenures”
del primo presidente “nero” degli Stati Uniti (circostanza che ha fatto
sbrodolare di gioia la nostra sinistra sdentata) vantano record storici nella
repressione, nelle uccisioni poliziesche e nell’aggravamento delle condizioni
di vita degli afroamericani.

Mi dite
perché la Clinton in questo dovrebbe far meglio di Trump? Perché così afferma
nella sua campagna elettorale? Ma non lo aveva fatto anche Obama?

Dynamic 1 AMP
Ma fatto
questo esercizio in fondo retorico, chiedo ai cittadini italiani, o europei: «A
voi interessa lo stato della vostra assistenza sanitaria nazionale o quello del
Medicare statunitense?».

I sinistrati
cercano sempre un metro di paragone dall’altra parte dell’Atlantico per poter
dire, visto che non hanno le palle per sostenerlo da soli: «Vedete, lo fanno
anche in America …».  Che poi quella sia
l’America, cioè il centro e non la provincia dell’impero, che poi, per dirne
una, in Europa e in particolare in Italia si abbia tutta un’altra, e
straordinariamente migliore, storia di assistenza pubblica, o che la Great
Society
di Lyndon Johnson, cioè il più avanzato salto nel sistema americano
di welfare, sia stato complementato dalla spaventosa escalation
della guerra del Vietnam, beh, tutte queste sono bazzecole, a quanto sembra,
cose senza interesse.

A me invece
della politica interna della superpotenza interesserebbero i segnali di una sua
de-imperializzazione. Ma non ci sono, in nessuna delle due parti.

Dynamic 1 AMP
Non in
quella della Clinton che vuole proseguire il devastante connubio tra Wall
Street e il complesso industriale-militare, ovvero, in termini politici,
supremazia del Dollaro sostenuta dal predominio militare.

E non provengono
nemmeno dalla parte di Trump, perché non è per nulla assicurato che un ridimensionamento
di Wall Street, come lui vorrebbe, e quindi della finanziarizzazione a favore
di una reindustrializzazione e di una deglobalizzazione, sia di per sé una
politica che esclude l’esercizio del predominio statunitense.

Certo, se
una simile politica economica andasse di pari passo a un reale disimpegno
militare degli USA – e solo in quel caso – tutti ce ne dovremmo rallegrare. E
sulla carta questo è quanto vorrebbe fare Trump quando parla di ritiro delle
forze armate statunitensi dall’Europa e dall’Asia. Sarebbe un enorme sollievo
per tutto il mondo. Ma è possibile questa combinazione?

Dynamic 1 AMP

4) Qui si
esce dalle ipotesi per entrare nella pratica della crisi sistemica.

La finanziarizzazione
e poi la globalizzazione sono state generate dall’impennata senza precedenti
storici della crescita industriale e commerciale seguita alla II Guerra
Mondiale. Più precisamente, finanziarizzazione e globalizzazione sono state
conseguenza dell’enorme sovraccumulazione di capitali che quella fase espansiva
aveva indotto. Una sovraccumulazione che quelle conseguenze hanno aggravato
all’inverosimile. Rimedi che hanno approfondito la patologia. E non
potevano e non possono fare altro, perché qui operano le contraddizioni di
fondo dell’accumulazione capitalistica.

Dynamic 1 AMP
Quando la Banca dei Regolamenti Internazionali di
Basilea avverte, come di recente, che si sta andando incontro a una nuova profonda crisi
finanziaria
e che le banche centrali hanno esaurito le armi a loro disposizione
,
ci dice proprio questo. Ci informa che le armi, cioè in sostanza il quantitative easing, che altro
non è se non garantire con crescente debito futuro le rendite nominali attuali
pretese dagli enormi investimenti finanziari, che altrimenti diverrebbero
all’istante carta straccia facendo crollare tutto il castello di carte, ci
informa, dicevamo, che quest’arma ormai è spuntatissima e controproducente in
assenza di un rilancio dei profitti in commercio e industria, cioè proprio
della condizione che alla lunga (ma di fatto in soli 20 anni) ha innescato la
crisi.

Una cosa del
genere di solito si chiama “giro vizioso”. E lo è. Non nella teoria, ma
nella pratica e nell’evidenza storica.

