Franca Valeri: 'Il maschio? Non esiste quasi più'

Caso Weinstein e dintorni. A casa dell'attrice italiana più amata che, a 97 anni, dice: 'Non è vero che qualsiasi bella carriera passi necessariamente da un letto'.

Franca Valeri: 'Il maschio? Non esiste quasi più'
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20 Ottobre 2017 - 18.57


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di Malcom Pagani.

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I segni, i simboli, le metafore: «È venuto un tappezziere a cambiare la carta da parati distrutta dalle unghiate dei miei gatti e loro hanno reagito in maniera uguale e contraria. Lui si è nascosto per due giorni sotto il mobile, lei si è piazzata a guardia della porta d’ingresso passeggiando avanti e indietro e soffiando nervosamente a chiunque azzardasse il passaggio». La casa brucia e sulle ceneri del caso Weinstein, in un dialogo tra sordi, non si trova nessuno disposto a spegnere l’incendio.

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Gli uomini. Le donne. I maschi. Le femmine. Nell’appartamento romano di Franca Valeri, 97 anni, i merletti ornano il tavolo e l’arsenico è nell’aria satura di accuse, invettive e rivendicazioni figlie del dibattito nato dalle denunce di Asia Argento e delle tante attrici che hanno tolto al re nudo, all’ex sovrano di Hollywood che amava spogliarsi senza chiedere permesso, l’ultimo lembo di un abito che adesso, in molti, pretenderebbero a strisce orizzontali: «Non siamo noi, qui e ora, a dover decidere in che modo e in quali termini questo signore debba pagare un prezzo per le azioni che gli addebitano, ma una cosa sento di poterla dire».

Quale, signora Valeri?
«Che la realtà è più complicata di questa pseudo rappresentazione in cui da un lato c’è chi inveisce contro i maschi porci e mascalzoni e dall’altro si rivendica un’identità di genere che parte dall’assunto di una sopraffazione costante e continua subìta dalla donna».
Le pare un assunto sbagliato?
«Sbagliatissimo. Un rapporto di reciprocità tra questi due benedetti sessi è sempre esistito. C’è la volta in cui la donna strizza volutamente l’occhio al potente di turno e quello in cui il potente di turno allunga le mani dove non dovrebbe. Forse non è una cosa bella in senso assoluto, ma io non sono una maestra di morale e in ogni caso, non vedo dove sia la novità».
A lei è mai capitato?
«Mai. E non soltanto perché non sono avvenentissima oggi e non lo ero neanche prima di invecchiare, ma perché forse non ero il tipo di attrice che ispirava certe fantasie. Magari erano i film che facevo o magari, perché no?, Non mi hanno mai veramente presa sul serio come attrice. “Lei è l’intellettuale” dicevano i produttori e, ora che ho 97 anni, il senso di quella frase mi appare chiarissimo».
Chi erano i produttori dei suoi tempi?
«Gente che ieri, proprio come oggi, risultava molto importante per la realizzazione di un film. Con alcuni di loro c’è stata anche amicizia o comunque un rapporto pacifico. Sempre di lavoro. Parti che tentassero l’interlocutore, d’altra parte, non ne interpretavo».
Esistono ruoli e situazioni potenzialmente tentatrici?
«Nel mondo del cinema, forse più che in altri ambienti, l’imposizione di chi detiene il potere passa anche attraverso le lenzuola. E la dinamica ambigua tra produttore e attore c’era anche nel passato più remoto. Il set era un’occasione di incontro. Ma non è sempre una dinamica che debba finire con il farsi scopare. C’è la possibilità di scegliere, di rifiutarsi, di girare le spalle».
C’è chi sostiene che la dinamica non sia proprio giovane.
«La donna subisce queste genere di insidie da secoli e ogni tanto, lo dico nella speranza che non mi lapidino, si crea e provoca l’insidia, consapevolmente, da sé. Esisteva anche gente che si concedeva felicemente e senza pentimento. Negarlo è sciocco oltre che antistorico».
Cos’altro è antistorico?
«Pretendere che il femminismo prenda nuova linfa dalle denunce delle attrici. Ma per carità. Il femminismo dovrebbe significare altro. Dovrebbe liberare una potenzialità. Disegnare una donna evoluta che vota, che decide, che è conscia della sua forza. Che a ciò a cui non ha voglia di prestarsi, dica un secco no».
E a che punto è la notte?
«Oggi le donne sono molto più potenti di quanto non fossero ai miei tempi. Ma questo potere si esplicita anche nella forza di poter rifiutare e sapersi difendere. Cadere nelle braccia del produttore, a mio modo di vedere, rivela un interesse di parte».
Perché dice una cosa del genere?
«Perché un uomo che si vede rifiutato, in un contesto allargato com’è quello del cinema, ci pensa due volte ad insistere. E perché non è vero che qualsiasi bella carriera passi necessariamente da un letto».
Lei quindi sostiene: «Si può dire no».
«Non è scritto da nessuna parte che il ruolo importante si conquisti con il sesso. Le due cose sono disgiunte. Le attrici e gli attori non sono cristalli di boemia. Conoscono le durezze, hanno un loro concetto molto preciso di delicatezza. Hanno la tempra e anche il potere per dire no. Un no spaventa. Un no irretisce».
E cosa ancora?
«A me pare che la donna goda di rispetto e di reale parità quando non è descritta come un cucciolo smarrito alla mercé di chiunque. È una rappresentazione grottesca. Ottocentesca. Falsa e un po’ ipocrita. Certo, una bella donna ha qualche difficoltà da superare. Ma dov’è questa famosa e tanto evocata evoluzione del genere femminile se si continua a raccontare la donna come un essere incapace di difendersi? Incapace di negarsi? Di dire: “Quella parte la faccio volentieri, ma a letto con te non vengo”»?
Quindi da dove si parte per costruire una nuova identità femminile?
«Ho l’impressione che si ci sia un’altra indipendenza che parta dal cervello e non dalla patonza».
Prego?
«Dalla cosina, ha capito benissimo».
Cosa ha pensato di Asia Argento quanto ha letto le sue dichiarazioni?
«Mi è dispiaciuto. È un’attrice simpatica e ha un padre intelligente e curioso. Ma trovo che tirare fuori questa storia a vent’anni di distanza non abbia niente di positivo. Né per lei, né per gli altri. Avrebbe dovuto parlare prima. D’altra parte alcuni film, anche importanti, con quel produttore li ha realizzati. O No?».
Sostenere una tesi del genere non è un indizio di insensibilità?
«Direi che è un segno di rispetto. Di sincerità. È la mia opinione, non pretendo che sia legge».
Il maschio in queste ore è descritto come un predatore. Come un monolite. È davvero così sprezzante e animalesco l’uomo del 2017?
«Il maschio ha subìto mille affronti e in un certo senso, quasi non esiste più. Ci sono casi miserevoli di sopraffazione e insensibilità ed esistono – la vita molto spesso è brutta – dei miserabili. Ma generalizzare è idiota. Perché poi per questi produttori, anche se detengono un potere e si dimostrano molto volgari, esistono gli argini. Quelli della legge, quelli di un bravo avvocato o – a mali estremi, estremi rimedi – anche di un fidanzato o di un marito che gliele dia vigorosamente sul groppone».
Quanto ferisce il compromesso?
«Secondo me parecchio. In un certo senso, ti guardi indietro e pensi che ti saresti potuta piacere».
E invece?
«E invece non ti piaci».

 

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Fonte: https://www.vanityfair.it/news/approfondimenti/2017/10/19/franca-valeri-il-maschio-non-esiste-quasi-piu

 

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