Scandalo email: quei giornalisti al servizio di Hillary

Le nuove email trapelate rivelano l’intimo rapporto con la stampa dello staff elettorale Clinton, con tanti cronisti a comando nelle maggiori testate [Glenn Greenwald]

Scandalo email: quei giornalisti al servizio di Hillary
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Redazione Modifica articolo

12 Ottobre 2016 - 21.56


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di Glenn
Greenwald e Lee Fang.

I documenti di
strategia interna
e le email tra i membri dello staff elettorale
di Hillary Clinton fanno luce sia sulle amichevoli e assai proficue relazioni tra
lo staff elettorale clintoniano e vari esponenti della stampa americana, sia sulle
strategie della macchina elettorale per manipolare quelle
relazioni.

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Le email sono state fornite a The Intercept da una fonte che si
identifica come Guccifer 2.0, che a quanto si dice si è già reso responsabile
di notevoli attacchi informatici, tra cui uno
che aveva come obiettivo il Comitato nazionale democratico (DNC) e ha provocato
le dimissioni dei suoi quattro più alti funzionari. Venerdì scorso funzionari dell’amministrazione Obama hanno dichiarato che i responsabili di quello e di altri attacchi informatici
erano «funzionari russi del più alto
grado», anche se non hanno fornito
alcuna prova
di tale affermazione.

Come questi documenti interni dimostrano, una
componente principale della strategia della campagna Clinton è garantire che
giornalisti ritenuti favorevoli a Hilary siano incaricati di raccontare le notizie
che la campagna vuole che siano diffuse.

Talvolta lo staff elettorale della Clinton
non solo ha redatto internamente le storie che si voleva fossero pubblicate, ma
ha anche specificato ciò che doveva essere citato “on background” (l’informazione può essere pubblicata, ma
solo secondo condizioni negoziate con la fonte, ndt) e ciò che doveva essere raccontato “on the record” (l”informazione è ufficiale e può essere
utilizzata senza restrizioni citando la fonte, ndt).

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Il documento strategico del primo gennaio 2015 − progettato
per fabbricare storie sul percorso che ha portato la Clinton a decidere di candidarsi
alla presidenza – ha individuato Maggie Haberman, che allora era reporter del
quotidiano Politico e oggi segue le
elezioni per il New York Times, come
“giornalista amica” che aveva “messo
su”
storie per loro in passato e non li ha “mai delusi”. Nick Merrill, l’addetto stampa della
campagna, ha elaborato questo memorandum in base alle informazioni del
documento:

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Allestire una storia

Come detto
al telefono, siamo tutti d”accordo che è il momento giusto per metter su una
storia con un giornalista amico che nei prossimi giorni ci metta in una
posizione un po” più trasparente mentre raggiungiamo gli obiettivi di cui
sopra.


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Chi

Per
qualcosa del genere, soprattutto se non ci siamo noi a sistemare le cose per
gli altri, riteniamo sia importante andare sul sicuro con ciò che ha
funzionato in passato, con una pubblicazione che raggiungerà la gente del
settore con finalità di reclutamento.

Dall’anno
scorso abbiamo un ottimo rapporto con Maggie Haberman di Politico. Ha già messo su storie per noi e non siamo mai stati
delusi. Anche se dovremmo al più presto parlare in modo approfondito di una strategia
più ampia per riorganizzare il circuito delle notizie intorno a HRC (Hillary
Rodham Clinton, ndt), pensiamo di
poter raggiungere il nostro obiettivo e ottenere il miglior risultato rivolgendoci
a Maggie.

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Tale documento strategico ha fornito un
esempio di come i collaboratori della Clinton potrebbero indurre la Haberman a
scrivere una storia sulla scrupolosità e la profonda introspezione che hanno
caratterizzato il processo decisionale di Hillary. Il mese successivo, quando
era al Times, la Haberman ha pubblicato due storie sul processo di valutazione della Clinton; in questo
caso le storie della Haberman erano più sofisticate, ricche di sfumature e in
qualche modo più critiche rispetto a ciò che prefigurava il memorandum.


