Clinton non ce la fa? Voci di sostituzione

Il crollo di Hillary Clinton, il giorno della commemorazione del crollo delle Torri: uno spettacolo sintomatico dello stato della democrazia in America [Pierluigi Fagan]

Clinton non ce la fa? Voci di sostituzione
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12 Settembre 2016 - 05.00


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di Pierluigi Fagan.

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Il crollo di Hillary Clinton, il giorno della commemorazione del crollo delle Torri è prima notizia su tutti i mezzi d”informazione.

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Questo documento (il filmato di un utente Twitter) conferma retroattivamente tutti i dubbi sulla sua salute agitati dai commentatori alternativi.


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Sembra molto difficile che Hillary possa recuperare la situazione, difficile portare a termine una campagna che ha ancora due mesi di corso con un infittirsi d”impegni e di stress al calor bianco.


L”unica sua chance è che tutte le illazioni siano infondate e la signora stia in realtà benissimo. a parte qualche acciacco – l”ultimo bollettino parla di polmonite – in modo da trovarla pronta a porre rimedio con un piano di sovraesposizione, attivismo, presenza ed aggressività. Tutte qualità che, comunque, non sembrano proprie della candidata, al di là del suo stato di salute contingente.

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Anche solo un altro incidente nel corso dei prossimi due mesi sarebbe disastroso e più si va avanti, più disastroso potrebbe essere

Ecco allora che la stampa parla di sostituzione.

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Si può fare perché di questo già si discute internamente ai democrats o si può fare perché questo è il pensiero logico che viene a tutti coloro che ragionano di politica e seguono la battaglia per le presidenziali. 


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In ogni caso, anche il solo parlarne, indebolisce ancora di più la candidatura e diventa una sorta di profezia che si autoavvera

Naturalmente, non mancheranno parti delle élite e quindi giornalisti, interessati a rivedere la candidatura che ha mostrato sino a qui – al di là dei gossip clinici – non poche debolezze. 


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Il diritto di successione dovrebbe premiare Bernie Sanders ma questa eventualità è da escludere a priori. 

Ecco allora che diventa possibile la riconvocazione dell”organo sovrano dei democrats per incoronare un nuovo candidato forte, si fanno i nomi dell”attuale vicepresidente USA Joe Biden (improbabile) e del Segretario di Stato John Kerry (più probabile). 

Un nuovo salvatore della Patria, non usurato dalla campagna per la nomination e dalla campagna elettorale sin qui svolta, sarebbe addirittura un vantaggio se la figura avesse peso e forza. 

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Rimane lo spettacolo davvero sintomatico dello stato della democrazia in America

Un candidato spinto a forza, forse addirittura con brogli e ricatti, sapendo a priori della sua grave debolezza, una serie di azioni che denotano quantomeno irresponsabilità e cieca incoscienza (lo scandalo delle e-mail), sostituto last minute da un jolly pescato in emergenza, votato da un”élite a sua volta eletta con meccanismi non pienamente democratici (il peso dei grandi elettori). 

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L”11 settembre si è sbriciolata più di una cosa in America, tra le cose visibili e tra quelle invisibili.

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