Il fil rouge che lega Spilimbergo a Orlando

'E'' sempre la solita storia: il terrore che la donna incute nell''uomo, il terrore per la sua ''potenza'' generante, per la sua indispensabilità, per la sua ''carnalità''... [S.Vero]'

Il fil rouge che lega Spilimbergo a Orlando
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13 Giugno 2016 - 05.49


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di Sandro Vero

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Non si affannino i commentatori a provare la dimostrazione di quanto l’Islam sia una religione afflitta da una formidabile miseria sessuale, come ha peraltro [url”vigorosamente argomentato”]http://www.glistatigenerali.com/questione-islamica/la-miseria-sessuale-del-mondo-arabo/[/url], nei mesi scorsi, Kabel Daoud. Non si affannino a dare all’Islam tale primato, che sembrerebbe confermato quasi per principio dal trattamento che vi viene destinato a tutte le materie sessuali.

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In realtà, la faccenda è semplicemente che la religione, tutta la religione monoteista che si fonda sulla presunzione di un mondo altro – di un aldilà che promette ma che ricatta, che premia ma che punisce, che in definitiva distoglie da questo mondo, nella misura in cui sancisce l’impotenza di cambiarlo – è sessuofobica, omofobica, misogina.

L’accanimento verso le donne – classificate come streghe – che il “civile” cattolicesimo espresse nei secoli di tutto il medioevo e di una buona parte dell’evo moderno non è un accidente di percorso, una svista epocale, un errore interpretativo. Cosa vogliamo che derivi, in termini di cultura del femminile e del femminino, da una fede che origina dall’icona di un figlio di Dio eternamente raffigurato come bianco, lunghi capelli, barba scura, naso tutt’altro che camuso, occhi (preferibilmente) chiari. In sintesi, un vero macho.

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Da una parte lui, e i suoi discepoli. Dall’altra le donne, graziate solo dall’essere sante (Maria) o puttane (Maddalena). Degli omosessuali manco a parlarne.

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Si vorrà accordare, per lo meno, una certa residua attenzione alla questione – non secondaria – del perché un odio così feroce verso donne e gay. Del perché una forma di fobia così radicata nel culto della propria santità debba partorire una tale rabbiosa, distruttiva fame di morte.

E” sempre la solita storia: il terrore che la donna incute nell”uomo, il terrore per la sua “potenza” generante, per la sua indispensabilità, per la sua “carnalità“. Per esorcizzare il quale si sono inventati millenni di sopraffazione misogina, di potere, di esclusione…

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Si provi anche solo a immaginare l’effetto moltiplicatore dell’omosessualità: il sospetto/certezza di un femminile che è incistato dentro la propria santità, la quale ultima condizione presuppone, come sua essenza definitoria, la propria mascolinità (in fondo, diciamolo, per la cristianità i veri santi sono sempre stati uomini, maschi, possibilmente nel contegno di rinunciare alla loro rigogliosa virilità).

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Nessuna giustificazione e nessuna pietà per questi imbecilli che invertono l”ordine logico delle cose (che dovrebbe essere: prima mi sparo e poi la uccido…).

Se vogliamo capire, in profondità, cosa possa legare le cronache del femminicidio (occidentale o islamico che sia) alla cronaca del terrorismo, occorre fare i conti con questa fondamentale inadeguatezza dell”uomo. Nel senso di maschio.

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(13 giugno 2016)

Infografica: © immagine tratta dal film: L”ora del lupo (Vargtimmen), di Ingmar Bergman (1968).

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