Le tre scimmiette del Russiagate

Guardare i capi di Twitter, Facebook e Google alla commissione sul Russiagate è stato come assistere a una rivelazione. Non ero pronto a uno show così esilarante e inquietante [Giulietto Chiesa]

Le tre scimmiette del Russiagate
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1 Novembre 2017 - 15.09


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di Giulietto Chiesa.

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Guardare le facce dei capi di Twitter, Facebook e Google mentre rispondono alle domande della commissione d’indagine sul Russiagate è stato come assistere a una rivelazione. Chi sa cosa penso di quell’associazione a delinquere rappresentata dal “Deep State” americano, sarà sorpreso dal mio stupore. Ma dico francamente che non ero pronto a uno spettacolo così esilarante e, al contempo, così inquietante. Tutti e tre hanno riferito i dati da loro raccolti circa le “infiltrazioni” della propaganda russa nel cuore dell’America.

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Non ne avevano altri e hanno offerto quello che avevano: circa 8000 messaggi su Facebook sui due miliardi al giorno, pari allo 0,0004%; una manciata di siti YouTube; 1 milione e 900 mila dollari proposti da Sputnik per acquistare spazi pubblicitari su Twitter (proposte, per altro, respinte, e metà delle quali formulate dopo che l’elezione presidenziale era già terminata).

Ridicolo bilancio in sé. Doppiamente ridicolo se si tiene conto che, con ogni probabilità, il numero delle “infiltrazioni” in direzione opposta è di diversi ordini di grandezza superiore a quello indicato. Diciamo 1 contro un milione? probabilmente molto di più. 
Bastava questo per sciogliere la Commissione, tra le risate, e chiudere il Russiagate.

Invece i commissari, incuranti del ridicolo, sono arrivati a formulare la domanda: “Ritiene lei che la Russia abbia interferito sulla campagna presidenziale americana?” E le tre scimmiette, fedeli alla consegna, incuranti anch’esse del ridicolo cui si sono esposte di fronte alla storia (non alla cronaca americana che continua a fingere che il Russiagate sia qualcosa di più tangibile di un fantasma), hanno risposto affermativamente.

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Ridiamo, dunque anche noi, non senza dimenticare che un paese, un tempo imperiale, che offre al mondo una tale spettacolo, può diventare velocemente un pericolo per l’intera comunità umana. Niente di peggio che vedere da vicino un bambino, per giunta stupido, con una pistola (nucleare) in mano. Un impero che può leggere la tua corrispondenza e ascoltare ogni tuo segreto sospiro, che dichiara di essere una Repubblica delle Banane: non vi mette in uno stato di angoscia?

 

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