Tentare di
mantenere in piedi la situazione attuale, come vorrebbe la Clinton,
allora significa aggravare smisuratamente la crisi sistemica e cercare
di scaricare sul resto del mondo le contraddizioni del capitalismo occidentale,
subordinare ad esso la crescita dei BRICS e della sua costellazione, irretire
nella finanza speculativa internazionale le loro enormi riserve finanziarie, a
partire da quelle della Cina e della Russia. E lo si può fare solo con sempre
più pericolosi
ricatti militari e politici.

Dynamic 1 AMP
Ritornare a
ritmi capitalisticamente accettabili di estrazione di profitti industriali e
commerciali, come vorrebbe Trump, significa invece ri-infilarsi in tutte
le contraddizioni che hanno generato la crisi
. Tra le altre cose, nelle
attuali condizioni, ovverosia con il grosso della produzione industriale
ancorato ai fattori delle vecchie rivoluzioni industriali (a meno che si
dimostri che le telecomunicazioni, le biotecnologie, le nanotecnologie abbiano
lo stesso peso delle produzioni basate su acciaio, petrolio, carbone, cemento,
eccetera e oltretutto che le possano soppiantare, e quindi anche che ne possano
fare a meno), la ripartenza richiederebbe l’azzeramento o quasi delle conquiste
storiche dei lavoratori (con conseguente contraddizione, “keynesiana”, tra
estrazione di pluslavoro e realizzazione di plusvalore) e una lotta al coltello
per le decrescenti risorse naturali.

Si capisce
perché i “nuovi modelli di sviluppo” richiamino l’attenzione sulla necessità di
una revisione radicale del concetto di “accumulazione” (e quindi di “profitto”)
e a volte, nelle loro formulazioni più avanzate, di una riorganizzazione
policentrica del potere mondiale. Ma il problema è che non siamo di fronte a
modelli di sviluppo sbagliati, ma a rapporti 
sociali catastrofici
e in questa catastrofe spicca il ruolo della smania
di potere delle élite
, sempre più ristrette e sempre più in guerra
tra loro (anche se non bisogna commettere l’errore di pensare che il
capitalismo occidentale, quello russo e quello cinese siano tutti la stessa
cosa; non lo sono per ragioni storiche e per le circostanze materiali in cui si
sono sviluppati e si potrebbero ulteriormente sviluppare).

Dynamic 1 AMP
5) Per
concludere, Trump non mi piace per niente e la Clinton anche di meno. Ma
dato che non voto negli Stati Uniti, la cosa non ha nessuna importanza. E
infatti il nostro parere non conta nulla.
Far finta che conti fa parte delle strategie di propaganda dei prefetti imperiali.

Ad ogni
modo, per le cose che ci devono importare, la senatrice è il disastro mondiale
assicurato mentre il candidato repubblicano sulla carta – molto sulla carta,
molto ipoteticamente – darebbe al mondo un qualche momento di respiro, anche se
i suoi rimedi sembrano grossi cerotti applicati su piaghe incancrenite e le sue
dichiarazioni sulla Cina non sono molto rassicuranti (ma dicono molto sulle
scelte strategiche che i decisori statunitensi dovranno compiere).

La «finanziaria»
Clinton contro l’«industriale» Trump, riecheggia lo scontro tra i finanzieri
anglosassoni e i reindustrializzatori fascisti che seguì la Grande Guerra. Questa
è l’unica analogia che si potrebbe avanzare sensatamente (e infatti non viene
in mente ai retori di sinistra). Ma se anche scodellata con più eleganza di
altre, dopo il primo sorso bisogna lasciarla da parte, perché il contesto è
radicalmente cambiato. Banalmente perché è cambiato lo scenario internazionale
e perché la storia del capitalismo non è rimasta ferma ma ha impresso enormi
giri di vite alle contraddizioni dell’accumulazione rendendo più difficile
districarsene all’interno del capitalismo stesso. Il caos sistemico è
spaventosamente aumentato e le vecchie categorie sono sempre meno utilizzabili.

Dynamic 1 AMP

Chiedere a
noi se “teniamo” per Trump o per la Clinton somiglia molto a chiedere a un
abitante della Gallia se teneva per Pompeo o per Cesare. A occhio, avendo letto
Asterix, mi vien da dire che Pompeo ai Galli stava probabilmente meno
antipatico. Se non altro non lo avevano tra i piedi.

Ma sempre di
una guerra civile romana si parlava. Era importante per il mondo di allora,
ovviamente. Ma per chi dovevano tenere i Galli?

Dynamic 1 AMP
[GotoHome_Torna alla Home Page]

FloorAD AMP
Exit mobile version