Il 66% raccolto da Emmanuel Macron alle presidenziali francesi dice poco del suo reale consenso nel paese. Al primo turno aveva totalizzato il 23%, e sono quelli gli unici elettori che davvero l’avrebbero voluto presidente, tutti gli altri si sono tappati il naso per evitare la Le Pen, e di certo non credono che l’aristocratico banchiere li proteggerà da tutti i mali come ha promesso nel suo discorso della vittoria davanti alla Piramide, che ricordava “La cura†di Battiato:
[center]Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie[/center]
[center]dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.[/center]
[center]Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo[/center]
[center]dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.[/center]
[center]Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore[/center]
[center]dalle ossessioni delle tue manie.[/center]
[center]Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.[/center]
[center]Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.[/center]
[center]Supererò le correnti gravitazionali[/center]
[center]lo spazio e la luce per non farti invecchiare.[/center]
[center]Ti salverò da ogni malinconia[/center]
[center]perché sei un essere speciale, ed io avrò cura di te[/center]
[center]Io sì, che avrò cura di te.[/center]
Il compito assegnato dall’establishment a Macron in realtà è rinsaldare l’asse politico economico UE Francia-Germania a spese anche dell’Italia, e questo rende particolarmente patetico l’entusiasmo lecchino di politici e opinionisti italiani per la sua vittoria.
Da Renzi a Padellaro, da Augias a Berlusconi, tutti s’arruolano nell’armata del giovane Monti con la mascella dei Kennedy, e l’appoggio dei Rothschild. Dall’Alpi alla Piramide, è tutto un Banca, Banca, Banca, Macron, Macron, Macron.
Tutti fedeli all’Europa, anche quando l’Europa non c’è, perché l’UE della quale favoleggiano non è mai esistita, e l’elezione di Macron non la rende più reale, anzi.
L’UE di Macron è un castello carolingio, una cittadella fortificata la cui prima cerchia sarà ristretta a Francia e Germania, e la seconda solo a qualche vassallo.
Una fortezza che innalza anche i muri al proprio interno, fra le classi, e che si prepara all’inasprimento della guerra (non solo) commerciale con Trump, e Putin.
Il conte Gentiloni in questo contesto è appena un maggiordomo. Eppure Renzi lo invidia, trama ogni giorno per fargli le scarpe, riprendersi la poltrona che è stato costretto a cedergli, e questo meschino contorcersi come uno scarafaggio schienato dà la misura del suo fallimento, personale e politico.
Mentre si sbraccia per applaudire “l’amico Macronâ€, e sgomita per farsi i selfie a pagamento con Obama come un turista coi centurioni del Colosseo, Matteo Renzi continua quindi a spedire i suoi fedelissimi a caccia di voti fascisti.
Basata sullo stesso principio giuridico delle leggi razziali, la tesi della Serracchiani che uno stupro sia più grave se commesso da un profugo immigrato non è certo una gaffe isolata, ma parte d’una tattica precisa, insieme alle retate di Minniti, e alle grottesche leggi sulla licenza di uccidere notturna.
La deriva fasciorazzista giova a tutte le oligarchie, perché sposta il fuoco della rabbia popolare dai veri colpevoli – le classi dirigenti – a un facile capro espiatorio già completamente emarginato, e privato di qualsiasi potere e di qualsiasi diritto.
Sacrificabile.
La Storia ci ha insegnato che non c’è nessun crimine di massa davanti al quale i padroni del Castello si fermino pur di mantenere il loro potere e i loro privilegi.
La Storia ci ha anche insegnato che in fondo alla strada sulla quale stanno trascinando ormai l’intero pianeta c’è l’abisso.
(14 maggio 2017)[url”Link articolo”]http://www.carmillaonline.com/2017/05/14/chateau-macron/[/url] © Alessandra Daniele © Carmilla online.
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