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Ma comunque hanno raggiunto l”obiettivo che volevano
realizzare i collaboratori della Clinton: lanciare una parvenza di trasparenza sul processo di valutazione della Clinton
in un modo che ha reso chiaro che lei si muoveva prudentemente, ma
inesorabilmente, verso la candidatura presidenziale.


Avendo avuto più di 24 ore per contestare
l”autenticità di questi documenti e rispondere, Merrill non ha risposto alle
nostre email e la Haberman ha rifiutato di commentare.

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Altri documenti elencano quelli che la
campagna considera come loro “sostituti”
più affidabili
− come Hilary Rosen della CNN e Donna Brazile, o come la presidente del Center for American
Progress (CAP) Neera Tanden − ma poi sono elencati come operativi anche quelli
ritenuti buoni “aiutanti progressisti” o altri personaggi della
stampa potenzialmente amici che potrebbe essere utile contattare con
messaggistica. I metadati del documento sostitutivo indicano che il file è stato scritto
da Jennifer Palmieri, direttrice della comunicazione della campagna. Come The Intercept ha precedentemente
riferito
, gli esperti abitualmente
presenti nei notiziari via cavo sono stati pagati dallo staff elettorale
Clinton
e senza che al riguardo si evidenziasse alcuna informazione quando apparivano:
molti di loro, tra cui Stephanie Cutter e Maria Cardona, sono compresi in
questa lista di “sostituti”.

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Liste
dei “Progressive Helpers” (trad.: “aiutanti progressisti”) e
delle “Columnist/Pundit Calls” (trad.: “Chiamate a
Editorialisti/Esperti
”)

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La macchina elettorale di Hillary Clinton ama
fare uso di feste sfarzose, intime, del
tutto informali, tra alti
collaboratori della campagna e personalità di spicco dei mezzi di informazione.
In un appunto − stilato, secondo i metadati del documento, dal vice-addetto
stampa Jesse Ferguson − è stato descritto nell’aprile 2015 uno dei raduni più
meticolosamente pianificati e che si sarebbe tenuto a breve, il 10 aprile, prima
dell”annuncio ufficiale della candidatura della Clinton. L”evento in questione è
stato un cocktail party per figure emergenti
e del più alto livello dello staff della Clinton, a casa del suo stratega Joel
Benenson nell”Upper East Side, un incontro completamente informale organizzato per
far conoscere la comunicazione della campagna:

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MEMO DELL’EVENTO

DA:
Jesse Ferguson

RISPOSTA:
Cocktail di Benenson del 10 aprile 2015

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È
una cena informale con i principali giornalisti nazionali, in particolare (ma
non solo) quelli che hanno base a New York. Gran parte del gruppo dei giornalisti,
conduttori e direttori che contano.

Gli
obiettivi della cena comprendono:

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(1) Fornire ai giornalisti i primi
spunti dalla squadra Clinton in vista dell’annuncio

(2) Impostare le prospettive per la
fase di annuncio e lancio

(3) Definire il messaggio della
Clinton e definire la candidatura

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(4) Godersi il drink del venerdì sera
prima di lavorare di più.

ORA/DATA: Come promemoria, l’evento è
organizzato per le 18:30 di venerdì 10 aprile. Ci sono vari partecipanti −
tra cui Diane Sawyer − che arrivano puntualmente alle 18:30 ma che se ne
devono andare alle 19:00.

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RISPOSTA DEI GIORNALISTI ALL’INVITO

YES
(SÌ)

UNKNOWN
(SCONOSCIUTO)

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DECLINED
(RIFIUTATO)

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Un separato scambio di email tra membri dello staff Clinton (non tra
quelli forniti da Guccifer 2.0 ma apparso sul sito DCLeaks.com all”inizio di
questa settimana) contiene pianificazioni per un incontro a parte per i giornalisti, in
forma non ufficiale, previsto per maggio. Cibo e bevande sono stati forniti
dalla campagna ai giornalisti che se ne occupavano, a condizione che niente di
ciò che si fosse detto sarebbe stato riferito in pubblico.


