Gli hooligan europei raccontati come terroristi arabi: un esperimento

'Alla notizia degli scontri tra hooligan inglesi e russi a Marsiglia a nessun sarà venuto in mente di condannare l’Inghilterra intera (o la Russia). O meglio, uno c''è'

Gli hooligan europei raccontati come terroristi arabi: un esperimento
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14 Giugno 2016 - 18.54


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di Carlo Maria Miele.

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Alla notizia degli scontri tra hooligan inglesi e russi a Marsiglia a
nessun sarà venuto in mente di condannare l’Inghilterra intera (o la
Russia). Proprio nessuno riguardando le immagini dei teppisti arrivati
da oltremanica per mettere a ferro e fuoco Marsiglia ha chiesto al
popolo inglese di dissociarsi, né – per giustificare quanto stava
accadendo – ha pensato di tirare in ballo le insopprimibili tare della
“cultura occidentale”. 

Nessuno insomma ha pensato di adottare le
categorie acritiche e del tutto distaccate dalla realtà dei fatti con
cui abitualmente analisti e giornalisti descrivono gli avvenimenti del
Medio Oriente o di altre aree del mondo evidentemente poco degne di
un’analisi approfondita.


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Uno che ci ha provato in realtà c’è. Si tratta di
Hayder al-Khoei
, esperto di Medio Oriente, direttore di Shia Research e
associate fellow dell’autorevole think tank inglese Chatham House. Con una serie di tweet lanciati dal proprio profilo nella
giornata di sabato al-Khoei ha raccontato i fatti di Marsiglia proprio
come se a parlare fosse uno dei tanti analisti che abitualmente
intervengono sui nostri media, e come se i fatti non fossero avvenuti
nel cuore dell’Occidente ma in Medio Oriente.


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Il ricercatore inglese ha insomma semplicemente provato a invertire la prospettiva,
parodiando termini e concetti associati acriticamente alle violenze
degli arabi e dei musulmani in generale. Ma con pochi tweet è riuscito a
ottenere un effetto spiazzante, che può bastare, da solo, per mettere
in discussione le certezze di qualcuno.


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Ne riportiamo qui qualcuno.


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Innanzitutto c’è l’invito a dissociarsi e condannare. Lo stesso che
di norma viene preteso da chiunque professi la fede islamica quando un
pazzo (che professa la fede islamica) commette un crimine in qualche
parte del mondo.


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“Da supporter dell’Inghilterra che parla per conto
dell’Inghilterra e degli inglesi, è mia intenzione scusarmi per la
violenze insensate commesse in Francia #NotInMyName”.



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“Se un numero maggiore di inglesi non esce allo scoperto e
condanna in maniera incondizionata queste violenze, la gente penserà che
questi estremisti ubriachi rappresentano tutti noi”.


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Non può non esserci poi il riferimento alla storia, non importa
quanto antica, che – quando si parla di Medio Oriente – viene spesso
citata a sproposito per spiegare i fatti di oggi.

“Le terribili violenze (di Marsiglia, ndr) affondano le radici in un
conflitto che risale a secoli fa. La guerra anglo-francese del 13esimo
secolo, Napoleone e l’Unione Sovietica”.


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Immancabile, il richiamo alla religione.
“L’odio reciproco tra protestanti inglesi e cattolici francesi
affonda le radici in un’antica storia di settarismo e violenze in
Europa”



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Infine alcune spiegazioni per aiutare gli arabi a comprendere una
cultura così aliena come quella occidentale e alcuni comportamenti
altrimenti inspiegabili.

“Lanciare una bottiglia di birra nella cultura europea equivale a lanciare una scarpa. È un gesto offensivo”


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Oppure
“Nella cultura europea, togliersi la maglia quando si è ubriachi
rientra in un rituale religioso pre-battaglia, che simboleggia il
martirio”


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Come spiegato dallo stesso al-Khoei a BuzzFeed in un articolo ripreso dall’Independent
quello compiuto sabato è una sorta di esperimento, che con ironia aiuta
a spiegare come funziona la comunicazione sui media e come certi
messaggi (specie quando si parla di alcune specifiche “categorie” di
persone) si perpetrano immutabili, senza nemmeno tentare di spiegare la
realtà.


“L’intero thread – afferma lo studioso – è un’imitazione scherzosa di
come molti analisti e giornalisti occidentali raccontano i conflitti in
Medio Oriente. La copertura dei media occidentali dovrebbe essere più
sfumata e complessa e non prestarsi al gioco dell’Isis che in tutti i
modi vuole rappresentare (il conflitto) come una schematica guerra
settaria”.

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