Molte delle ricorrenti tattiche della Clinton
per la gestione della stampa erano state create dalla propaganda prima ancora che
lei annunciasse la sua candidatura. Un memorandum del 13 marzo 2015 del manager elettorale
clintoniano Robby Mook permette di comprendere meglio alcune delle tattiche impiegate dalla campagna per
plasmare l’informazione mediatica a proprio piacimento
. In particolare, Mook
era preoccupato dal fatto che i giornalisti incaricati di seguire la Clinton avevano
bisogno di essere alimentati da un flusso costante di storie gradite alla
campagna. Come dice lui, una strategia decisiva è stata quella di «fornire ai giornalisti
che danno quotidianamente notizie su HRC informazioni diverse dalle inutili storie
sulla fondazione, le email, eccetera.»

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Questo
piano si basa su due presupposti fondamentali:

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1) Essendoci un
corpo di stampa incaricato di occuparsi delle notizie su HRC, scriveranno su
di lei indipendentemente dal fatto che scegliamo di fare notizia o no.

2) Non ci vuole
molto per HRC a fare notizia: abbiamo visto come un semplice tweet sull”Iran ha
avuto una notevole attenzione mediatica.


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In
questa fase ci sono tre principali obiettivi strategici:

1) Costringere i
repubblicani in difesa e/o obbligarli a prendere posizioni sfavorevoli facendoli
agire negli ambiti politici in modo limitato.

2) Fornire ai
giornalisti che danno quotidianamente notizie su HRC informazioni diverse
dalle inutili storie sulla fondazione, le email, eccetera.

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3) Mostrare agli
attivisti democratici alcuni “contrattacchi” da parte di HRC per
creare energia ed entusiasmo in vista del lancio.


I
passaggi dell’iniziativa sono riassumibili in cinque differenti
raggruppamenti tattici:

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1) Attacco sulle
questioni: HRC dovrebbe attaccare “il Congresso repubblicano”. Non
abbiamo un unico candidato repubblicano da contrastare, quindi dovremmo
sfidare l’organismo politico meno popolare − il Congresso repubblicano − ove
opportuno. Ci saranno momenti, come con il tweet sull”Iran, in cui sarà nel nostro
interesse inserire quelli del 2016 e archiviarli. Ma, in generale, non
dovremmo occuparcene direttamente.

2) Attacco sul
processo: sappiamo che i giornalisti stanno per scriverlo, quindi imbastiamo le
storie del processo su come la campagna prende forma nello staff e nella
strategia, e iniziamo a sfruttare la pressione che loro si trovano ad
affrontare per produrre nuovo materiale quando non è sempre disponibile.

3) Social media: vogliamo
incrementare l’attività di HRC nei social media con semplici commenti su
articoli importanti, notizie del giorno e umorismo.

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4) Attacco a candidati
repubblicani: è guidato dal Comitato nazionale democratico (DNC) e dai
comitati fiancheggiatori. Coordiniamo l”attività con il DNC nel miglior modo
possibile.

5) Coinvolgimento
di gente qualunque: questo andrà da incontri informali con persone normali all”interazione
sui social media, in cui HRC interagisce con persone reali presenti nei mezzi
di comunicazione. Ciò include inoltre un impegno per ottenere supporti per
scrivere articoli / lettere / eccetera definendo il loro lavoro con HRC e / o
il loro sostegno per la sua agenda.

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Tutte le campagne presidenziali hanno i loro
giornalisti preferiti, cercano di preparare le storie che vogliono siano
pubblicate e tentano in più modi di ingraziarsi i giornalisti. Queste tattiche
non sono certo limitate alla campagna Clinton (i liberals nel 2008 si infuriarono quando i giornalisti andarono al ranch di John McCain in Arizona per un barbecue
non ufficiale). Ma questi rituali e dinamiche tra le campagne politiche e i
giornalisti che se ne occupano sono tipicamente svolti al buio, indipendentemente
da quanto importanti possano essere. Questi documenti forniscono uno sguardo prezioso
all’interno di quel processo.

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Traduzione per Megachip a cura di Emilio Marco Piano.


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